«Mi è venuta l'idea durante una notte insonne. Sul piano personale ho deciso di farlo perché nella vita devi rimettere in circolo i talenti che hai ricevuto. Sul piano politico, stiamo costruendo un partito per durare decenni, non per restare uniti nelle prossime tre settimane. Il Pd è l'approdo finale di una lunga transizione: per questo le primarie sono un'occasione straordinaria».
Così Enrico Letta, sottosegretario alla presidenza del Consiglio e candidato alle primarie per la leadership del Partito Democratico, ha spiegato i motivi che lo hanno indotto a "scendere in campo" in vista del 14 ottobre.
«Chi dice - prosegue - che basta un candidato unico vede i partiti come una cosa statica, con le loro truppe che non si devono dividere, con i confini già definiti. Non è così: c'è una società piena di risorse e competenze. Le primarie saranno un volano».
Parlando della decisione di Pierluigi Bersani di rinunciare alla corsa per la guida del Pd, Letta spiega: «Rispetto le decisioni di tutti, e in particolare delle persone che stimo di più» («Tra me e Veltroni non c'è una distanza politica tale da giustificare una mia candidatura», sono state le parole di Bersani).
«Cosa penso io è implicito nella scelta che ho fatto: rischio in prima persona», sottolinea Letta, «ci metto la faccia. Potevo benissimo accodarmi» e invece «spero di essere un canale che fa entrare nel Pd gente nuova. E poi, il Pd ha un grande obiettivo di sistema: rompere lo schema del partito personale, il berlusconismo che si è insinuato ovunque, a destra, al centro, a sinistra, una malattia politica che il Pd deve estirpare».
Così Enrico Letta, sottosegretario alla presidenza del Consiglio e candidato alle primarie per la leadership del Partito Democratico, ha spiegato i motivi che lo hanno indotto a "scendere in campo" in vista del 14 ottobre.
«Chi dice - prosegue - che basta un candidato unico vede i partiti come una cosa statica, con le loro truppe che non si devono dividere, con i confini già definiti. Non è così: c'è una società piena di risorse e competenze. Le primarie saranno un volano».
Parlando della decisione di Pierluigi Bersani di rinunciare alla corsa per la guida del Pd, Letta spiega: «Rispetto le decisioni di tutti, e in particolare delle persone che stimo di più» («Tra me e Veltroni non c'è una distanza politica tale da giustificare una mia candidatura», sono state le parole di Bersani).
«Cosa penso io è implicito nella scelta che ho fatto: rischio in prima persona», sottolinea Letta, «ci metto la faccia. Potevo benissimo accodarmi» e invece «spero di essere un canale che fa entrare nel Pd gente nuova. E poi, il Pd ha un grande obiettivo di sistema: rompere lo schema del partito personale, il berlusconismo che si è insinuato ovunque, a destra, al centro, a sinistra, una malattia politica che il Pd deve estirpare».
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