«Senza l’introduzione di nuovi ammortizzatori sociali di carattere universale è difficile sostenere ancora l’idea di una 'flessibilità buona'». Il presidente delle Acli, Andrea Olivero commenta il discorso pronunciato in audizione alla Camera dal ministro del Lavoro Cesare Damiano, ribadendo l’urgenza di misure innovative in favore delle nuove categorie di lavoratori. «Il binomio lavoro nuovo ammortizzatori vecchi è divenuto oramai insostenibile» afferma il presidente delle Acli, che concorda con il ministro sulla necessità di un nuovo sistema di welfare capace di superare le contraddizioni dell’attuale assetto, che risale agli anni ’60.«C’è bisogno di un disegno riformatore di ampio respiro – spiega Olivero – in grado di inquadrare i nuovi ammortizzatori in una prospettiva di tutela generale, seppur procedendo con gradualità e con interventi parziali. L’obiettivo rimane per noi quello di una flessibilità sostenibile, ma questo è impossibile se la precarietà diventa sistema». Nel merito, le Acli propongono un intervento di base, svincolato dall’appartenenza di settore, dalla dimensione di impresa e dalla tipologia di contratto in cui ciascun lavoratore è inquadrato, e misure aggiuntive da lasciare alla contrattazione settoriale o territoriale. Le tutele che si vogliono assicurare attraverso l’intervento di base riguardano prima di tutto il reddito, con la proposta di due interventi tra loro combinati: per i lavoratori occupati, un assegno di sostituzione del reddito, a carico della contribuzione, nei casi di sospensione e/o cessazione dell’attività lavorativa che possono verificarsi nelle tradizionali fasi di crisi e nei periodi di sospensione della produzione; si tratta di una misura che sostituisce e unifica gli ammortizzatori sociali oggi in vigore (disoccupazione, cassa integrazione, mobilità). Per i lavoratori, invece, che esercitano attività intermittenti, i lavoratori “poveri” (quelli che pur avendo uno o più rapporti di lavoro, non riescono comunque a ricavarne un reddito sufficiente), i parasubordinati, le Acli prevedono una misura nuova, un assegno integrativo del reddito, a carico della fiscalità generale, in modo da assicurare loro un reddito minimo, soprattutto in presenza di situazioni familiari caratterizzate da un disagio sociale evidente o al fine di evitarlo. Un secondo intervento di base riguarda la copertura assicurativa minima in vista della pensione, da garantire in caso di interruzione o sospensione del lavoro. Le risorse necessarie a questo scopo saranno reperite mediante interventi perequativi interni alla solidarietà del mondo produttivo, come attualmente accade attraverso la contribuzione previdenziale. L’apporto della fiscalità generale interverrà quando i sostegni assumono caratteristiche assistenziali.
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