Nato a Benevento nel 1880 da genitori di solide tradizioni religiose, trasferitasi la famiglia a Napoli dove il padre era presidente della Corte di Appello, dopo il liceo si iscrisse all’università nella facoltà di medicina, in cui insegnavano docenti di chiara fama, ma seguaci del positivismo e del materialismo. Ciononostante, egli seppe custodire ben salda la fede. Laureatosi col massimo dei voti nel 1903, divenne aiuto straordinario agli Ospedali Riuniti, poi assistente ordinario di chimica fisiologica e coadiutore all’Ospedale degli Incurabili nel 1911, primario della III sala medica nel 1919, mettendosi anche in luce per numerose pubblicazioni scientifiche. Fu un pioniere della terapia insulinica in Italia. Nel 1906, durante un’eruzione del Vesuvio, sfidando il pericolo portò in salvo a Torre del Greco tutti i degenti di quell’ospedale. «Gli ammalati», leggiamo in un suo appunto, «sono le figure di Gesù Cristo. Molti sciagurati, delinquenti, bestemmiatori vengono a capitare in ospedale per disposizione della misericordia di Dio che li vuole salvi! Negli ospedali la missione delle suore, dei medici, degli infermieri è di collaborare a questa infinita misericordia, aiutando, perdonando, sacrificandosi». La sua religiosità, alimentata dalla preghiera, si radicava in due punti cardine: la lettura della Sacra Scrittura e la pietà mariana: ogni giorno ascoltava la Messa nella chiesa del Gesù Nuovo. Egli fu il medico di tutti, ma specialmente dei poveri. Primario del più importante ospedale cittadino, non accettava compensi quando visitava pazienti in difficili condizioni economiche e spesso provvedeva lui a comprare le medicine. Moscati morì il 12 aprile 1927 e ai suoi funerali partecipò una folla immensa. Sulla sua tomba, traslata dal cimitero di Poggio Reale alla chiesa del Gesù Nuovo, è anche oggi continuo il pellegrinaggio dei fedeli che ricorrono alla sua intercessione. Beatificato nel 1975, fu canonizzato da Giovanni Paolo II il 25 ottobre 1987.
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