(ASCA) - Lussemburgo, 7 giu - ''Non c'e' stato spazio per una trattativa''. La Ue e' stata inflessibile sul termine del 2012 per l'innalzamento a 65 anni dell'eta' per le pensioni di vecchiaia delle donne del pubblico impiego, portandola al livello di quella dei colleghi uomini. Un termine considerato gia' 'una concessione', se si tiene conto che la sentenza della Corte di Giustizia risale al 2008 e intimava al nostro Paese di adeguare immediatamente la normativa.
Il Ministro del Lavoro, Maurizio Sacconi, ha riassunto cosi' l'esito dell'incontro bilaterale con la vice presidente della Commissione Ue e commissaria ai diritti fondamentali, Viviane Reding. Un appuntamento a margine del consiglio Ue dei ministri del Welfare che si e' svolto a Lussemburgo.
Viviane Reding ha giudicato ''ragionevole'' il termine del 2012 ed ha aggiunto: ''In ogni democrazia le sentenze vanno rispettate. Capisco che l'Italia ha difficolta' ma deve comunque ottemperare alla decisione della Corte di Giustizia.
Tutti gli Stati membri devono essere trattati in modo uguale''.
Attualmente la norma italiana prevede un meccanismo graduale che porta all'equiparazione a 65 anni per la pensione delle donne impiegate nella pubblica amministrazione nel 2018. La lettera da Bruxelles al governo italiano della scorsa settimana indicava la scadenza massima del 2012 per l'adeguamento mentre l'Italia ha messo sul tavolo una proposta che avrebbe fissato come termine il 2016. Ma niente da fare. E' rimasto il 2012, senza possibilita' di discussione. E probabilmente Sacconi non ha neanche forzato troppo la sua richiesta considerando che il rischio era di ''sanzioni pesantissime''. Sulla base di una simulazione, che il ministro ha fatto conoscere nel corso della conferenza stampa, la multa per l'Italia poteva oscillare, in funzione della gravita' e della durata dell'infrazione, tra un minimo di 11.904 euro e un massimo di 714.240 euro per ogni giorno successivo a quanto fissato dalla sentenza di condanna.
''Ho chiesto la gradualita' nell'applicazione delle sentenza in nome del criterio della programmazione della vita delle persone. Ma la signora Reding ha confermato l'inderogabilita' del termine del 2012 gia' indicato nella lettera - ha riferito Sacconi - e ha rifiutato il concetto della gradualita' sostenendo che il 2012 e' il massimo accettabile per una sentenza che doveva essere attuata immediatamente''. Della situazione ''ho gia' informato i Ministri Tremonti e Sacconi e nelle prossime ore informero' il Presidente del Consiglio. Il tema sara' poi discusso al Consiglio dei ministri di giovedi' prossimo''.
Si va verso uno sciopero? ''In generale penso che non convenga fare sciopero contro la pioggia''.
E' possibile qualche ulteriore tentativo di discussione o il Cdm dovra' limitarsi a 'prendere atto?'. La replica del ministro non lascia speranze: ''Immaginate in quale posizione si trovi un governo di fornte ad una sentenza della Corte di Giustizia e ad una commissaria che e' ferma nella convinzione che vada subito applicata''.
La norma sull'equiparazione a 65 anni per la pensione tra donne e uomini, ha ribadito Sacconi, ''non ha alcuna ricaduta sul lavoro privato'' e sara' inserita nella manovra all'esame del parlamento. ''E' il veicolo in corso piu' ragionevolmente utilizzabile''. Ma non serve per fare cassa.
Sacconi riportato una stima dell'Inpdap secondo cui sarebbero soltanto 30.000 le persone interessate il primo anno di attuazione e ''la quantificazione dei risparmi e' molto modesta''. Nella riunione odierna dei ministri Ue del welfare, ha detto infine Sacconi, e' stato ratificato il rapporto sulla sostenibilita' dei sistemi pensionistici del Paesi europei e quello italiano ''e' uno tra i migliori''.
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