"A vent’anni dalla pubblicazione del documento " Sviluppo nella solidarietà. Chiesa italiana e Mezzogiorno", vogliamo riprendere la riflessione sul cammino della solidarietà nel nostro Paese, con particolare attenzione al Meridione d’Italia e ai suoi problemi irrisolti, riproponendoli all’attenzione della comunità ecclesiale nazionale, nella convinzione «degli ineludibili doveri della solidarietà sociale e della comunione ecclesiale […] alla luce dell’insegnamento del Vangelo e con spirito costruttivo di speranza»
E' quanto afferma la CEI presentando la propria riflessione nel documento su: “il mezzogiorno alle prese con vecchie e nuove emergenze” che in una prima parte parla dei cambiamenti avvenuti nel paese negli ultimi venti anni. “Con rinnovata urgenza – prosegue il documento CEI- si pone la necessità di ripensare e rilanciare le politiche di intervento, con attenzione effettiva ai «portatori di interessi» , in particolare i più deboli, al fine di generare iniziative auto-propulsive di sviluppo, realmente inclusive, con la consapevolezza che «sia il mercato che la politica hanno bisogno di persone aperte al dono reciproco» , di una cultura politica che nutra l’attività degli amministratori di visioni adeguate e di solidi orizzonti etici per il servizio al bene comune. Sul tema della modernizzazione, secondo la CEI, “Il Sud ha recepito spesso acriticamente la modernizzazione, patendo lo sradicamento disordinato dei singoli soggetti da una civiltà contadina che, invece di essere distrutta, doveva evolversi attraverso un graduale rinnovamento e una seria modernizzazione”.
Per quanto riguarda la componente femminile “Erede di una storia spesso segnata da sofferenza ed emarginazione, la donna costituisce per il Sud un’importante risorsa per la crescita e l’umanizzazione della comunità. Molte però sono le barriere ancora da superare, sia sul versante culturale che su quello sociale. Sussistono infatti visioni inaccettabili, come quelle alla base di un certo familismo o di una svalutazione della maternità e, più di recente, del ruolo di primo piano che le donne vengono a rivestire nella criminalità organizzata. Analisi aggiornate attribuiscono inoltre alle donne posizioni di marcato svantaggio nel superamento della disoccupazione e dell’inattività, con il risultato di vedersi riconosciuti meno diritti e inferiori opportunità. Ciononostante, la società meridionale è tuttora fortemente debitrice nei confronti della donna. Come scrivevamo nel 1989, essa «ha una ‘ministerialità’ sociale straordinaria» . Un insostituibile contributo nella direzione dell’emancipazione femminile e dello sviluppo collettivo è venuto in passato e tuttora va attribuito all’associazionismo religioso e alla preziosa opera svolta dalle donne nella comunità ecclesiale. Il Mezzogiorno non può fare a meno dell’originale e feconda partecipazione femminile per un suo sviluppo autentico e inclusivo.
Europa e Mediterraneo: "Purtroppo i dati statistici mostrano che il Mezzogiorno non coglie gran parte delle nuove opportunità date dal Mediterraneo considerato una vera e propria opzione strategica per il Mezzogiorno e per tutto il Paese, inserito nel cammino europeo e aperto al mondo globalizzato”.
La Cei è per un federalismo solidale: “Un sano federalismo, rappresenterebbe una sfida per il Mezzogiorno e potrebbe risolversi a suo vantaggio, se riuscisse a stimolare una spinta virtuosa nel bonificare il sistema dei rapporti sociali" ” Tuttavia, L’impegno dello Stato deve rimanere intatto nei confronti dei diritti fondamentali delle persone, perequando le risorse, per evitare che si creino di fatto diritti di cittadinanza differenziati a seconda dell’appartenenza regionale"
Una piaga profonda: la criminalità organizzata: «La mafia sta prepotentemente rialzando la testa», hanno denunciato i Vescovi della Calabria. «Di fronte a questo pericolo, si sta purtroppo abbassando l’attenzione. Il male viene ingoiato. Non si reagisce. La società civile fa fatica a scuotersi. Chiaro per tutti il giogo che ci opprime. Le analisi sono lucide ma non efficaci. Si è consapevoli ma non protagonisti» .
Povertà, disoccupazione, emigrazione: "La Chiesa in Italia continua a spendersi di fronte alle emergenze rappresentate dalla povertà, dalla disoccupazione e dall’emigrazione interna. La povertà è un fenomeno generale complesso e multidimensionale, che tocca aree dell’intero Paese. I dati negativi si concentrano però nelle regioni del Mezzogiorno, caratterizzate dalla presenza di molte famiglie monoreddito, con un alto numero di componenti a carico, con scarse relazioni sociali ed elevati tassi di disoccupazione. Questa situazione è favorita dalla bassa crescita economica e da una stagnante domanda di lavoro, che a loro volta provocano nuove povertà e accentuano il disagio sociale. Puntare sulla formazione professionale. I giovani del Meridione non devono sentirsi condannati a una perenne precarietà che ne penalizza la crescita umana e lavorativa". "Il flusso migratorio dei giovani, soprattutto fra i venti e i trentacinque anni, verso il Centro-Nord e l’estero, è la risultante delle emergenze sopra accennate. Oggi sono anzitutto figure professionali di livello medio-alto a costituire la principale categoria dei nuovi emigranti".
II. PER COLTIVARE LA SPERANZA: Un nuovo protagonismo della società civile e della comunità ecclesiale. "In questo impegno di promozione umana e di educazione alla speranza si è costantemente spesa la parte migliore della Chiesa nel Sud, che non si è solo allineata con la società civile più coraggiosa, rigettando e stigmatizzando ogni forma di illegalità mafiosa, ma soprattutto si è presentata come testimone credibile della verità e luogo sicuro dove educare alla speranza per una convivenza civile più giusta e serena .
"Il Progetto Policoro: costituisce una nuova forma di solidarietà e condivisione, che cerca di contrastare la disoccupazione, l’usura, lo sfruttamento minorile e il “lavoro nero”.
Da un Sud differenziato un impegno unitario Giova ricordare che il Mezzogiorno, dal punto di vista socio-economico, non è una realtà uniforme. Non bisogna perdere di vista, in tal senso, ciò che di buono è stato fatto in questi anni, assicurando un intreccio, spesso virtuoso, tra intervento pubblico e iniziativa privata, tenendo conto anche delle mutate condizioni del contesto internazionale con l’allargamento dell’Unione europea e l’entrata sul mercato mondiale di nuovi protagonisti.
III. LE RISORSE DELLA RECIPROCITÀ E LA CURA PER L’EDUCAZIONE-. "La missione pastorale della Chiesa: Le comunità cristiane costituiscono un inestimabile patrimonio e un fattore di sviluppo e di coesione di cui si avvale l’intero tessuto sociale. Il cristiano non si rassegna mai alle dinamiche negative della storia: nutrendo la virtù della speranza, da sempre coltiva la consapevolezza che il cambiamento è possibile e che, perciò, anche la storia può e deve convertirsi e progredire".
Condivisione ecclesiale Nello scambio tra le Chiese va promosso ogni impegno a superare le chiusure prodotte da inerzie e stanchezze, da una prassi pastorale ripetitiva, per giovarsi delle reciproche ricchezze, sperimentando la bellezza di essere Chiese con qualità e beni spirituali differenti, che attendono di poter donare e ricevere quanto il Signore ha suscitato e fatto crescere in ciascuna di esse.
Le sfide Cultura del bene comune, della cittadinanza, del diritto, della buona amministrazione e della sana impresa nel rifiuto dell’illegalità: sono i capisaldi che attendono di essere sostenuti e promossi all’interno di un grande progetto educativo. La Chiesa deve alimentare costantemente le risorse umane e spirituali da investire in tale cultura per promuovere il ruolo attivo dei credenti nella società. Infatti «per la Chiesa il messaggio sociale del Vangelo non deve essere considerato una teoria, ma prima di tutto un fondamento e una motivazione per l’azione» .
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