Subisce tante critiche per gran parte ingiuste e strumentali ma quando si tratta di riaffermare la civiltà per Napoli la Jervolino è veramente brava.
Altri due quartieri mobilitati contro l’ipotesi di un trasferimento degli immigrati africani sfollati dopo l’incendio del palazzo che li ospitava. A Pianura e a Scampia duecento residenti hanno protestato con blocchi stradali e barricate, in un clima da caccia all’immigrato. «Via gli africani o faremo come a Ponticelli, li bruceremo come i rom», hanno detto i manifestanti. «Parole da brivido», è il commento del governatore Bassolino. Le manifestazioni di Pianura e di Scampia riaccendono la polemica sull’accoglienza agli extracomunitari, già divampata dopo gli scontri tra la polizia e gli africani che avevano occupato il Duomo. Il sindaco Iervolino: chiedo scusa agli immigrati, Napoli è casa loro.
Ma la piazza non può decidere le politiche sociali della città
«È singolare che troppo spesso sia la piazza a decidere le politiche sociali di questa città. È come se ci fosse un vuoto». Antonio Mattone è uno dei rappresentanti della Comunità di Sant’Egidio a Napoli. Nelle sue parole la preoccupazione per quello che sta accadendo nei confronti degli immigrati. Situazioni estemporanee o disagio sociale autentico? «La questione è davvero complessa e ci sono anche lati oscuri rispetto ad episodi come quelli di Ponticelli o di questi giorni nei confronti degli immigrati africani. Ci sono oggettivi problemi di intolleranza ma c’è anche un’assenza di politiche reali di integrazione». Manca una strategia di intervento? «Spesso si fa integrazione solo a parole. Dove sono i percorsi didattici per accogliere i Rom? Gli alloggi per gli immigrati? Mancano strutture di sostegno pubbliche che sviluppino davvero la cultura dell’integrazione. C’è un vuoto di strategia». In questo vuoto ci si rivolge sempre più spesso alla Chiesa. Ieri gli immigrati hanno occupato il Duomo. «Un dato che deve far riflettere. È evidente che ci si rivolge ad un interlocutore, il cardinale Sepe, che sa raccogliere istanze ed essere profondamente attento ai problemi. Il Duomo in questo è diventato un punto di riferimento». E voi che girate la città per assistere i più deboli che sensazione avvertite? «Da anni ripetiamo che ci sono problemi. Da anni affianchiamo al nostro impegno sul territorio un lavoro per far crescere il dibattito culturale su questi temi. Anni fa la Comunità ha pubblicato un libro dal titolo “Il caso zingari, l’allarme l’abbiamo lanciato da tempo». Ma Napoli è davvero diventata una città intollerante? «Ogni sera giriamo le strade di Napoli per distribuire la cena ai più poveri e ci sono tanti stranieri. Ci rendiamo conto che l’integrazione si è realizzata con servizi essenziali che gli stranieri garantiscono come è nel caso delle badanti». sa. sa.
«È singolare che troppo spesso sia la piazza a decidere le politiche sociali di questa città. È come se ci fosse un vuoto». Antonio Mattone è uno dei rappresentanti della Comunità di Sant’Egidio a Napoli. Nelle sue parole la preoccupazione per quello che sta accadendo nei confronti degli immigrati. Situazioni estemporanee o disagio sociale autentico? «La questione è davvero complessa e ci sono anche lati oscuri rispetto ad episodi come quelli di Ponticelli o di questi giorni nei confronti degli immigrati africani. Ci sono oggettivi problemi di intolleranza ma c’è anche un’assenza di politiche reali di integrazione». Manca una strategia di intervento? «Spesso si fa integrazione solo a parole. Dove sono i percorsi didattici per accogliere i Rom? Gli alloggi per gli immigrati? Mancano strutture di sostegno pubbliche che sviluppino davvero la cultura dell’integrazione. C’è un vuoto di strategia». In questo vuoto ci si rivolge sempre più spesso alla Chiesa. Ieri gli immigrati hanno occupato il Duomo. «Un dato che deve far riflettere. È evidente che ci si rivolge ad un interlocutore, il cardinale Sepe, che sa raccogliere istanze ed essere profondamente attento ai problemi. Il Duomo in questo è diventato un punto di riferimento». E voi che girate la città per assistere i più deboli che sensazione avvertite? «Da anni ripetiamo che ci sono problemi. Da anni affianchiamo al nostro impegno sul territorio un lavoro per far crescere il dibattito culturale su questi temi. Anni fa la Comunità ha pubblicato un libro dal titolo “Il caso zingari, l’allarme l’abbiamo lanciato da tempo». Ma Napoli è davvero diventata una città intollerante? «Ogni sera giriamo le strade di Napoli per distribuire la cena ai più poveri e ci sono tanti stranieri. Ci rendiamo conto che l’integrazione si è realizzata con servizi essenziali che gli stranieri garantiscono come è nel caso delle badanti». sa. sa.
2 commenti:
Io credo, e l'ho anche scritto in un post, che dietro l'intolleranza di questi giorni ci sia una regia, nemmeno tanto occulta.
shahriyar... sono pienamente daccordo con te
Posta un commento