Il Meridione non va considerato come un peso, ma come principale e forse unico spazio economico e sociale dove è ancora possibile mettere le ali alla crescita del paese.
Per confrontarsi sul ‘problema Italia’ con realismo e su basi analiticamente fondate, ci dicono gli autori, occorre riconsiderare ed utilizzare al meglio proprio quello storico dualismo che la realtà continua a riproporre con ostinata, caparbia cocciutaggine, concentrando ogni risorsa su una costruttiva linea di condotta che riproponga con forza il ruolo insostituibile del Mezzogiorno e del Mediterraneo nelle prospettive di ripresa del nostro sviluppo economico e civile, in una grande operazione-verità”.
Il saggio “fotografa il Meridione d’Italia in uno dei tornanti più difficili della sua storia, fiaccato da politiche nazionali che non solo sul piano finanziario ma anche su quello delle scelte economiche e istituzionali sono nettamente ostili e indebolito da carenze e limiti gravi propri della sua classe dirigente, intesa in senso lato e della sua comunità” mentre “società ed economia del Nord e del Sud del Paese, lungi dal convergere, segnano una progressiva disarticolazione che in un quadro di arretramento generale vede il Merzzogiorno in maggiore e crescente difficoltà”.
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