martedì, dicembre 18, 2007

l’asta di beneficenza voluta dal cardinale Crescenzio Sepe.


di Gennaro Matino
In nome della vita, si apre stasera l’asta di beneficenza voluta dal cardinale Crescenzio Sepe. Un appuntamento che si ripete, che ormai è già una tradizione. Una chiamata alla solidarietà che coinvolge uomini e donne di buona volontà per costruire insieme un progetto in favore di quell’infanzia meno fortunata. L’anno scorso la raccolta ha permesso la costruzione di un nuovo reparto dell’ospedale pediatrico Pausillipon, una struttura modernamente attrezzata a far fronte alle necessità dei piccoli degenti trapiantati. Quest’anno, ancora i bambini sono al centro del progetto di solidarietà: la somma ricavata dall’asta sarà destinata alla creazione di un centro polivalente per l’infanzia e per le mamme in difficoltà. Piccoli appartamenti, da realizzare in una struttura da restaurare nel centro antico di Napoli, consentiranno l’autonomia delle singole famigliole, mentre spazi comuni permetteranno la comunicazione tra diverse esperienze. Asilo nido e ludoteca completeranno la casa d’accoglienza che vedrà le madri vivere insieme ai loro piccoli e collaborare alla gestione del centro aperto al quartiere. Un progetto integrato che non solo mira al recupero strutturale, ma ad una concreta speranza di rinascita che, partendo dai più piccoli, dai loro problemi e dalle loro attese, tenta di lanciare un messaggio che va oltre la stessa organizzazione dell’evento, del ricavato dell’asta e delle risorse che garantiranno il successo dell’iniziativa. È l’appello lanciato alla città a rivendicare per se stessa ciò che la memoria del nostro popolo conserva nel proprio Dna e che non sempre riesce ad emergere nei tempi del dolore. La solidarietà è pane masticato dalla nostra gente, che ha fatto di Napoli una città diversa. Una comunità che sapeva condividere il poco che possedeva, che nei tempi di tempesta sapeva offrire il proprio tetto, la propria tavola a quanti erano più provati dalla sorte. L’indole del napoletano era intimamente solidale e la compagnia faceva parte del vocabolario della sua quotidianità. Compagno viene da cum e panis, con il pane, modo sapiente per dire: spartire la vita, mangiare alla tavola del comune destino. Una volta i cortili creavano parentele non di sangue ma di consuetudine, i condomini facevano famiglia, vicinanza di gioie e dolori comuni. Era difficile che l’anziano si sentisse escluso nella sua casa o nel suo quartiere, era impensabile che l’ammalato restasse senza conforto. Perfino la morte era vissuta come compagnia, l’estremo saluto di chi viveva il lutto costringeva alla compassione un intero stabile, una intera comunità. L’indole del napoletano è ancora aperta alla solidarietà, ma la contaminazione con esperienze esasperatamente utilitaristiche che, a causa della logica del solo profitto, ha spazzato via ogni memoria di comunione e di altruismo, ha provocato anche da noi scempi di umanità. Troppa solitudine sui nostri pianerottoli, troppo dolore vissuto da soli, troppa ingiustizia che rende sordi al richiamo dei disperati coloro che per grazia di Dio vivono in una condizione di benessere. Non mancano certo espressioni di grande generosità e di straordinaria abnegazione a favore degli ultimi. Il volontariato è ben presente, organizzazioni religiose e laiche di assistenza e carità sono radicate nel profondo della nostra terra, ma la tentazione di rifugiarsi nell'interesse privato come unico scopo della vita è dolorosamente in ascesa. Ecco perché momenti come l’asta di stasera non solo muovono la generosità di uomini e donne verso il comune desiderio di conseguire un risultato a favore dei meno fortunati, ma recupera anche un atteggiamento, uno stile che, mentre organizza la solidarietà, restituisce alla città il meglio di noi stessi, del nostro essere napoletani. Nelle parole e nel desiderio del cardinale Sepe c’è la volontà di chi sa che Napoli è ricca di una storia di solidarietà e proprio grazie a questa storia è possibile continuare a gridare la speranza. Gennaro Matino

ROSANNA BORZILLO Per il cardinale Sepe, Pietro Pignatelli, il rosso di «Scugnizzi», lascia i panni del camorrista e stasera, alle 19.30, con Marialaura Massa, all’auditorium della Rai, diventa battitore dei 38 oggetti scelti tra quelli donati dai napoletani per realizzare una casa di accoglienza per mamme e bambini abbandonati. Tre ore, cinque lotti di doni, intervallati da musica e spettacolo, la presenza di personaggi del mondo dello sport, della cultura, dell’imprenditoria, per una serata che preannuncia il tutto esaurito. È corsa ai biglietti per l’ingresso, ma la sorpresa maggiore è annunciata dal Cardinale che in sede d’asta – ha fatto sapere - porterà una donazione. Intanto, ieri, Sepe ha inaugurato una casa d’accoglienza per famiglie bisognose in via Pessina: una struttura dell’Ordine di Malta per genitori di bambini colpiti da gravi patologie e in cura presso il Pausilipon. Tra i doni battuti molti pezzi unici: arriva dall’artista Elvio Marchionni un bassorilievo dipinto di valore stimato intorno ai 7000 euro. E poi la scultura di Lello Esposito, raffigurante Pulcinella, stimata 3000 euro e la natività del Settecento dei maestri Giuseppe e Marco Ferrigno stimata 5000 euro. Ci sono poi i doni ricevuti da Sepe durante i suoi viaggi come Prefetto per la Congregazione della evangelizzazione dei popoli: il calice di una delle più note famiglie di argentieri inglesi stimato 1000 euro; la brocca in argento con foglie e tralci d’uva stimata 1900 euro; il portavivande di valore stimato intorno ai 1700 euro. Poi i doni delle Istituzioni: dal governatore Bassolino una scultura in ceramica bianca con puttini, dal sindaco Iervolino un angelo in ceramica in tinte policrome, dal presidente Di Palma una serigrafia di Tatafiore. Atteso Aurelio De Laurentiis e con lui i calciatori del Napoli. Dal mondo dello spettacolo: Alessandro Siani, Sal da Vinci, Patrizio Rispo, Benedetto Casillo, Serena Rossi, Pino De Maio. Dall’imprenditoria: Gianni Punzo e Guglielmo Aprile. Anche il mondo della ricerca scientifica sarà presente con Vincenzo Nigro. L’anno scorso in sede d’asta si raggiunse la cifra di 70mila euro. Quest’anno, già con la vendita, presso il Museo diocesano di largo Donnaregina, si è arrivati alla somma di 20mila euro, acquistando un oggetto tra i tanti esposti.

3 commenti:

Anonimo ha detto...

imparato molto

Anonimo ha detto...

quello che stavo cercando, grazie

Anonimo ha detto...

imparato molto