Visualizzazione post con etichetta cattolici e politica. Mostra tutti i post
Visualizzazione post con etichetta cattolici e politica. Mostra tutti i post

sabato, luglio 23, 2011

Non vogliamo rifare la Dc



Non ci sono “balene” all’orizzonte, ma il mare si muove. Da diversi mesi si susseguono incontri, dibattiti e iniziative all’interno del mondo cattolico italiano, che denunciano un rinnovato fermento ed una nuova attenzione al contesto politico. A tutto ciò si accompagna ovviamente lo stanco ritornello “si sta costruendo la nuova Dc”, che da molti anni si ascolta – come auspicio o come minaccia – ogni qual volta tre cattolici si incontrano fuori da una chiesa. Ma la realtà è più complessa e ben più interessante: associazioni, movimenti, organizzazioni sociali, economiche e sindacali di ispirazione cristiana sono davvero in movimento e fortemente interessate a dare un contributo ad uscire dalla drammatica situazione politico sociale attuale, ma le forme di questo rinnovato impegno non sono ancora compiutamente precisate.
Se, da un lato, l’invito di papa Benedetto XVI a costruire una «nuova generazione di uomini e donne capaci di assumersi responsabilità dirette nei vari ambiti del sociale, in modo particolare in quello politico » risuona come un appello cogente, dall’altro si scorge in questa fase uno spazio nuovo dato dalla fine ormai prossima del berlusconismo, che manifesta la crisi di un modello politico prima ancora che di una leadership.
La drammaticità del contesto sociale ed economico rende ancora più evidente la necessità che il lungo travaglio italiano abbia presto termine e che si renda disponibile una nuova proposta culturale – prima ancora che politica – capace di ridare speranza e saldo governo al paese. Iniziative prettamente culturali ed educative – come quella promossa da Mons.
Toso – danno il segno di una volontà di incidere nel futuro della politica italiana riproponendo innanzitutto la forza del pensiero e dell’elaborazione dei cattolici, secondo il tradizionale schema che vede le organizzazioni laicali luogo formativo “prepolitico”. Passaggio importante, senza dubbio, ma che non credo sia da solo sufficiente.
Altre iniziative – è il caso del Forum dei cattolici del mondo del lavoro, che vede unite sette organizzazioni sociali cattoliche, dalla Cisl alle Acli, dalla Compagnia delle Opere a Confcooperative – propongono un manifesto “per la buona politica e per il bene comune”, evidenziando la necessità di stare dentro le grandi questioni del paese con un approccio innovativo e con spirito di unità. Segnale di grande rilievo, senza dubbio, soprattutto se si tiene conto che i soggetti che vi contribuiscono appartengono a mondi assai diversi, dalla società all’economia e al mondo del lavoro. Infine vi sono le attività “ordinarie” della Chiesa, che hanno però manifestato nuova vitalità. Retinopera, casa comune di tutte le associazioni e i movimenti ecclesiali, promuove convegni e confronti e sta preparando iniziative formative per l’autunno, sulla scorta delle conclusioni delle Settimane Sociali di Reggio Calabria che, passate in sordina per l’evidente disallineamento degli umori dei delegati con la politica governativa, hanno evidenziato una grande dinamicità della base cattolica. Questa si è confermata, nei mesi scorsi, nel grande movimento referendario che, per la prima volta dopo molti anni, ha visto coinvolte associazioni, parrocchie ed intere diocesi. Da qui, ritengo, si debba partire per cercare di comprendere quali sbocchi potrà avere questo fermento del laicato cattolico. Lasciati da parte inutili e velleitari tentativi di ricostruire la Dc, ci si deve invece impegnare per rinnovare le modalità di fare politica, di partecipazione dei cittadini.
Questo comporta nuove regole, a partire dalla riforma dei partiti e da una nuova legge elettorale – non è un caso che proprio su questo tema si siano pronunciate le Settimane Sociali e recentemente vi siano stati momenti di studio comune tra Acli, Azione cattolica e Agesci – ma anche un nuovo riformismo cattolico. Esauritasi la stagione politica del cattolicesimo democratico e sociale, i cattolici debbono rinnovare programmi e linguaggi, senza tradire i valori. Associazioni e movimenti, radicati profondamente nella società, possono dare un contributo decisivo a questo tentativo. Ma i contenuti devono essere netti: partecipazione, legalità, solidarietà, sussidiarietà – quattro parole cancellate nei fatti dal berlusconismo – debbono tornare al centro, senza moderatismi incomprensibili.
Solo così i cattolici potranno essere nuovamente protagonisti, non stampelle o paraventi di nessuno.
Andrea Olivero

martedì, agosto 24, 2010

Il Cavaliere è sempre più insofferente delle "forme" e dei "limiti" previsti dalla Costituzione. Ecco l'Editoriale di "Famiglia Cristiana" n.35


La Costituzione dimezzata
Il Cavaliere è sempre più insofferente delle "forme" e dei "limiti" previsti dalla Costituzione. Ecco l'Editoriale di "Famiglia Cristiana" n.35, in edicola dal 25 agosto.

Berlusconi ha detto chiaro e tondo che nel cammino verso le elezioni anticipate – qualora il piano dei “cinque punti” non riceva rapidamente la fiducia del Parlamento – non si farà incantare da nessuno, tantomeno dai “formalismi costituzionali”. Così lo sappiamo dalla sua viva voce: in Italia comanda solo lui, grazie alla “sovranità popolare” che finora lo ha votato.

La Costituzione in realtà dice: «La sovranità appartiene al popolo che la esercita nelle forme e nei limiti della Costituzione». Berlusconi si ferma a metà della frase, il resto non gli interessa, è puro “formalismo”. Quanti italiani avranno saputo di queste parole? Fra quelli che le hanno apprese, quanti le avranno approvate, quanti le avranno criticate, a quanti non sono importate nulla, alle prese come sono con ben altri problemi? Forse una risposta verrà dalle prossime elezioni, se si faranno presto e comunque, come sostiene Umberto Bossi (con la Lega che spera di conseguire il primato nel Nord e, di conseguenza, il solo potere concreto che conta oggi in Italia). Ma più probabilmente non lo sapremo mai. La situazione politica italiana è assolutamente unica in tutte le attuali democrazie, in Paesi dove – almeno da Machiavelli in poi – la questione del potere, attraverso cento passaggi teorici e pratici, è stata trattata in modo che si arrivasse a sistemi bilanciati, in cui nessun potere può arrogarsi il diritto di fare quello che vuole, avendo per di più in mano la grande maggioranza dei mezzi di comunicazione.

Uno dei temi trattati in queste settimane dagli opinionisti è che cosa ci si aspetta dal mondo cattolico, invitato da Gian Enrico Rusconi su La Stampa a fare autocritica. Su che cosa, in particolare? La discesa in campo di Berlusconi ha avuto come risultato quello che nessun politico nel mezzo secolo precedente aveva mai sperato: di spaccare in due il voto cattolico (o, per meglio dire, il voto democristiano). Quale delle due metà deve fare “autocritica”: quella che ha scelto il Cavaliere, o quella che si è divisa fra il Centro e la Sinistra, piena di magoni sui temi “non negoziabili” sui quali la Chiesa insiste in questi anni? A proposito. Ivan Illich, famoso sacerdote, teologo e sociologo critico della modernità, distingueva fra la vie substantive (cioè quella che riassume il concetto di “vita” mettendo insieme, come è giusto, e come risponde all’etica cristiana, tutti i momenti di un’esistenza umana, dalla fase embrionale a quella della morte naturale) e ogni altro aspetto della vita personale o comunitaria, a cui un sistema sociale e politico deve provvedere.

Il berlusconismo sembra averne fatto una regola: se promette alla Chiesa di appassionarsi (soprattutto con i suoi atei-devoti) all’embrione e a tutto il resto, con la vita quotidiana degli altri non ha esitazioni: il “metodo Boffo” (chi dissente va distrutto) è fatto apposta.
Beppe Del Colle

martedì, settembre 22, 2009

Cattolici: Seguire le esigenze delle persone e problemi concreti Paese



Roma, 21 set. (Apcom) - La Chiesa incoraggia i giovani e "l'intero laicato" a seguire la strada "della politica vera e propria, nelle sue diverse articolazioni, quale campo di missione irrinunciabile e specifico". "La Chiesa non cessa di raccomandare - afferma - ai giovani e all'intero laicato la strada non solo del volontariato sociale, ma anche della politica vera e propria, nelle sue diverse articolazioni, quale campo di missione irrinunciabile e specifico". L'invito arriva dal cardinale Angelo Bagnasco, presidente della Cei, che oggi ha aperto il Consiglio permanente dei vescovi italiani. Riprendendo il discorso pronunciato dal Papa a Viterbo - che invitava a una partecipazione attiva dei laici in ogni campo della vita sociale del Paese, e dunque anche nella politica, sempre portando il Vangelo - il cardinale Bagnasco sottolinea come "il criterio fondamentale per una onesta valutazione dell'agire politico" sia rappresentato dalla "capacità di individuare le obiettive esigenze delle persone e delle comunità, di analizzarle e di corrispondervi con la gradualità e nei tempi compatibili. È in altre parole - dice il porporato - il criterio della reale efficacia di ogni azione politica rispetto ai problemi concreti del Paese".

sabato, settembre 19, 2009

POLITICA: MONS. CROCIATA (CEI), DA MONDO CATTOLICO ARRIVINO UOMINI RETTI.

Assisi, 18 set. - da (Adnkronos) - E' necessario che dal mondo politico arrivino uomini retti che possano dare un contributo importante alla vita del Paese in questi anni. E' quanto ha detto questo pomeriggio mons. Mariano Crociata, segretario generale della Cei, intervenendo seminario nazionale su ''Carita', Verita', Sviluppo integrale'', organizzato in questi giorni ad Assisi da ''Retinopera'', sulla scorta della terza enciclica del Papa, ''Caritas in Veritate''.


da La Repubblica

Monsignor Crociata, segretario della Conferenza episcopale italiana a un convegno ad Assisi

"Non spetta alla Chiesa prospettare soluzioni tecniche per la politica ma vegliare sull'etica"

Cei: "In arrivo nuovi assetti politici"
"Senza il Sud l'Italia è più povera"

Appello di monsignor Miglio a favore dell'unità del Paese
in occasione delle celebrazioni del 150° anniversario


Cei: "In arrivo nuovi assetti politici" "Senza il Sud l'Italia è più povera"

Monsignor Mariano Crociata, segretario della Cei

ASSISI - "Stiamo attraversando una crisi dai molteplici risvolti" dai quali emergeranno "nuovi assetti e inedite prospettive che matureranno in questi mesi e in questi anni". E' quanto ha detto questo pomeriggio monsignor Mariano Crociata, segretario generale della Cei, intervenendo al seminario nazionale su Carità, Verità, Sviluppo integrale, organizzato in questi giorni ad Assisi dal network di associazioni cattoliche "Retinopera", sulla scorta della terza enciclica del Papa, "Caritas in Veritate".

In questo frangente, ha aggiunto il prelato, sul versante della carità, della verità e dello sviluppo integrale "i cattolici sono chiamati a intervenire con particolare urgenza". C'è la necessità, ha aggiunto, di sviluppare lo "statuto di cittadinanza" del cristianesimo "nella vita e nella cultura contemporanea", grazie a "uomini retti" che provengono dal "vasto e complesso mondo cattolico", il cui "contributo" è "importante e atteso per il bene comune nel passaggio significativo e incerto di questi anni".

"Non spetta alla Chiesa prospettare soluzioni tecniche per la politica degli Stati, ma le compete un irrinunciabile dovere di annuncio, testimonianza e presenza", ha aggiunto il segretario generale della Cei.

"Non ci è concesso oggi semplicemente un 'di più di etica', un qualche discorso morale", ha proseguito monsignor Crociata, secondo cui "siamo invece spronati a sviluppare, in dialogo con tutte le persone di buona volontà, una nuova e approfondita riflessione sul senso e sui fini dell'economia e della stessa vita sociale", a partire dalla consapevolezza - come scrive Benedetto XVI - che "la questione sociale è diventata radicalmente questione antropologica" e che "ogni riflessione culturale diventa feconda se ha il coraggio di mettere in campo e di confrontarsi con la totalità dell'umano".

Altro autorevole intervento sulla politica italiana arriva oggi da monsignor Arrigo Miglio, presidente della Commissione sociale per i problemi sociali e il lavoro della Cei, che ha lanciato una sorta di appello a favore dell'unità del Paese, riferendosi alle celebrazioni dei 150 dell'Unità d'Italia.

"Noi siamo molto convinti delle ricchezze del valore delle ragioni del sud - ha detto mons. Miglio - della cultura del Sud, dal punto di vista ecclesiale, umano, culturale, un'Italia separata in qualsiasi modo dalle regioni del Sud è un'Italia più povera e quindi è necessario lavorare perché il Paese resti unito pur nelle articolazioni federali entro la della Costituzione. Vogliamo lavorare perché il Paese non si impoverisca".