MARIAGIOVANNA CAPONE Un incontro bipartisan per evidenziare i mali della città ma anche per delineare le possibili strategie per uscire fuori dall’appiattimento politico e sociale. A organizzarlo è l’associazione Zenith capeggiata dall’avvocato Antonio Palma, che all’Istituto Studi Filosofici a Palazzo Serra di Cassano chiama a raccolta imprenditori, professionisti e docenti accorsi numerosi per il convegno «La società civile a Napoli e in Campania: per un rinnovato impegno», moderato dal vicedirettore del Mattino, Virman Cusenza. Sul banco degli imputati quanto emerso da dibattiti, confronti ed editoriali, che negli ultimi mesi hanno letteralmente vivisezionato la classe politica e dirigenziale della Campania. Il tema del convegno, infatti, è «suggerito da una serie di provocazioni degli intellettuali napoletani che si appellano al solito luogo comune - spiega Palma - e cioè che la società civile è latitante, inesistente. Le analisi da fare, invece, secondo me sarebbero altre: quali sono gli spazi in cui l’associazionismo può dare il suo contributo». La solita affermazione «Napoli ce la farà», dovrebbe servire da pungolo per capire «Napoli cosa farà», insomma. A rispondere, ognuno con il proprio campo d’azione e idee politiche, i principali protagonisti della scena campana, come gli imprenditori Antonio D’Amato e Costanzo Iannotti Pecci, il segretario provinciale del Pd Luigi Nicolais, il coordinatore regionale di An Mario Landolfi, il rettore della Federico II Guido Trombetti, il segretario regionale Cisl Pietro Cerrito, e numerosi esponenti del mondo dell’associazionismo locale come Ferdinando Flagiello, Francesco Caia, Oreste Ciampa e Gianluigi Gaetani d’Aragona. A introdurre il convegno, un messaggio del cardinale Sepe - letto dal segretario dell’associazione Gianni Cacace - che rileva la maturazione della coscienza civica per «fronteggiare insieme disagi e problemi». Cusenza lancia la provocazione sulla Napoli che oggi si caratterizza per «uno sviluppo mancato e parziale» dovuto anche al ruolo della borghesia, esacerbato da «una mancanza di raccordo tra classe sociale e classe politica, che di conseguenza entra in crisi». Per D’Amato il tema centrale è proprio la borghesia, che deve rimettersi in gioco totalmente: «Ciascuno di noi si impegni per lo sviluppo reale, economico e sociale, di Napoli, città ancora con delle straordinarie potenzialità», diventando protagonisti del rinnovamento perché «occorrono riforme radicali» per cambiare. «Un percorso lunghissimo - aggiunge - necessario per creare le basi e riformare la dirigenza politica» e trova subito il consenso dell’onorevole Landolfi che parla di «una borghesia che ha accettato gli schemi di una certo potere politico, ma che ora deve rimettersi in campo» e poi rilancia l’imprenditore napoletano definendo una sua possibile scesa in campo come «la marcia dei 40mila. Rappresenterebbe la rivoluzione borghese di cui ha davvero bisogno questa città». Luigi Nicolais punta invece l’accento tra il divario incolmabile tra cittadini e politica, mettendo il ballo anche le pubbliche amministrazioni: «Ci sono molte cose inadeguate. La politica andrebbe resa più elastica e trasparente» e accoglie con piacere i richiami del ministro Brunetta. Se è vero che «nessuno si chiede più come sarà il futuro» perché manca una progettualità, è anche vero che per farlo la «politica dovrebbe avvicinarsi alla gente e l’amministrazione rinnovarsi». Opinioni condivise dal rettore della Federico II che sottolinea l’esigenza «di smettere di cercare colpevoli e responsabilità» e iniziare a impegnarci individualmente.
Nessun commento:
Posta un commento