Manovra, salta la norma sulle pensioni
spunta il carcere per gli evasori
ROMA - Indietro tutta. Convinto dall’ondata di proteste delle categorie interessate e dal no della Lega Nord, il governo ha deciso di abbandonare completamente l’indigesta norma che andava a toccare i contributi figurativi per il servizio militare e quelli da riscatto relativi al periodo universitario.
Salta così una delle correzioni alla manovra integrativa concordate nel vertice di Arcore di lunedì. Si dovrebbe rafforzare invece la stretta contro l’evasione fiscale che - secondo fonti di maggioranza - arriverebbe a comprendere più dure sanzioni penali per i contribuenti infedeli, incluso il carcere, sul modello della legislazione in vigore fino ad alcuni anni fa.
La decisione di fare marcia indietro sulle pensioni è stata presa in un incontro mattutino al ministero dell’Economia, a cui hanno preso parte il titolare del Lavoro Maurizio Sacconi e il ministro della Semplificazione Roberto Calderoli. E così con tutta probabilità l’intero capitolo previdenza esce dal menu delle possibili novità immediate, a meno che - eventualità assai improbabile - lo stesso Carroccio non si decida a dare il via libera ad una nuova accelerazione sulla pensione di vecchiaia delle lavoratrici private, che nei giorni scorsi aveva sempre bloccato. Per assicurare un qualche effetto finanziario nell’arco temporale della manovra il percorso verso la parificazione con gli uomini dovrebbe partire dal 2012, con il passaggio da 60 a 61 anni.
Più probabile che l’esecutivo segua un’altra strada: riaprire il discorso sulle pensioni in autunno, in un contesto diverso e magari più tranquillo rispetto a quello di una manovra di emergenza. In tal caso l’analisi potrebbe avere un respiro più ampio, andando a toccare anche il tema dell’anzianità ed eventualmente ipotizzando una revisione complessiva del sistema, ad esempio con l’adozione generalizzata del sistema di calcolo contributivo.
Lo strumento tecnico che si sta valutando a questo scopo è l’allargamento del disegno di legge delega in materia fiscale, che già contiene una parte dedicata all’assistenza. Su questo provvedimento, inizialmente pensato per abbassare la pressione tributaria, il governo fa affidamento per ricavare una parte consistente delle risorse necessarie al pareggio di bilancio. Una volta superata la fase di emergenza, anche la previdenza entrerebbe tra le voci a cui attingere.
Quanto al decreto, la nuova versione del testo arriverà oggi con gli emendamenti a firma del relatore, la cui presentazione inizialmente prevista per ieri pomeriggio è stata rinviata, proprio per tenere conto dei cambiamenti di rotta in materia di previdenza. Sarà incisivo il capitolo relativo alla lotta all’evasione fiscale, voce alla quale, secondo fonti di maggioranza, si fa affidamento anche per trovare le risorse venute a mancare dopo la marcia indietro su contributi figurativi e da riscatto. Due le principali linee di intervento: la stretta sulle società di comodo e la partecipazione dei Comuni al recupero delle somme sottratte al fisco. In questo ambito, i sindaci potrebbero essere obbligati a pubblicare le dichiarazioni dei redditi de propri contribuenti.
Nella giornata di ieri, in assenza del ministro Tremonti, sono fiorite le ipotesi più disparate sulle possibili fonti di copertura, dal parziale ripristino del contributo di solidarietà, ad un nuovo inasprimento per gli enti locali. Fino ai soliti condoni, nella versione fiscale e in quella edilizia: emendamenti in questo senso sono stati presentati da deputati della maggioranza. Ma anche l’esecutivo avrebbe allo studio forme più soft di concordato.
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