La morte di mons. Giovanni Nervo priva le ACLI di un amico, la Chiesa italiana di un sacerdote santo e zelante, la società civile del nostro Paese di un osservatore acuto e penetrante come pochi altri nel discernere le ragioni ed i bisogni dei più poveri in mezzo a coloro che se ne dimenticano.
Nei suoi 95 anni di vita don Giovanni ha attraversato le più diverse fasi della vita del Paese, dalla dittatura alla Resistenza – cui partecipò giovane sacerdote come staffetta – dalla ricostruzione alla crescita della società dell’opulenza. Noi lo ricordiamo come primo assistente delle ACLI padovane, come cappellano di fabbrica e soprattutto come primo Presidente e costruttore della Caritas italiana, alla quale dedicò la sua intelligenza e la sua passione in anni in cui di povertà e di marginalità non si poteva nemmeno parlare.
Insieme a figure indimenticabili come don Luigi di Liegro don Nervo è stato uno di coloro che più hanno fatto per turbare la falsa quiete delle coscienze con parole chiare e responsabili, mettendo in crisi una concezione dello sviluppo economico e sociale che non guarda mai verso coloro che rimangono indietro e che anzi ultimamente trova come sua unica missione il creare sempre nuovi poveri.
A noi piace ricordarlo con le parole che egli stesso pronunciò al convegno per il quarantennale della Caritas solo due anni fa, con la lucidità e la freschezza di spirito di sempre.
“È significativo il titolo che Caritas e Fondazione Zancan hanno dato al Rapporto 2011 su povertà ed esclusione sociale in Italia: “Poveri di diritti”, che è un fedele riscontro all’insegnamento del Concilio, che nel decreto sull’apostolato dei laici ripete quello che già aveva detto la Quadrag-simo anno: non dobbiamo dare come carità quello che è dovuto per giustizia. Farsi voce della dignità e dei diritti dei poveri significa anche che, di fronte ad una situazione in cui in Italia 8 milioni di cittadini, il13% della popolazione, si trovano in povertà relativa, e fra questi 3 milioni vivono in povertà assoluta e il 25% della popolazione vive a rischio di povertà, non sì può consentire che una persona allora responsabile come l’ex presidente del Consiglio, in una conferenza stampa internazionale, dica che in Italia c’è l’abbondanza e i ristoranti sono pieni e gli aerei hanno tutti i posti esauriti. Espressioni del genere sono una offesa alle sofferenze e alla dignità dei poveri. “
Il primato dell’attenzione ai poveri e la costruzione di un mondo a misura dell’uomo sono il suo lascito più importante, ed è significativo che ciò accada nel momento in cui il ministero petrino è assunto da un Vescovo che sogna una “chiesa povera per i poveri” e per sé prende il nome del Poverello per antonomasia: di tutto ciò, siamo certi, don Giovanni si sarà rallegrato nei suoi ultimi giorni terreni, e dal cielo ci accompagnerà ancora con la sua preghiera di intercessione.
Gianni Bottalico, Presidente Nazionale delle ACLI
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