martedì, giugno 08, 2010

Bankitalia, allarme occupazione cancellati in 6 anni 200 mila posti

In Campania si laurea solo il 9 per cento della popolazione


(di Patrizia Capua da la Repubblica Napoli)


Campania peggio della Spagna per calo di occupati. Dal 2004 a oggi sono spariti 200 mila posti di lavoro e si prevede che nel 2010 il declino proseguirà. La perdita di occupazione, più grave che nelle altre regioni del Mezzogiorno, ha colpito di più i giovani e i non laureati. In compenso, tra i laureati si registrano 50 mila nuovi occupati.
È forte il deficit d´istruzione: i laureati in Campania sono il 9 per cento della popolazione, il 61 per cento non ha nemmeno un diploma. La qualità dell´istruzione è molto bassa, i risultati delle prove Invalsi lo confermano. Rispetto al 2008 gli occupati sono scesi di 70 mila e di oltre 100 mila rispetto al 2007. Nel nuovo mercato del lavoro con orari e retribuzioni inferiori ai livelli dell´anno precedente, figurano gli “scoraggiati”, tra cui i cassintegrati, che hanno smesso di cercare occupazione.
Cifre che cadono come sassi nella sala del complesso di San Marcellino e Festo. Alla vigilia dell´incontro decisivo azienda-sindacati che deciderà le sorti dello stabilimento Fiat di Pomigliano d´Arco e delle sue 5000 tute blu sull´arrivo della Panda. Non fa sconti alla Campania la relazione curata da Giovanni Iuzzolino, responsabile dell´ufficio studi della Banca d´Italia di Napoli, guidata da Sergio Cagnazzo. Parla di «timidi e fragili segnali di ripresa», nel 2010 le imprese recupereranno i due terzi del fatturato perso nel 2008. Ma restano in attesa, stop a investimenti e occupazione. In platea per la Provincia c´è l´assessore Gennaro Ferrara, per il Comune l´assessore Diego Guida, per la Regione, invitato Caldoro e tutti gli assessori, sparuta e fugace presenza dell´assessore Vetrella.
L´indagine registra il calo del Pil (5,4 per cento), superiore al dato italiano (meno 5 per cento) e meridionale (meno 4,5 per cento). Il fatturato industriale scende dell´8,8 per cento, il debito delle amministrazioni locali s´impenna a 13,1 miliardi, uno in più rispetto al 2008, e incide del 13,9 per cento sul Pil regionale, il doppio rispetto alle altre regioni.
Racket delle estorsioni, traffico di droga, corruzione nel privato e nel pubblico, erogazione illegale del credito, usura e riciclaggio, rendono altissimi i costi pagati da imprese e cittadini. Citando il governatore Mario Draghi, il numero due della Banca d´Italia, Anna Maria Tarantola, ribadisce che «la criminalità organizzata altera le condizioni di concorrenza, ostacola l´accumulazione di capitale. Il fattore “clima sociale” è importantissimo per gli investimenti». Intanto calano i prestiti alle imprese più indebitate e a redditività inferiore, mentre continuano a crescere, sia pure a rilento, quelli erogati ad aziende a basso rischio.
Giudizio severo sulla qualità dei servizi erogati. A partire dalla sanità. «A parità di spesa nelle regioni italiane, la qualità è più bassa e non perché le risorse finanziarie siano inferiori». E poi c´è la giustizia, scarsamente produttiva. Ma, dice Tarantola, «molte cose si possono cambiare rapidamente se la comunità si abitua a fare monitoring, valuta le performance della pubblica amministrazione, e agisce sulla base del controllo e della trasparenza delle informazioni».

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