giovedì, agosto 28, 2008

Università: Ingegneria batte giurisprudenza

UNIVERSITÀ LA SCELTA
I primi dati confermano l’andamento di questi anni Salerno si allinea al trend ma alla Sun resiste Legge



MARISA LA PENNA Giampiero Martuscelli, ingegnere edile, 48 anni, è un esperto nel settore progettazione. Dopo un master di specializzazione alla Columbia University di New York, ha lavorato a lungo negli Stati Uniti presso una delle più note società di ingegneria americana - la «Weidlinger Associates Consulting Engineers» - nel campo della progettazione di grandi opere (tra le altre, la realizzazione di ambasciate americane all’estero in grado di resistere alle esplosioni causate da eventuali attentati terroristici). Dal 1987 svolge la propria attività tra Napoli, Roma e Milano nell'ambito della progettazione, nonché della direzione dei lavori e dei collaudi, di opere sia pubbliche che private (Tav, Centro Direzionale, Autostrade). Da tre anni il numero di studenti di Ingegneria supera quello degli studenti di Giurisprudenza. Perché, secondo lei? «Ingegneria ha sempre rappresentato una laurea con buone possibilità di occupazione. Si tratta di una strada estremamente difficoltosa che alla fine, però, ripaga degli sforzi fatti. Un laureato in ingegneria trova sempre sbocchi sul mercato». Il lavoro, insomma, è una certezza? «Sì. E parlo per esperienza diretta. Al mio studio arrivano di continuo curriculum di giovani laureati. Molto spesso, nel giro di qualche settimana, proviamo a chiamarli per offrire loro un’opportunità di lavoro. Bene, la maggior parte delle volte hanno già trovato una collocazione. In altri studi, in grandi imprese. Questo vuol dire che l'attesa per un lavoro è minima rispetto a un laureato in altre discipline». È l’unica motivazione nella scelta? «C'è anche un secondo aspetto, a mio parere negativo, che induce gli studenti a orientarsi verso la facoltà di Ingegneria». Quale? «Il nuovo ordinamento ha spezzato il corso di laurea tradizionale nel cosiddetto tre più due. Un programma di studi meno difficile di un tempo e, dunque, molto più abbordabile. Sono scomparsi alcuni ”mostri sacri” come scienza delle costruzioni, oggi ridotta a un corso semestrale di cinquanta ore, certamente meno approfondito di un corso annuale». Si dovrebbe fare marcia indietro? «Il mio auspicio è senza dubbio un ritorno al vecchio ordinamento, oppure una nuova formula che possa essere più vicina a quella originaria».

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