Tempo di congressi per la margherita e i ds in vista dell'approdo al partito democratico. Si tratta di una discussione importante sui temi principali del Paese. Discutiamo e approfondiamo i documenti. Questo che presentiamo oggi si colloca nel dibattito della margherita.
NEO – DEM Iniziativa per le riforme
1. Meno Stato, uno Stato migliore
Per una parte cospicua, comunque decisiva, di cittadini italiani, l’immagine del centrosinistra coincide con tutto quanto, in vario modo, è riconducibile allo statalismo: l’impiego pubblico, la spesa pubblica, l’ingerenza dello Stato nelle scelte industriali, la burocrazia che perpetua se stessa, i partiti, la stessa politica. E la diffidenza nei confronti del centrosinistra si accompagna, così, ad un rapporto pericolosamente sfilacciato tra il cittadino e lo Stato. Anche l’ossessiva attenzione al tema delle tasse dipende, in modo preponderante, dalla profonda sfiducia per il modo in cui lo Stato utilizza i soldi che chiede ai cittadini. Ecco perché va sradicata l’idea di tassare (prima) per spendere (poi). Ecco perché vanno progressivamente, ma coraggiosamente eliminati i molti rivoli improduttivi della spesa pubblica e vinte le resistenze corporative che li difendono. Ecco perché un nuovo patto fiscale con i cittadini deve essere al primo posto nell’agenda del governo. Ecco perché al centro della sanità, della mobilità, della scuola devono esserci gli utenti e non le organizzazioni che li devono servire.
2. Vicini a chi ha davvero bisogno e amici di chi intraprende
La buona politica sarebbe priva di senso se non si occupasse, in primis, di chi ha bisogno, di chi è più povero, di chi necessita di aiuto. Ma, appunto, di costoro si deve aver cura (come autentica priorità), non di chi chiede allo Stato assistenza non dovuta e spesso la ottiene grazie al proprio potere contrattuale. Nel contempo va lanciato un chiaro messaggio di amicizia a tutti coloro che intraprendono e quotidianamente affrontano, per sé e per gli altri, il rischio dell’impresa. Anche e soprattutto le imprese piccole e medie sono fattore decisivo del benessere della nazione. Inoltre la politica progressista deve assumere sempre più il futuro delle nuove generazioni e il variegato mondo delle nuove occupazioni a proprio riferimento. Da ciò occorre trarre conseguenze anche per allargare la classica triangolazione Governo – Confindustria – Sindacati.
3. Sicurezza soprattutto
La sicurezza dei cittadini viene prima di ogni altro compito dello Stato e del governo. Lo Stato che non garantisce l’incolumità fisica dei cittadini e la percezione di vivere in un ambiente sicuro viene pericolosamente delegittimato. Ciò che si deve richiedere alle autorità di governo non sono soltanto le azioni concrete in ambito interno ed internazionale, ma anche atteggiamenti coerenti e costanti che non possano far dubitare dell’impegno assoluto per la sicurezza. La credibilità si acquisisce con il numero degli agenti dislocati sui territori, ma anche e soprattutto con l’importanza che si attribuisce al tema, con la priorità che si comunica. Inoltre, l’immagine della politica riformista deve accompagnarsi con l’assenza di giustificazione per ogni forma di illegalità.
4. La società dei doveri (oltre che dei diritti)
Nuovi comportamenti sociali chiedono nuove forme di riconoscimento, ma la modernità non coincide con i diritti individuali. La persona, che non vogliamo sacrificata sull’altare di alcun collettivo, ha diritti inalienabili di autonomia e deve poter espandere al massimo le proprie risorse, ma ciò significa anche doveri e responsabilità. Una società che non abbia al proprio centro il concetto di dovere (verso gli altri, verso ciò che è comune, nel lavoro) non ha futuro. L’enfasi a senso unico sui diritti (dei cittadini, dei lavoratori, delle imprese) è dannosa per l’Italia.
5. Un nuovo patriottismo
Oltre ogni retorica, va recuperato il senso di appartenenza alla patria. Il nostro patriottismo è porre l’Italia prima di tutto, prima di ogni sua parte, di ogni sua componente, al di sopra dell’interesse di un partito, di una coalizione. Questa è la nuova politica di cui tanti cittadini avvertono la necessità. Questa è anche la ragione profonda, non transitoria, non tattica, del dialogo e del reciproco ascolto tra i diversi poli, le diverse posizioni. Nuovo patriottismo deve anche significare ruolo internazionale del nostro paese e affiancamento dell’irrinunciabile interesse nazionale al valore per noi fondante dell’integrazione europea.
6. L’Italia nel mondo che cambia
Un mondo sempre più interdipendente ci spinge ad accentuare il profilo e l’impegno internazionale dell’Italia. Il contrasto al terrorismo globale e al fondamentalismo, la stabilizzazione dei paesi dilaniati dai conflitti ci riguardano direttamente. Accanto ai due pilastri storici della nostra politica estera (Europa e Usa) vanno ricercate nuove partnership strategiche nel mondo multipolare: dalla grande democrazia Indiana alle nuove democrazie emergenti in Africa e America Latina. La diffusione della democrazia e la difesa dei diritti umani assumono sempre maggiore rilievo.
7. Scommettere sulle differenze e sulle autonomie
La parola - chiave del nuovo riformismo è: differenza. Così come uguaglianza lo è stata per quello novecentesco. Non certo perché il nostro riformismo non sia nutrito del valore della solidarietà, bensì perché le istanze di giustizia non devono produrre appiattimento, soppressione delle differenze. L’Italia è un paese ricco di differenze, a partire da quelle territoriali: ciò costituisce una risorsa se esse vengono riconosciute e rese produttive, se prevale una vera cultura federalistica e autonomista, che è fondata sulla responsabilità ed è l’opposto di ogni ottuso egoismo. Sconfiggere resistenze e incrostazioni centralistiche è nell’interesse di tutta l’Italia.
8. La politica è valori
L’iniziativa riformista deve trasmettere valori. Ma non si spiegherebbe perché la retorica anticomunista berlusconiana possa avere ancora una tale efficacia nel 2007 in Italia, se non si comprendesse che una parte importante del set di valori del centrosinistra viene temuta da una fetta rilevante dell’elettorato, in quanto ritenuta discendente dal vizio collettivista del comunismo. Accanto a parole-chiave come solidarietà, democrazia, pace, il discorso pubblico dei democratici deve cimentarsi con altre parole-chiave della politica, cui pure un vasto pubblico è fortemente interessato: libertà, merito, responsabilità, persona, individuo, comunità. Lo spazio pubblico dei valori non è soltanto quello, comunque assai rilevante, che discende dalla religione. Le azioni per combattere la piaga della povertà e del sottosviluppo nel mondo siano un filo rosso della politica progressista. La tutela delle risorse e delle qualità ambientali é il discrimine di ogni politica innovativa. Infine dobbiamo riportare in primo piano il tema dell’etica (del comportamento, della condotta, dell’esempio perfino) di chi esercita il potere.
9. Un partito Dem, ma soprattutto Pop
C’è una difficoltà, perfino una ritrosia del centrosinistra a comprendere una parte dell’Italia profonda e ad interloquire con essa. E’ l’Italia sostanzialmente disinteressata alla politica dei partiti, che non prende la parola, ma si esprime con il voto nelle occasioni che contano e spesso a favore della destra. Il compito del futuro Partito Democratico è anche quello di conquistare il consenso di costoro, con una politica più semplice, più aderente alle istanze popolari (magari non rappresentate), più capace di comunicare. Il riformismo non si studia e non si applica in provetta. La riforma è un processo di coinvolgimento, non un testo partorito in un ministero. Un riformismo lontano dal popolo (quale esso è, non quale vorremmo che fosse) non avrebbe futuro.
Khaled Fouad Allam
Romolo Benvenuto
Dorina Bianchi
Luigi Bobba
Andrea Colasio
Franco Danieli
Cinzia Dato
Emilio Del Bono
Lino Duilio
Enrico Farinone
Laura Fincato
Maurizio Fistarol
Giampaolo Fogliardi
Gabriele Frigato
Paolo Giaretta
Maria Leddi Maiola
Pierluigi Mantini
Salvatore Margiotta
Mauro Marino
Maria Paola Merloni
Riccardo Milana
Franco Narducci
Flavio Pertoldi
Antonio Polito
Simonetta Rubinato
Giovanni Sanga
Tiziano Treu
Gianni Vernetti
Riccardo Villari
Rodolfo Viola
Valerio Zanone
NEO – DEM Iniziativa per le riforme
1. Meno Stato, uno Stato migliore
Per una parte cospicua, comunque decisiva, di cittadini italiani, l’immagine del centrosinistra coincide con tutto quanto, in vario modo, è riconducibile allo statalismo: l’impiego pubblico, la spesa pubblica, l’ingerenza dello Stato nelle scelte industriali, la burocrazia che perpetua se stessa, i partiti, la stessa politica. E la diffidenza nei confronti del centrosinistra si accompagna, così, ad un rapporto pericolosamente sfilacciato tra il cittadino e lo Stato. Anche l’ossessiva attenzione al tema delle tasse dipende, in modo preponderante, dalla profonda sfiducia per il modo in cui lo Stato utilizza i soldi che chiede ai cittadini. Ecco perché va sradicata l’idea di tassare (prima) per spendere (poi). Ecco perché vanno progressivamente, ma coraggiosamente eliminati i molti rivoli improduttivi della spesa pubblica e vinte le resistenze corporative che li difendono. Ecco perché un nuovo patto fiscale con i cittadini deve essere al primo posto nell’agenda del governo. Ecco perché al centro della sanità, della mobilità, della scuola devono esserci gli utenti e non le organizzazioni che li devono servire.
2. Vicini a chi ha davvero bisogno e amici di chi intraprende
La buona politica sarebbe priva di senso se non si occupasse, in primis, di chi ha bisogno, di chi è più povero, di chi necessita di aiuto. Ma, appunto, di costoro si deve aver cura (come autentica priorità), non di chi chiede allo Stato assistenza non dovuta e spesso la ottiene grazie al proprio potere contrattuale. Nel contempo va lanciato un chiaro messaggio di amicizia a tutti coloro che intraprendono e quotidianamente affrontano, per sé e per gli altri, il rischio dell’impresa. Anche e soprattutto le imprese piccole e medie sono fattore decisivo del benessere della nazione. Inoltre la politica progressista deve assumere sempre più il futuro delle nuove generazioni e il variegato mondo delle nuove occupazioni a proprio riferimento. Da ciò occorre trarre conseguenze anche per allargare la classica triangolazione Governo – Confindustria – Sindacati.
3. Sicurezza soprattutto
La sicurezza dei cittadini viene prima di ogni altro compito dello Stato e del governo. Lo Stato che non garantisce l’incolumità fisica dei cittadini e la percezione di vivere in un ambiente sicuro viene pericolosamente delegittimato. Ciò che si deve richiedere alle autorità di governo non sono soltanto le azioni concrete in ambito interno ed internazionale, ma anche atteggiamenti coerenti e costanti che non possano far dubitare dell’impegno assoluto per la sicurezza. La credibilità si acquisisce con il numero degli agenti dislocati sui territori, ma anche e soprattutto con l’importanza che si attribuisce al tema, con la priorità che si comunica. Inoltre, l’immagine della politica riformista deve accompagnarsi con l’assenza di giustificazione per ogni forma di illegalità.
4. La società dei doveri (oltre che dei diritti)
Nuovi comportamenti sociali chiedono nuove forme di riconoscimento, ma la modernità non coincide con i diritti individuali. La persona, che non vogliamo sacrificata sull’altare di alcun collettivo, ha diritti inalienabili di autonomia e deve poter espandere al massimo le proprie risorse, ma ciò significa anche doveri e responsabilità. Una società che non abbia al proprio centro il concetto di dovere (verso gli altri, verso ciò che è comune, nel lavoro) non ha futuro. L’enfasi a senso unico sui diritti (dei cittadini, dei lavoratori, delle imprese) è dannosa per l’Italia.
5. Un nuovo patriottismo
Oltre ogni retorica, va recuperato il senso di appartenenza alla patria. Il nostro patriottismo è porre l’Italia prima di tutto, prima di ogni sua parte, di ogni sua componente, al di sopra dell’interesse di un partito, di una coalizione. Questa è la nuova politica di cui tanti cittadini avvertono la necessità. Questa è anche la ragione profonda, non transitoria, non tattica, del dialogo e del reciproco ascolto tra i diversi poli, le diverse posizioni. Nuovo patriottismo deve anche significare ruolo internazionale del nostro paese e affiancamento dell’irrinunciabile interesse nazionale al valore per noi fondante dell’integrazione europea.
6. L’Italia nel mondo che cambia
Un mondo sempre più interdipendente ci spinge ad accentuare il profilo e l’impegno internazionale dell’Italia. Il contrasto al terrorismo globale e al fondamentalismo, la stabilizzazione dei paesi dilaniati dai conflitti ci riguardano direttamente. Accanto ai due pilastri storici della nostra politica estera (Europa e Usa) vanno ricercate nuove partnership strategiche nel mondo multipolare: dalla grande democrazia Indiana alle nuove democrazie emergenti in Africa e America Latina. La diffusione della democrazia e la difesa dei diritti umani assumono sempre maggiore rilievo.
7. Scommettere sulle differenze e sulle autonomie
La parola - chiave del nuovo riformismo è: differenza. Così come uguaglianza lo è stata per quello novecentesco. Non certo perché il nostro riformismo non sia nutrito del valore della solidarietà, bensì perché le istanze di giustizia non devono produrre appiattimento, soppressione delle differenze. L’Italia è un paese ricco di differenze, a partire da quelle territoriali: ciò costituisce una risorsa se esse vengono riconosciute e rese produttive, se prevale una vera cultura federalistica e autonomista, che è fondata sulla responsabilità ed è l’opposto di ogni ottuso egoismo. Sconfiggere resistenze e incrostazioni centralistiche è nell’interesse di tutta l’Italia.
8. La politica è valori
L’iniziativa riformista deve trasmettere valori. Ma non si spiegherebbe perché la retorica anticomunista berlusconiana possa avere ancora una tale efficacia nel 2007 in Italia, se non si comprendesse che una parte importante del set di valori del centrosinistra viene temuta da una fetta rilevante dell’elettorato, in quanto ritenuta discendente dal vizio collettivista del comunismo. Accanto a parole-chiave come solidarietà, democrazia, pace, il discorso pubblico dei democratici deve cimentarsi con altre parole-chiave della politica, cui pure un vasto pubblico è fortemente interessato: libertà, merito, responsabilità, persona, individuo, comunità. Lo spazio pubblico dei valori non è soltanto quello, comunque assai rilevante, che discende dalla religione. Le azioni per combattere la piaga della povertà e del sottosviluppo nel mondo siano un filo rosso della politica progressista. La tutela delle risorse e delle qualità ambientali é il discrimine di ogni politica innovativa. Infine dobbiamo riportare in primo piano il tema dell’etica (del comportamento, della condotta, dell’esempio perfino) di chi esercita il potere.
9. Un partito Dem, ma soprattutto Pop
C’è una difficoltà, perfino una ritrosia del centrosinistra a comprendere una parte dell’Italia profonda e ad interloquire con essa. E’ l’Italia sostanzialmente disinteressata alla politica dei partiti, che non prende la parola, ma si esprime con il voto nelle occasioni che contano e spesso a favore della destra. Il compito del futuro Partito Democratico è anche quello di conquistare il consenso di costoro, con una politica più semplice, più aderente alle istanze popolari (magari non rappresentate), più capace di comunicare. Il riformismo non si studia e non si applica in provetta. La riforma è un processo di coinvolgimento, non un testo partorito in un ministero. Un riformismo lontano dal popolo (quale esso è, non quale vorremmo che fosse) non avrebbe futuro.
Khaled Fouad Allam
Romolo Benvenuto
Dorina Bianchi
Luigi Bobba
Andrea Colasio
Franco Danieli
Cinzia Dato
Emilio Del Bono
Lino Duilio
Enrico Farinone
Laura Fincato
Maurizio Fistarol
Giampaolo Fogliardi
Gabriele Frigato
Paolo Giaretta
Maria Leddi Maiola
Pierluigi Mantini
Salvatore Margiotta
Mauro Marino
Maria Paola Merloni
Riccardo Milana
Franco Narducci
Flavio Pertoldi
Antonio Polito
Simonetta Rubinato
Giovanni Sanga
Tiziano Treu
Gianni Vernetti
Riccardo Villari
Rodolfo Viola
Valerio Zanone
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