Veglia di preghiera per la Fincantieri
"Operai e famiglie non possono più attendere"
Appello ai politici dell'arcivescovo di Castellammare di Stabia Felice Cece
di ANTONIO FERRARA«Gli operai e le loro famiglie non possono più attendere». Felice Cece, arcivescovo di Sorrento-Castellammare lancia il suo monito per salvare Fincantieri, e lo fa durante la veglia di preghiera che ieri sera ha riempito il Duomo stabiese, con un occhio puntato al vertice di dopodomani a Roma. Il valore simbolico è molto forte. L’arcivescovo ha voluto insieme i due patroni della città, San Catello e la Madonna di Pozzano, per scongiurare la chiusura dei cantieri navali. Liturgia delle grandi occasioni, per ribadire ancora una volta che la Chiesa «non è estranea alla difficoltà di chi vive del proprio lavoro ed è perciò partecipe delle sofferenze di tante famiglie». Poi il forte appello ai politici: non dimenticate mai che «il lavoro è tra i diritti fondamentali dell’uomo». Sono oltre settecento i fedeli che hanno risposto all’invito della chiesa diocesana.
Giovani, gruppi cattolici, famiglie, tanti pensionati, e poi loro, le tute blu che da sette giorni stanno protestando contro la chiusura dello stabilimento. A loro, Cece ha ricordato ancora una volta le parole che Giovanni Paolo II pronunciò nel marzo 1992, nel corso della sua visita ai cantieri navali. Per l’arcivescovo la preghiera di ieri sera è testimonianza di una città che non si arrende, anzi reagisce di fronte al rischio «di un declino inesorabile».
Da ambienti romani intanto si apprende che l’offerta della Deiulemar per costruire sei navi a Castellammare potrebbe non essere la sola, anche se non è ancora stata formalmente proposta ai vertici di Fincantieri, settore — quello delle bulk-carrier — dal quale l’azienda di Trieste è già uscita dieci anni fa. Un segnale unitario giunge dal consiglio regionale che potrebbe discutere della crisi stabiese in aula il prossimo 8 giugno.
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