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giovedì, giugno 11, 2009

Buon compleanno, pizza Margherita


Napoli fa festa ad uno dei suoi simboli che compie 120 anni. Ma c'è anche chi contesta: nacque con i Borbone
NAPOLI - Ha 120 anni, ma non li dimostra. La pizza Margherita festeggia il suo «compleanno» con una grande kermesse di piazza. Un corteo in abiti dell’Ottocento, sbandieratori e tamburini medievali, centinaia di figuranti e ovviamente lei: la «regina Margherita» di Savoia, impersonata da una modella dagli occhi azzurri, con indosso un candido vestito bianco e seduta su una carrozza d’epoca. È così che Napoli ha fatto festa ad uno dei suoi simboli. Lo ha fatto con un lungo corteo partito del teatro San Carlo e accompagnato in piazza Plebiscito da tanti napoletani e turisti entusiasti.

Sbandieratori e tamburini hanno dettato il ritmo e qualche bonghettista africano ha pure aggiunto un tocco esotico al corteo. Alla fine è arrivata lei, a bordo della sua carrozza, la regina Margherita di Savoia che ha reso omaggio all’intramontabile pizza, la «cittadina» più anziana e famosa di Napoli. Ad attenderla l’assessore provinciale uscente all’Agricoltura Francesco Emilio Borrelli. Qualcuno li ha scambiati per novelli sposi e ha fatto anche gli auguri.

PIZZA A PORTAFOGLIO - Il corteo ha proseguito il suo cammino verso la pizzeria Brandi dove ancora oggi i fratelli Pagnani, eredi del locale, espongono un ingiallito documento firmato dal «Gran capo dei servizi di tavola di casa Savoia» su cui si legge tutto l’apprezzamento della regina per l’alimento del popolo napoletano. E lì che due marinai hanno offerto la pizza alla regina Margherita che, dopo averla piegata a «portafoglio», l’ha mangiata rigorosamente con le mani.

I FILOBORBONICI - E c’è stato spazio anche per una contromanifestazione filoborbonica di «Insorgenza» che ha rivendicato la nascita della Margherita al periodo del Regno dei Borbone. Per gli amanti del superenalotto c’è anche la sestina della pizza: 20-24-53-55-75-13: tutti numeri legati alla festa e all’alimento che oggi compi gli anni

giovedì, agosto 28, 2008

Diecimila pizze gratis contro le speculazioni

Diecimila pizze gratis contro le speculazioni
Forni accesi per tre giorni dopo la conquista del marchio di qualità



ENRICA PROCACCINI Pizza alle stelle nelle città del nord, margherita e marinara gratis a Napoli. Parte dal capoluogo campano la battaglia per calmierare il prezzo del piatto simbolo della cucina partenopea. E per assicurare al consumatore la qualità del prodotto. Tre euro e 50 contro gli 8 euro di Roma e i 10 di Milano. La proposta è dell'Associazione pizzaioli napoletani (Anp) e dal Consorzio italiano di tutela della pizza napoletana Stg, che per tre giorni, da lunedì a ieri, hanno organizzato a piazza Dante la manifestazione «L'oro di Napoli». Venti pizzaioli, cinque forni e diecimila piatti distribuiti a turisti e napoletani per dire stop al caropizza e salutare, dopo sette anni di attesa, il riconoscimento comunitario (il marchio di Specialità tradizionale garantita, ndr) ormai in dirittura d'arrivo. Sullo sfondo, la polemica con i pizzaioli milanesi. «Alcune associazioni del nord -spiega Sergio Miccù, presidente dell'Anp - in particolare l'Apes (Associazione pizzaioli e similari), temono che il marchio Stg possa essere usato per speculare sui prezzi. E invece sarà proprio il severo disciplinare stilato a Bruxelles che metterà a nudo gli speculatori: farina, acqua, mozzarella e pomodoro non possono far salire il prezzo di una margherita oltre i 3 euro e 50». Al fianco dei pizzaioli napoletani si schiera l'assessore provinciale all'Agricoltura, Francesco Emilio Borrelli: «Abbiamo deciso di distribuire migliaia di pizze gratis per sensibilizzare l'opinione pubblica sulla necessità di tutelare un prodotto tipico del nostro territorio messo a rischio dalle imitazioni di bassa qualità, spesso vendute a prezzi improponibili». Ma nel mirino della Provincia non c'è solo la pizza rincarata. Contro il caro-vita, Borrelli annuncia una serie di iniziative in programma nelle prossime settimane. «Latte alla spina e acqua da vendere in farmacia sono i nostri prossimi obiettivi. A Marano una farmacia ha già avviato la vendita: si va lì con una bottiglia e si acquista un litro di acqua a 12 centesimi, contro i 60 o 90 del supermercato. L'iniziativa sta riscuotendo un successo inaspettato».

sabato, aprile 05, 2008

Vota Margherita


Prima il caso mozzarella, ora il caso Pizza
E' ovviamente una campagna subliminale della Margherita


copiata e incollata pari pari da:
il divano sul cortile: Vota Margherita

mercoledì, aprile 02, 2008

che Pizza!

Pizza non molla e propone nuova data
ROMA - Al telefono risponde con un filo di voce. "Scusatemi - si giustifica - ma è da stamattina che mi chiamano tutti e che sono in riunione. Ho parlato talmente tanto...". Poi però, quando comincia a spiegare come mai il Consiglio di Stato gli abbia dato ragione sull'uso dello scudocrociato per le prossime elezioni, Giuseppe Pizza, segretario della Dc e indiscusso protagonista della giornata, ritrova la forza e avverte che lui la sua battaglia vuole combatterla "fino in fondo, costi quel che costi". E che il rinvio delle elezioni politiche è necessario perché "la Dc ha gli stessi diritti degli altri a fare la campagna elettorale". Il Tribunale di Roma, ricorda, gli aveva riconosciuto che l'uso dello scudo crociato spettasse solo a lui e alla Dc e invece "il Viminale - racconta - come se nulla fosse, ha detto che il nostro simbolo si sarebbe potuto confondere con quello dell'Udc, lasciando però a quest'ultimo la facoltà di usarlo mentre l'ha negata a noi che ne siamo i veri titolari". "Il ministero dell'Interno infatti - prosegue - ha lasciato che Casini continuasse ad usare il suo scudo-crociato illegittimamente, mentre ha vietato a noi di presentare il nostro". Ora, per questo errore, il Viminale, avverte ancora Pizza, deve pagare "riconoscendo ed assumendosi le proprie responsabilita".

Consapevole di aver provocato un vero terremoto nel mondo politico, Pizza vuole mostrarsi nonostante tutto conciliante. "Io sono un uomo mite e dialogante - afferma - e dunque non escludo che se arrivasse una sollecitazione del Capo dello Stato e se il ministero dell'Interno" facesse il "mea culpa" forse lui, fa capire, la sua posizione intransigente di 'rinvio a tutti i costi' potrebbe ammorbidirla. "Sino ad ora - precisa - questo scenario non si è ancora delineato pertanto è prematuro parlarne. Se queste cose si verificheranno le esamineremo e quindi decideremo il da farsi...". Nonostante le dichiarazioni di fuoco degli alleati del Pdl contro l'ipotesi di rinvio delle elezioni, Pizza, di nuovo con un filo di voce, informa che Berlusconi oggi non l'ha sentito. 'No - sostiene - lui non mi ha telefonato''. "Mi rendo conto delle difficoltà degli alleati - aggiunge - ma io devo anteporre gli interessi del mio partito, che sono quelli di avere lo stesso diritto di tutti gli altri a fare la campagna elettorale, a quello delle forze alleate". Anche nei confronti di Casini, Pizza non mostra malumore ("proveniamo dallo stesso partito e abbiamo una storia comune"), ma ricorda che nelle precedenti elezioni si presentarono tutti e due con il glorioso scudo della Dc di De Gasperi nel simbolo senza che nessuno però dicesse nulla e senza che scattassero dei veti. "Perché - chiede il segretario della Dc - per queste politiche invece il Viminale ha escluso il nostro simbolo?".

PIZZA: DATA POTREBBE ESSERE 27 APRILE
"Non spetta a me fissare la data ma ritengo che una data accettabile potrebbe essere quella del 27-28 aprile magari in coincidenza con i ballottaggi delle amministrative": Giuseppe Pizza, segretario della Dc, ai microfoni del Tg2 non arretra nel chiedere un rinvio del voto. "Insistiamo nel chiedere il rinvio - dice - perché riteniamo sia nostro diritto avere lo stesso tempo che hanno avuto gli altri partiti per la campagna elettorale".

sabato, febbraio 16, 2008

Una, nessuna e centomila la disfida della pizza doc. In vista della patente europea scontro sugli ingredienti: Brandi dice no all’olio d’oliva


PIETRO TRECCAGNOLI Non c’è parola più globalizzata di pizza. Da Montevideo al Bronx, da Pechino a Belgrado, dal Manzanarre al Reno la trovate dovunque e tutti credono di sapere di cosa stanno parlando e che cosa stanno mangiando. Illusi. La parola c’è, quello che manca, troppo spesso, è proprio la pizza, perlomeno come la intende il napoletano medio. Ora che l’Europa ha stabilito le regole (la disciplinare) per poterla definire una «specialità tradizionale garantita» (Stg) i pizzaioli tirano un sospiro di sollievo, ma non abbandonano lo scetticismo di chi la sa lunga. La pizza è una, nessuna e centomila. Non solo quella che abusa del nome, ma proprio la pizza di casa nostra, verace o tradizionale che sia. I bizantinismi che dividono le associazioni si sprecano, più degli stessi condimenti che talvolta sfiorano il bizzarro. Ma su poche cose sono tutti d’accordo: per fare la pizza ci vuole il pizzaiolo, oltre agli ingredienti e alla manipolazione giusta. Tra le varie regole imposte la più disattesa è quella della mozzarella di bufala. «La disciplinare europea» spiega Massimo Di Porzio, presidente dei ristoratori e direttore dell’Associazione verace pizza napoletana, quella del Pulcinella che inforna, «non impone la mozzarella. È possibile condire con il fior di latte». L’olio extravergine è usato da pochissimi. La tradizione gli preferisce quello di semi. «Ma usare l’extravergine aumenta la qualità» precisa Di Porzio. In poche parole, il pizzaiolo si considera a ragione un artigiano, se non un artista, esperto in variazioni anche solo per preparare una semplice Marinara o Margherita. La serialità non si addice alla pizza. Le regole vanno interpretate. Servono soprattutto fuori da Napoli. «A noi interessa che si faccia la pizza napoletana e non che siano solo i napoletani a farla. Tra l’altro le norme dell’associazione valgono per tutto il mondo, quello dell’Sgt solo per l’Europa» specifica Di Porzio. All’associazione, che conta 220 aderenti (in tutt’Italia, ma anche in Giappone, Australia, Stati Uniti, Grecia, Germania e Spagna, a breve aderirà persino una pizzeria di Kiev, in Ucraina), arrivano decine di telefonate al giorno di chi vorrebbe imparare a fare la pizza, soprattutto aspiranti professionisti. È diventato indispensabile pensare a una scuola. Basta con le discriminazioni. Serve un conservatorio per la Margherita, come c’è per l’altro simbolo dell’oleografia napoletana, il mandolino. Strano a dirsi, ma dell’associazione non fa parte una delle pizzerie più celebri e accorsate della città, «Brandi», che nel suo blasone ha l’invenzione della Margherita. «La pizza non si fa con regole studiate a tavolino» commenta Paolo Pagnani, gestore del locale di via Sant’Anna di Palazzo, a Chiaia. «Noi siamo per la pizza tradizionale». Quindi niente mozzarella di bufala («Che si mangia da sola»), ma fior di latte. Olio? «L’extravergine è una regola imposta. La pizza è sempre stata fatta con quello di semi. O addirittura, come qualcuno ancora fa in Costiera, con lo strutto. La pizza era un alimento povero, ma che doveva saziare». E la lievitazione? «Dicono che bastano quattro ore? Noi facciamo crescere la pasta per il doppio del tempo». Per Pagnani, la grande distinzione da fare è tra pizzaioli artigianali e industriali: «E di industriali, anche se fanno un prodotto all’apparenza buono, a Napoli ce ne sono tanti, e, secondo me sono solo dei fast food». La Margherita non ha mai derogato alla sua libertà e verginità. Per darsi un contegno, ormai tutte le pizzerie hanno inserito nei menu, da anni e anni, una variante deluxe. La chiamano Doc, Verace, Extra o con altri superlativi. «A Napoli nessuno applica le regola della Verace Pizza» ammette Salvatore Grasso di «Gorizia 1916» a via Bernini al Vomero. «Si usa l’olio di semi, e il fior di latte. La mozzarella è sconsigliata per il vero intenditore: troppo siero e troppo umida». Condimenti a parte, sulla sfoglia, la cottura, il forno e l’impasto sono tutti d’accordo. Anche se mettono in guardia contro la diffusione di farine americane poco adatte alla bisogna. Il tasto dolente restano i pizzaioli. «Uno bravo a Napoli può guadagnare anche tremila euro al mese» spiega Grasso. «Ma sono pochi e d’estate scarseggiano perché preferiscono trasferirsi sulla Riviera romagnola. Fanno turni massacranti, da mercenari, ma li pagano meglio e soprattutto hanno una clientela di bocca buona, che non conosce la vera pizza». Per loro non c’è bollino europeo che tenga.

giovedì, settembre 13, 2007

PIZZA FEST




Dal 6 al 16 settembre presso la Mostra d'Oltremare si svolgera' la manifestazione, organizzata per conto dell'Associazione Verace Pizza Napoletana, in cui si celebra il piatto tipico della cucina partenopea. in programma:

Cabaret con Gigi e Ross Zelig Off, Provini We Can Dance, Serata Vintage DJ 45° Style, Cabaret con Lello Musella, Taverna Napoletana con gli ADDOVA', Marisa Laurito, Cabaret e magia con il mago Elite, "Il Sorriso di Napoli" Memorial di Aurelio Fierro, Er Piotta in concerto!, Show Tierra Brasilis, Serata Tifosi con i Chiattoni Animati.

Tutte le sere animazione e divertimento con i dj di Radio Marte, la radio Ufficiale Pizzafest.