Dopo il raid incendiario contro un capannone, iniziativa della Iervolino: il Comune sta con chi denuncia, no alle intimidazioni
di Ottavio Lucarelli
«Ci sarò anch´io in aula la prossima settimana ad accompagnare gli imprenditori di Pianura che hanno denunciato il racket perché è necessario che chi ha coraggio abbia la certezza non essere lasciato solo. E noi non ci lasceremo certo intimidire». Il sindaco Rosa Russo Iervolino al fianco degli imprenditori di Pianura dopo l´assalto della scorsa notte a un capannone con le fiamme che hanno divorato le bottiglie del titolare di un´enoteca e il gommone di un industriale edile, Giorgio Varchetta e Vincenzo Esposito, che saranno testimoni martedì prossimo nel processo anti-pizzo contro Antonio Varriale, un boss già condannato a tre ergastoli. Incendio che ha semidistrutto il capannone di proprietà di Vincenzo Minopoli, cognato dello stesso Varchetta.
«Quello che è accaduto l´altra notte - ha dichiarato in mattinata il sindaco a Palazzo San Giacomo - è un bruttissimo segnale. Per fortuna a Pianura è arrivato subito Tano Grasso per portare a nome di tutte le istituzioni cittadine la testimonianza di doverosa solidarietà. È un brutto episodio ma il Comune sarà sempre di più al fianco di chi denuncia, anche nell´occasione della testimonianza della prossima settimana. Siamo già stati nell´altra parte della città, a Napoli Est, al fianco di Silvana Fucito al processo contro i suoi estorsori e ricordo che in aula c´erano anche il questore e il comandante dei carabinieri».
Sul rogo di Pianura, in cui erano depositati il gommone di Esposito e alcune casse di bottiglie vuote di Varchetta, si indaga intanto in una sola direzione: incendio doloso. Anche se i vigili del fuoco non hanno trovato alcuna traccia di taniche o molotov, la pista degli inquirenti porta per adesso all´inchiesta conclusa su Antonio Varriale, processo che martedì prossimo in aula, davanti al pm Luigi Alberto Cannavale, vedrà testimoni i due imprenditori che hanno subìto danni dal rogo.
Sul luogo dell´incendio, nel capannone di Pianura, sono rimasti fino a notte inoltrata Tano Grasso, il comandante provinciale dei carabinieri di Napoli Gaetano Maruccia, il funzionario della Squadra mobile Piero Morelli. Accertamenti incrociati, decine di perquisizioni, persone ascoltate nei rispettivi uffici degli inquirenti. La pista principale porta al processo Varriale, ma non si esclude che il rogo sia collegato all´arresto di tre estorsori di Pianura avvenuto proprio poche ore prima della scintilla dolosa uno dei quali, Antonio Marigliano, era latitante ed anch´egli incastrato dal racconto degli imprenditori.
Pianura, il quartiere che per primo si è ribellato al racket, di nuovo nel mirino e Tano Grasso, promotore per il Comune delle associazioni sul territorio contro il pizzo, è a capo della mobilitazione: «Pianura non abbasserà la testa. Siamo vicini anche fisicamente ai nostri associati e dobbiamo dimostrare che la città sa reagire ai metodi mafiosi delle organizzazioni criminali». Mentre l´associazione "Libera" avvisa: «Siamo vicini ai cittadini, ai commercianti e agli imprenditori che denunciano il racket. Le intimidazioni e i gravi danneggiamenti che hanno colpito i commercianti a Pianura non fermeranno le denunce e le iniziative civili mirate a difendere la libertà di impresa e delle persone dalla morsa della camorra».
Vicenda su cui è intervenuto anche il procuratore capo Giovandomenico Lepore: «Non entriamo naturalmente nella vicenda specifica di Pianura, sulla quale sono in corso accurati accertamenti da parte di polizia e carabinieri, ma colgo l´occasione per ribadire ancora una volta che questo ufficio sostiene l´associazionismo contro il fenomeno dei taglieggiamenti e plaude alla capacità di istituzioni e società civile di saper fare fronte comune di fronte alla sfida sempre più pressante del racket».
E proprio sul fronte della lotta ai clan ieri mattina a Palazzo San Giacomo è stato siglato un patto tra Comune e magistrati. Nella stanza del sindaco Iervolino, dove c´era anche l´assessore alla legalità Giuseppe Gambale, sono state gettate le basi per una task force Comune-Procura-Finanza con l´obiettivo di "aggredire" i patrimoni dei clan e riutilizzare le strutture per usi pubblici e sociali. In Municipio sono arrivati Lucio Di Pietro, procuratore aggiunto della Direzione nazionale antimafia, Franco Roberti, capo della Direzione distrettuale antimafia della Procura di Napoli, il procuratore aggiunto Federico Cafiero de Raho, Adolfo Grauso che guida la Direzione investigativa antimafia e il colonnello della Finanza Vincenzo Mazzucco.
(22 novembre 2007)
di Ottavio Lucarelli
«Ci sarò anch´io in aula la prossima settimana ad accompagnare gli imprenditori di Pianura che hanno denunciato il racket perché è necessario che chi ha coraggio abbia la certezza non essere lasciato solo. E noi non ci lasceremo certo intimidire». Il sindaco Rosa Russo Iervolino al fianco degli imprenditori di Pianura dopo l´assalto della scorsa notte a un capannone con le fiamme che hanno divorato le bottiglie del titolare di un´enoteca e il gommone di un industriale edile, Giorgio Varchetta e Vincenzo Esposito, che saranno testimoni martedì prossimo nel processo anti-pizzo contro Antonio Varriale, un boss già condannato a tre ergastoli. Incendio che ha semidistrutto il capannone di proprietà di Vincenzo Minopoli, cognato dello stesso Varchetta.
«Quello che è accaduto l´altra notte - ha dichiarato in mattinata il sindaco a Palazzo San Giacomo - è un bruttissimo segnale. Per fortuna a Pianura è arrivato subito Tano Grasso per portare a nome di tutte le istituzioni cittadine la testimonianza di doverosa solidarietà. È un brutto episodio ma il Comune sarà sempre di più al fianco di chi denuncia, anche nell´occasione della testimonianza della prossima settimana. Siamo già stati nell´altra parte della città, a Napoli Est, al fianco di Silvana Fucito al processo contro i suoi estorsori e ricordo che in aula c´erano anche il questore e il comandante dei carabinieri».
Sul rogo di Pianura, in cui erano depositati il gommone di Esposito e alcune casse di bottiglie vuote di Varchetta, si indaga intanto in una sola direzione: incendio doloso. Anche se i vigili del fuoco non hanno trovato alcuna traccia di taniche o molotov, la pista degli inquirenti porta per adesso all´inchiesta conclusa su Antonio Varriale, processo che martedì prossimo in aula, davanti al pm Luigi Alberto Cannavale, vedrà testimoni i due imprenditori che hanno subìto danni dal rogo.
Sul luogo dell´incendio, nel capannone di Pianura, sono rimasti fino a notte inoltrata Tano Grasso, il comandante provinciale dei carabinieri di Napoli Gaetano Maruccia, il funzionario della Squadra mobile Piero Morelli. Accertamenti incrociati, decine di perquisizioni, persone ascoltate nei rispettivi uffici degli inquirenti. La pista principale porta al processo Varriale, ma non si esclude che il rogo sia collegato all´arresto di tre estorsori di Pianura avvenuto proprio poche ore prima della scintilla dolosa uno dei quali, Antonio Marigliano, era latitante ed anch´egli incastrato dal racconto degli imprenditori.
Pianura, il quartiere che per primo si è ribellato al racket, di nuovo nel mirino e Tano Grasso, promotore per il Comune delle associazioni sul territorio contro il pizzo, è a capo della mobilitazione: «Pianura non abbasserà la testa. Siamo vicini anche fisicamente ai nostri associati e dobbiamo dimostrare che la città sa reagire ai metodi mafiosi delle organizzazioni criminali». Mentre l´associazione "Libera" avvisa: «Siamo vicini ai cittadini, ai commercianti e agli imprenditori che denunciano il racket. Le intimidazioni e i gravi danneggiamenti che hanno colpito i commercianti a Pianura non fermeranno le denunce e le iniziative civili mirate a difendere la libertà di impresa e delle persone dalla morsa della camorra».
Vicenda su cui è intervenuto anche il procuratore capo Giovandomenico Lepore: «Non entriamo naturalmente nella vicenda specifica di Pianura, sulla quale sono in corso accurati accertamenti da parte di polizia e carabinieri, ma colgo l´occasione per ribadire ancora una volta che questo ufficio sostiene l´associazionismo contro il fenomeno dei taglieggiamenti e plaude alla capacità di istituzioni e società civile di saper fare fronte comune di fronte alla sfida sempre più pressante del racket».
E proprio sul fronte della lotta ai clan ieri mattina a Palazzo San Giacomo è stato siglato un patto tra Comune e magistrati. Nella stanza del sindaco Iervolino, dove c´era anche l´assessore alla legalità Giuseppe Gambale, sono state gettate le basi per una task force Comune-Procura-Finanza con l´obiettivo di "aggredire" i patrimoni dei clan e riutilizzare le strutture per usi pubblici e sociali. In Municipio sono arrivati Lucio Di Pietro, procuratore aggiunto della Direzione nazionale antimafia, Franco Roberti, capo della Direzione distrettuale antimafia della Procura di Napoli, il procuratore aggiunto Federico Cafiero de Raho, Adolfo Grauso che guida la Direzione investigativa antimafia e il colonnello della Finanza Vincenzo Mazzucco.
(22 novembre 2007)
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