di Gianmaria Roberti
Gli ultimi dati sul Pil della Campania che cola a picco sono “una conferma”, osserva Adriano Giannola, decano della facoltà di Economia della Federico II e presidente della Svimez, capofila di 21 associazioni meridionaliste nel documento-Agenda per il Sud. Una sorta di ultimo appello per risollevare il Meridione, quale asset primario per la ripresa del Paese. “In Campania – spiega Giannola – si avverte come più forte la perdita di posizioni del Mezzogiorno”. Il galoppante declino della regione era inevitabile? “Come si fa a evitarlo? Non c’è nessuna manovra di sostegno all’economia locale – sostiene il presidente Svimez – e qui il rischio della perdita di strutture produttive è più alto: la Campania ha perso prima banche, poi le grandi imprese. Gli enti pubblici non pagano i creditori da anni”. Il quadro economico è un piano decisamente inclinato, con la ricchezza pro capite in fondo alle graduatorie nazionali, e la disoccupazione inarrestabile. Ed “è una crisi molto pericolosa anche socialmente” ricorda Giannola. La carta per scansare il baratro può essere “un intervento pubblico fortissimo” afferma il presidente Svimez. Meglio non illudersi su inversioni di marcia, “se non riparte l’azione statale, a iniziare dal pagamento delle imprese creditrici. Inutile – aggiunge l’economista – aspettare reazioni spontanee del mercato. Questa è una ricetta in generale per il Paese e in particolare per la Campania”. Sul fronte delle proposte, il documento-Agenda per il Sud, prevede l’introduzione del Reddito di cittadinanza; la riforma del Patto di stabilità e l’aumento della tassazione sui consumi, con aumento dell’Iva e patrimoniale in cambio dell’abolizione dell’Irap sulle imprese manifatturiere; interventi specifici di politica industriale contro la desertificazione; riqualificazione urbana, logistica, sfruttamento di energie rinnovabili; rinnovamento classi dirigenti e governance multilivello. È un invito rivolto in campagna elettorale a quanti proclamano impegni sul tema del Mezzogiorno, “grande assente dal dibattito politico di queste settimane” precisa la Svimez. E questo, nonostante l’ulteriore squilibrio generato dalla crisi: negli ultimi 5 anni il Pil italiano ha perso oltre il 7%, più del 6% al Nord, quasi il 10%al Sud. “Questa è anche la conseguenza – argomenta la Svimez – dell’effetto recessivo delle quattro manovre effettuate tra il 2010 e il 2011, che sul Pil del 2012 è stimabile in -2,1 punti percentuali, a fronte di -0,8 punti al Centro Nord”. L’occupazione è diminuita di oltre 530mila addetti, per circa il 70% nelle regioni meridionali. E la Campania è l’avanguardia di questa rincorsa verso il precipizio.
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