lunedì, maggio 02, 2011

1 maggio a Betlemme

Pasqule Orlando segreteraio nazionale della FAP ACLI e stato in Terra Santa per partecipare, insieme ad una delegazione delle ACLI guidata dal presidente Andrea Olivero, all'inaugurazione, del 1° maggio, di una statua in marmo alta tre metri di Giovanni Paolo II, relizzata da un artigiano palestinese in occasione della sua beatificazione.

Le Associazioni cristiane dei lavoratori italiani hanno celebrato infatti in Terra Santa, con la Fondazione Giovanni Paolo II e la comunità cristiana palestinese, la concomitanza della beatificazione con la Festa dei lavoratori.

Nella Casa della Pace di Betlemme (Hebron Street, 475), sede della scuola di formazione professionale inaugurata lo scorso 1° maggio, le Acli hanno festeggiato insieme il “Papa del dialogo” e il “Papa del lavoro”.

IL Presidente Andrea Olivero ha spiegato che l’annuncio della beatificazione di Giovanni Paolo II a Roma, il 1° maggio, e stato accolto dalle Associazioni cristiane dei lavoratori italiani come «una felice e bellissima coincidenza». La scelta della data risponde ad una precisa motivazione liturgica. Il 1° maggio cade infatti la Domenica in Albis, cioè la prima domenica successiva alla Pasqua, nella quale lo stesso Papa Wojtyla aveva istituito la Festa della Divina Misericordia. Ma il primo maggio è anche la festa internazionale dei lavoratori, “festa cristiana” dal 1955, da quando Pio XII, proprio ricevendo le Acli, istituì per questo giorno la festa liturgica di S. Giuseppe artigiano.

Per un’associazione di lavoratori cristiani non può che essere una coincidenza bellissima. «Una coincidenza ancora più significativa perché capita nel trentennale della “Laborem exercens”, l’enciclica scritta da Giovanni Paolo II nel 1981, vera pietra miliare per la dottrina sociale della Chiesa rispetto alla tematica del lavoro, in cui viene solennemente affermato che è l’uomo il metro della dignità del lavoro, subordinando il capitale e la logica del mercato alla dignità della persona. Sappiamo tutti, e lo vediamo ancora in queste ore con le vicende legate allo stabilimento Mirafiori della Fiat e nelle tante vertenze campane a partire da Fincantieri, come questi principi siano ancora attualissimi e chiamano tutti ad una grande responsabilità».
A scoprire la scultura nel cortile della Casa della Pace il primo ministro palestinese, Salam Fayad, con le Acli e la Fondazione Giovanni Paolo II. Sul piedistallo la scritta: “Non abbiate paura”

È un Karol Wojtyla ‘giovane’ e benedicente, le braccia sollevate al cielo, quello raffigurato nella statua inaugurata dalle Acli a Betlemme, nel cortile della Casa della Pace, il giorno della beatificazione di Giovanni Paolo II. Sul piedistallo della scultura di marmo, alta 3 metri e realizzata da un artigiano palestinese (Raed Zrene), la scritta in arabo e in italiano: “Non abbiate paura”, la frase con cui il Papa si presentò al mondo nel 1978, all’inizio del suo pontificato. La “Casa della pace”, a Betlemme, ospita il Centro di formazione professionale realizzato dalla Fondazione Giovanni Paolo II con le Associazioni cristiane dei lavoratori italiani. Domenica 1 maggio gli studenti della scuola, la comunità cristiana, i lavoratori palestinesi hanno festeggiato insieme la beatificazione di Papa Wojtyla e la Festa dei lavoratori, seguendo in diretta le celebrazioni da Piazza San Pietro. Quando Papa Benedetto XVI, da Roma, ha proclamato “beato” il suo predecessore, è stato il primo ministro dell’Autorità palestinese, Salam Fayad, ha “scoprire” la statua nel cortile. Accompagnato dal nunzio apostolico per Gerusalemme, mons. Antonio Franco, e dal tesoriere della Custodia di Terra Santa, vicepresidente della Fondazione Giovanni Paolo II, padre Ibrahim Faltas.

«Ogni nostra azione – ha detto intervenendo il presidente nazionale delle Acli, Andrea Olivero – anche piccola, ma significativa, può contribuire alla costruzione della pace. In questo luogo santo, ogni nostro sforzo sta a significare l’impegno affinché si affermi il dialogo tra i popoli e in special modo tra il popolo di Israele e di Palestina. Alla memoria carissima di Giovanni Paolo II, Papa lui stesso lavoratore, amico dei lavoratori e instancabile uomo di dialogo, affidiamo queste intenzioni e quest’opera».

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