Parte Sanremo.....
Un evento che coinvolge in molti. Guardando ai testi emergono luci ed ombre. Per un primo excursus utilizzo un articolo della Stampa che si può raggiungere cliccando il titolo.
In un servizio realizzato dal settimanale «Tv Sorrisi e Canzoni» (che pubblica in esclusiva tutti i testi delle 34 canzoni di Sanremo, Campioni e Giovani), lo studio dei versi dei brani ha evidenziato, mai come quest’anno, la presenza di parolacce. Così, in «Oltre il giardino» di Fabio Concato, si può leggere il verso «dovrei dare quel che resta del mio culo per campare!». Il solitamente «politically correct» Daniele Silvestri, invece, attacca la sua «La paranza» con «Mi sono innamorato di una stronza», vocabolo che reitera ben due volte nel corso della canzone. Più diretto, tra i Giovani, Pietro Baù che in «Peccati di gola» qualifica la sua bella con un «che figlia di puttana!». Non è da meno Simone Cristicchi nella sua «Ti regalerò una rosa», dove inserisce il verso «puzzo di piscio e segatura», aggiungendo che «me la faccio sotto». Tema ribadito dal giovane Pier Cortese che declama «non ho neanche tempo per pisciare». Infine, arriva una signora come Milva e pronuncia un bell’«affanculo».
D’altro canto, più che nelle scorse edizioni, si evidenziano tematiche sociali. Concato parla dei guasti della nuova economia, cantando di un cinquantenne licenziato e ormai fuori dal mercato.
Cristicchi, in uno dei testi più intensi, scritto a forma di lettera, descrive l’orrore della vita di un malato mentale in un manicomio. Antonella Ruggiero dà voce al dolore di una madre e del suo bambino sotto i bombardamenti della guerra. Paolo Rossi, nel brano scritto da Rino Gateano, ironizza sulle «dolcezze» del vivere in Italia. E la stessa Milva, nel testo scritto da Giorgio Faletti, descrive il fallimento di una star. Ma anche nella sezione Giovani non mancano riferimenti sociali. Come in «La ballata di Gino» dei Khorakhanè, dove si racconta la storia di un disertore pacifista che scappa dal fronte, o il grido di Fabrizio Moro in «Pensa» che esorta i «picciotti» della mafia a ribellarsi e a deporre le armi.
Un evento che coinvolge in molti. Guardando ai testi emergono luci ed ombre. Per un primo excursus utilizzo un articolo della Stampa che si può raggiungere cliccando il titolo.
In un servizio realizzato dal settimanale «Tv Sorrisi e Canzoni» (che pubblica in esclusiva tutti i testi delle 34 canzoni di Sanremo, Campioni e Giovani), lo studio dei versi dei brani ha evidenziato, mai come quest’anno, la presenza di parolacce. Così, in «Oltre il giardino» di Fabio Concato, si può leggere il verso «dovrei dare quel che resta del mio culo per campare!». Il solitamente «politically correct» Daniele Silvestri, invece, attacca la sua «La paranza» con «Mi sono innamorato di una stronza», vocabolo che reitera ben due volte nel corso della canzone. Più diretto, tra i Giovani, Pietro Baù che in «Peccati di gola» qualifica la sua bella con un «che figlia di puttana!». Non è da meno Simone Cristicchi nella sua «Ti regalerò una rosa», dove inserisce il verso «puzzo di piscio e segatura», aggiungendo che «me la faccio sotto». Tema ribadito dal giovane Pier Cortese che declama «non ho neanche tempo per pisciare». Infine, arriva una signora come Milva e pronuncia un bell’«affanculo».
D’altro canto, più che nelle scorse edizioni, si evidenziano tematiche sociali. Concato parla dei guasti della nuova economia, cantando di un cinquantenne licenziato e ormai fuori dal mercato.
Cristicchi, in uno dei testi più intensi, scritto a forma di lettera, descrive l’orrore della vita di un malato mentale in un manicomio. Antonella Ruggiero dà voce al dolore di una madre e del suo bambino sotto i bombardamenti della guerra. Paolo Rossi, nel brano scritto da Rino Gateano, ironizza sulle «dolcezze» del vivere in Italia. E la stessa Milva, nel testo scritto da Giorgio Faletti, descrive il fallimento di una star. Ma anche nella sezione Giovani non mancano riferimenti sociali. Come in «La ballata di Gino» dei Khorakhanè, dove si racconta la storia di un disertore pacifista che scappa dal fronte, o il grido di Fabrizio Moro in «Pensa» che esorta i «picciotti» della mafia a ribellarsi e a deporre le armi.
1 commento:
Da un lato mi fa molto piacere per i temi sociali, che in ogni caso indicano un "riavvicinarsi" della canzone alla gente. Dall'altro, mi dispiace per le parolacce. Non per un eccesso di "bigottismo" o di "perbenismo", ma perchè tutti sappiamo del ruolo importante della musica sul linguaggio e sulla società. Penso, per esempio, ai bambini, ma anche agli adulti.
Posta un commento