Il messaggio di Benedetto XVI per la Giornata delle comunicazioni sociali ripropone un tema su cui si aspettano ancora iniziative convincenti.
Bandire le volgarità programmate e gli spettacoli della sofferenza offerti al pubblico per fare audience o cassetta dovrebbe essere regola primaria di ogni buono e serio comunicatore, a prescindere dalla sua fede e dalla sua matrice culturale. Le esortazioni di Papa Benedetto XVI, nel messaggio per la 41ª Giornata delle comunicazioni sociali contengono un’alta riflessione capace di ispirare tutti gli operatori di buona volontà del settore: programmisti, conduttori, responsabili di palinsesti, titolari di aziende di comunicazione, giornalisti. Nello stesso tempo chiamano alla responsabilità profonda la scuola e la famiglia.
Coerente con il suo richiamo costante alla cooperazione e alla corresponsabilità, Papa Benedetto XVI ripropone una questione troppo sottovalutata da tutte le agenzie e istituzioni culturali: la media education, ossia la formazione ad un uso responsabile e critico dei media, perché si possa farne un uso corretto ai fini della promozione della dignità di ciascuna persona umana. L’appello alla protezione dei minori è condiviso da tempo dai giornalisti, che l’hanno fatto proprio nella Carta deontologica, recentemente aggiornata, e inclusa tra i codici di tutela della persona, all’attenzione non solo dell’Ordine professionale ma anche del Garante della Privacy.
Certamente, c’è una responsabilità forte che viene proposta verso quei settori dove la ricerca del clamore, dello scoop, del business a costo di qualsiasi valore va causando grandi sofferenze. È arrivato il tempo di una patente etica anche, per esempio, per i responsabili di rete e dei palinsesti televisivi, dove pure si registrano già atti importanti, come la qualità della carta della Rai e iniziative specifiche della Tv privata. C’è bisogno di qualcosa di più, sul piano culturale, che incoraggi tutti gli operatori a percorrere la strada della correttezza, del buonsenso umano, della lealtà, bandendo le volgarità.
L’industria dei media, anche quella dei giornali, deve fare di più. I giornalisti hanno dato più volte prova di voler fare la loro parte. Non vanno lasciati soli. Le parole del Papa vanno lette da tutti come stimolo a far di più e meglio il proprio lavoro, ricordando che le notizie hanno il loro primato ma anche, allo stesso tempo, che la responsabilità di porgerle al pubblico con correttezza e rispetto verso la persona, e in primo luogo verso i soggetti deboli, è un esercizio etico di alta qualificazione professionale, oltreché morale. (Franco Siddi)
Bandire le volgarità programmate e gli spettacoli della sofferenza offerti al pubblico per fare audience o cassetta dovrebbe essere regola primaria di ogni buono e serio comunicatore, a prescindere dalla sua fede e dalla sua matrice culturale. Le esortazioni di Papa Benedetto XVI, nel messaggio per la 41ª Giornata delle comunicazioni sociali contengono un’alta riflessione capace di ispirare tutti gli operatori di buona volontà del settore: programmisti, conduttori, responsabili di palinsesti, titolari di aziende di comunicazione, giornalisti. Nello stesso tempo chiamano alla responsabilità profonda la scuola e la famiglia.
Coerente con il suo richiamo costante alla cooperazione e alla corresponsabilità, Papa Benedetto XVI ripropone una questione troppo sottovalutata da tutte le agenzie e istituzioni culturali: la media education, ossia la formazione ad un uso responsabile e critico dei media, perché si possa farne un uso corretto ai fini della promozione della dignità di ciascuna persona umana. L’appello alla protezione dei minori è condiviso da tempo dai giornalisti, che l’hanno fatto proprio nella Carta deontologica, recentemente aggiornata, e inclusa tra i codici di tutela della persona, all’attenzione non solo dell’Ordine professionale ma anche del Garante della Privacy.
Certamente, c’è una responsabilità forte che viene proposta verso quei settori dove la ricerca del clamore, dello scoop, del business a costo di qualsiasi valore va causando grandi sofferenze. È arrivato il tempo di una patente etica anche, per esempio, per i responsabili di rete e dei palinsesti televisivi, dove pure si registrano già atti importanti, come la qualità della carta della Rai e iniziative specifiche della Tv privata. C’è bisogno di qualcosa di più, sul piano culturale, che incoraggi tutti gli operatori a percorrere la strada della correttezza, del buonsenso umano, della lealtà, bandendo le volgarità.
L’industria dei media, anche quella dei giornali, deve fare di più. I giornalisti hanno dato più volte prova di voler fare la loro parte. Non vanno lasciati soli. Le parole del Papa vanno lette da tutti come stimolo a far di più e meglio il proprio lavoro, ricordando che le notizie hanno il loro primato ma anche, allo stesso tempo, che la responsabilità di porgerle al pubblico con correttezza e rispetto verso la persona, e in primo luogo verso i soggetti deboli, è un esercizio etico di alta qualificazione professionale, oltreché morale. (Franco Siddi)
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