Preoccupano le Acli i dati presentati oggi della Covip, la Commissione di Vigilanza sui fondi pensione, che denunciano l'andamento negativo dei rendimenti finanziari di tutte le forme di previdenza complementare. Ma ancor più dei dati è preoccupante, per le Associazioni cristiane dei lavoratori italiani, che «a due anni appena dalla riforma, le valutazioni evochino un clima da performance speculativa piuttosto che da previdenza sociale».
Tre sono, invece, secondo le Acli e il loro Patronato, i punti di attenzione che i dati presentati dal presidente Scimìa suggeriscono di tenere ben fermi: la prima questione è che il risparmio previdenziale è necessariamente un progetto di lungo periodo; la seconda è che l’obiettivo di ogni forma di accantonamento è di assicurare, a tutti i lavoratori in pensione, livelli di reddito dignitosi e non di creare distinzioni e sperequazioni tra chi ha aderito ai fondi e chi no; la terza questione è che bisogna far crescere una nuova cultura previdenziale, in grado di promuovere l’azione e la consapevolezza di ciascuno all’interno di uno scenario comune e collettivo.
Rispetto a quest’ultimo punto, le Acli esprimono soddisfazione per l’iniziativa congiunta Covip / Ministero della Pubblica Istruzione, che impegna entrambe le istituzioni a promuovere l’educazione previdenziale nelle scuole secondarie di secondo grado, con particolare riferimento alle prospettive della previdenza complementare.
La crescita della cultura previdenziale è un punto di particolare sensibilità e impegno per le Acli, cui hanno dedicato importanti e reiterate campagne di informazione sociale. Attraverso il loro Patronato e non solo, le Acli si candidano ancora una volta a fare la loro parte, in particolare “informando i lavoratori sulla possibilità, prevista dalla legge, di iscrivere ai fondi pensione i “familiari a carico”, che costituisce un’opportunità per iniziare a costruire il futuro previdenziale dei propri figli, nella consapevolezza che un corretto approccio ai temi del risparmio previdenziale sembra trovare naturale collocazione nel più ampio contesto della tutela dei redditi della famiglia”.
Alcuni dati del Rapporto COVIP
Secondo i dati riportati nella Relazione annuale della Covip, il rendimento medio dei fondi pensione nel 2007 è stato del 2,1% contro il 3,1% del Tfr che è stato spinto dalla crescita dell'inflazione. Solo 70 mila lavoratori hanno detto sì ai fondi con il silenzio-assenso. Molto scarsa ancora l'adesione dei giovani sotto i 35 anni che rappresentano solo il 25% degli aderenti.
Su un potenziale di 12,2 milioni di lavoratori interessati solo 3,5 milioni di lavoratori dipendenti del settore privato hanno aderito a forme pensionistiche complementari, circa il 28,7% del totale, mentre sono 4,7 milioni in tutto gli iscritti alle forme pensionistiche ad aprile 2008.
I fondi pensione continuano a concentrarsi soprattutto nel nord del paese e nelle grandi imprese, mentre nelle piccole aziende la previdenza complementare rimane essenzialmente assente, come accade anche nel settore pubblico, fatta eccezione per il fondo Espero della scuola.
«Dopo quattro anni di crescita sostenuta - ha detto Scimia - l'andamento negativo delle principali borse mondiali, iniziato in coincidenza con le note vicende legate alla crisi dei mutui subprime e acuitosi nei primi mesi del 2008, si è purtroppo riflesso nei rendimenti non incoraggianti conseguiti dai fondi. In media i risultati sono stati inferiori alla rivalutazione del Tfr». I dati in possesso della Covip sulle performance finanziarie dei fondi dicono che nel 2007 il rendimento medio aggregato dei fondi pensione negoziali è stato del 2,1%, mentre i fondi pensione aperti sono andati addirittura sotto (meno 0,4%), a fronte di un guadagno del 3% del Tfr. «Non è però possibile una valutazione su un solo anno» avverte Scimia. Nell'ultimo quinquennio infatti (2003-2007), i fondi negoziali chiusi hanno messo a segno un rendimento pari al 25%, i fondi aperti +25,5%, il Tfr +14 per cento. Per quanto riguarda il 2008, «il primo trimestre è negativo, ma c'è una ripresa in aprile e maggio; quindi pensiamo che il primo trimestre venga compensato dal secondo trimestre», ha detto il presidente della Covip. Tuttavia, il 2008 non registrerà certamente le performance degli anni fino al 2006 ma «si attesterà sui livelli del 2007» questo perchè, ha sottolineato Scimia, la crisi dei mercati finanziari non ha influito solo sulle quotazioni azionarie, ma anche sui titoli obbligazionari.
5 commenti:
Si, probabilmente lo e
leggere l'intero blog, pretty good
molto intiresno, grazie
imparato molto
imparato molto
Posta un commento