giovedì, febbraio 18, 2010

Cisl: emergenza sociale al Sud, Pil torna a livelli 2000

ROMA (17 febbraio) - Allarme della Cisl sul Mezzogiorno: il centro-Sud vive una situazione di «emergenza sociale» e il Pil «è tornato ai livelli del 2000».

È quanto emerge da una ricerca del Dipartimento Lavoro e Mezzogiorno della Cisl, presentata oggi a Roma nel corso del seminario S.o.s. mezzogiorno. In particolare, spiega il rapporto, dal 2001 al 2008, per sette anni consecutivi, il tasso di crescita del Pil del Sud, pari al 5%, è stato inferiore rispetto al resto del Paese (7,5%). Nel 2009 per effetto della crisi il Pil nazionale è diminuito del 4,9%, ciò significa che in un sol colpo il Mezzogiorno ha bruciato la crescita di sette anni ed è tornato ai livelli del 2000. «Ora serve una terapia d'urto per impegnare le risorse disponibili su investimenti, occupazione ed infrastrutture», ha spiegato il segretario confederale della Cisl, Giorgio Santini.

Secondo i dati elaborati dalla Cisl, nel terzo trimestre del 2009 la caduta occupazionale è più forte nel Sud, dove arriva al -3% rispetto al 2008, dato più elevato sia del Nord (-2,3%) che del Centro (-0,8%). Si è quindi ridotto ancora il tasso di occupazione, che precipita al 45%, perdendo l'1,5% rispetto al 2008 in egual misura tra uomini e donne, che scendono sotto il 31%, livello tra i più bassi in Europa. Colpisce particolarmente la caduta dell'occupazione nel comparto industriale che nel Sud diminuisce di quasi l'8%, fatto ancor più preoccupante se si considera che non comprende il dato delle grandi aziende in crisi (su tutte Fiat Termini Imerese e Alcoa) per le quali agisce ancora la Cig ma le cui prospettive sono molto incerte. Anche la spesa pubblica in conto capitale è scesa, passando dal 40,1% del 2001 al 34,9% del 2008. Ma anche le aziende e gli enti locali spendono poco e male al sud: il Contratto di programma delle FS destina nel Sud poco più del 20% degli investimenti, mentre a metà degli anni '90 si attestava al 30%.

Alla luce di questi dati, la Cisl sollecita attraverso un Patto Governo, Regioni, Parti Sociali, una terapia d'urto da utilizzare per investimenti, occupazione, infrastrutture i 60 miliardi di euro disponibili nel quadriennio 2010-2013, ottimizzando la spesa aggiuntiva dei Fondi Fas, per fronteggiare la crisi e sostenere la ripresa. Successivamente «va sviluppata la contrattazione sindacale decentrata sugli aspetti più marcatamente negoziali di questo piano», ha sottolineato il segretario confederale della Cisl, Giorgio Santini, «a partire dalla gestione delle crisi occupazionali, negoziando i nuovi piani industriali e/o le alternative produttive, ed accanto agli ammortizzatori sociali, i percorsi di riqualificazione professionale e di reimpiego».

Gli altri punti della piattaforma della Cisl sul Mezzogiorno riguardano la stipula di contratti aziendali con una flessibilità salariale in ingresso per i neo assunti; contratti di emersione e gestione dei voucher per il lavoro accessorio, per contrastare il dilagare del lavoro sommerso; la contrattazione decentrata per migliorare la qualità e la produttività nell'area della pubblica Amministrazione e dei servizi pubblici con il pieno coinvolgimento degli operatori».

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