La Lega si impone. La Padania è uscita in prima pagina col titolo: "Manovra in discussione". La svolta da un incontro Calderoli-Sacconi. Assente Tremonti.
Giulia Nitti
Tutto da rifare, ancora una volta. È saltata, a poche ore dal voto in Senato, la tanto contestata norma sulle pensioni.
L'ha spuntata la Lega Nord, che fin dal numero della Padania in edicola questa mattina aveva mostrato tutte le sue perplessità.
E i risultati del sondaggio on line tra i lettori del nostro quotidiano confermano una contrarietà assoluta e pressocché totale.
Quando tutto sembrava chiuso con le 7 ore del vertice di Arcore, le proteste dei cittadini sulle norme sulle pensioni hanno persuaso al maggioranza a rimettere mano, per l'ennesima volta, alla manovra finanziaria per il pareggio di bilancio.Tra le tante ipotesi di queste ore torna a farsi strada quella dell'Iva al 21%, sulla quale però c'è da scontare l'opposizione dei consumatori e del ministro Tremonti.
La protesta spinge il governo alla marcia indietro
Ieri dal Pdl ci si affrettava a dichiarare che avrebbero modificato la misura, "perché iniqua e incostituzionale".
La protesta di chi ha pagato salato il riscatto degli anni di studi e di servizio militare ha investito anche la Lega Nord. Ieri persino il giornale di partito, la Padania è stata inondata di mail e messaggi di militanti infuriati, come riferisce lo stesso giornale. Piccati soprattutto, perché la norma sulle pensioni colpisce anche chi ha fatto il servizio militare di leva, "regalando" un anno allo Stato.Il risultato immediato è stata un'insurrezione dei senatori del Carroccio, che ieri hanno minacciato di non votare la manovra se non si fosse intervenuti subito sulla norma che riguarda la previdenza.
La Padania accusa
Così l'accordo di Arcore è finito sotto attacco da parte del giornale leghista, che in un articolo in uscita oggi spiega che "la manovra partorita dal vertice di Arcore avrà bisogno di un'ulteriore riflessione".
"Il ministro per la Semplificazione normativa Roberto Calderoli incontrerà il ministro Maurizio Sacconi, con i tecnici del ministero dell'Economia e del ministero del Lavoro, per approfondirne l'impatto sociale e finanziario" delle pensioni.
Il Pd: "Ormai è una farsa"
L'opposizione - ovviamente - parla di caos (come, peraltro, fanno in queste ore i normali cittadini, "bombardati" dalle proposte più diverse.
"Quello che sta avvenendo sulla manovra sfiora la farsa ma rimane comunque scandaloso - dice la capogruppo al Senato del Pd, Anna Finocchiaro - c'è da gioire per la cancellazione di una norma ingiusta e incostituzionale come quella sulle pensioni, ma ora ci troviamo di fronte a una manovra che non esiste".
E ancora: "Come faranno ora, di buco in buco, a far quadrare i conti?".
Anche il responsabile economico del Pd, Stefano Fassina, infierisce: "La retromarcia sulle pensioni è l'ennesima conferma che siamo nelle mani di un presidente del Consiglio e di una leadership leghista completamente allo sbando. L'esecutivo punta soltanto a sopravvivere e scarica sugli italiani il costo della sua incapacità di fare".
Per il capogruppo dell'Italia dei Valori alla Camera, Massimo Donadi, "Sulle pensioni il governo è passato dalla truffa alle comiche".
I dubbi del Colle
Che la norma vada modificata, d'altronde, è una considerazione che nelle ore passate hanno fatto anche i tecnici del Quirinale. Dall'ufficio legislativo del Coille hanno fatto trapelare che la norma sul riscatto potrebbe violare l'articolo 3 della Costituzione.
Il problema dei saldi
Ma quella sulle pensioni non sarà il solo punto da rivedere. Nonostante Tremonti, a quanto pare , avesse assicurato a Baerlusconi che i provvedimenti elaborati durante il vertice fossero in grado di manrtere il saldo della manovra, ieri la Ragioneria dello Stato si è detta dubbiosa su questo punto. Le misure di lotta all'evasione non sarebbero in grado di garantire il gettito mancante dall'eliminazione del contributo di solidarietà per i lavoratori privati. All'appello mancherebbero 5 o addirittura 6 miliardi, a seconda delle versioni.
Rispunta l'Iva
Partita riaperta, insomma. Con l'ipotesi dell'Iva che torna a fare capolino. Tremonti non la vorrebbe, preferirebbe utilizzare la misura in futuro nella legge delega sulla riforma fiscale, ma ormai Berlusconi è stanco, e dopo essersi reso conto dell'autogol sulle pensioni è sempre più convinto a tirare dritto senza ulteriori mediazioni.
Il tempo stringe
Il tempo a disposizione è pochissimo, ormai. C'è tempo solo fino a stasera per presentare gli ultimi emendamenti. Qualcos'altro potrà essere fatto entro domani, quando il consiglio dei ministri si riunirà e potrebbe partorire un ultimo maxiemendamento sul quale, a questo punto, verrà posta la fiducia. E allora i giochi saranno davvero chiusi.
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