sabato, ottobre 24, 2009

Primarie Pd, guerra sui sondaggi

SI ACCENDE LA CORSA PER LA SEGRETERIA - DOMANI SI VOTA DALLE 7 ALLE 20
Bersani: ho la maggioranza assoluta. Franceschini: rimonto, siamo testa a testa
FABIO MARTINI da La Stampa
ROMA
Vai a capire quanta gente voterà domani alle primarie del Pd. Nessuno - né i politici né i sondaggisti - riesce a prevederlo e il primo effetto di questo spaesamento è curioso: gli istituti di ricerca non vogliono esporsi, chiedono ai committenti che le loro previsioni restino riservate. Ma i sondaggi ci sono, eccome se ci sono. Per diverse settimane sono rimasti nascosti nei cassetti, ma a 24 ore dal voto, trapela qualcosa di più preciso.

Dallo staff di Pierluigi Bersani si fa sapere che i sondaggi in loro possesso indicano l’ex ministro dello Sviluppo Economico costantemente in testa, «da agosto fino ad oggi, con una percentuale che resta superiore al 50%». Dallo staff di Dario Franceschini si controbatte che le rilevazioni di un «autorevole istituto» segnalano una rimonta del segretario uscente, al ritmo di due punti a settimana negli ultimi 20 giorni e che l’ultimo report dà in equilibrio i due principali sfidanti.

Entrambi sotto il 50%, ma tra loro distaccati di percentuali irrisorie. Sondaggio sorprendente quello nelle mani dello staff di Franceschini, ma che immagina una platea di elettori superiore al milione e mezzo, traguardo al momento imponderabile. E non è certo casuale l’auspicio di Pierluigi Bersani: «Sarà un grande risultato se voteranno un milione e mezzo o due milioni di persone». Quattro anni fa, nell’ottobre del 2005, in occasione delle prime primarie, quelle che incoronarono Prodi come anti-Berlusconi, i votanti dichiarati furono 4 milioni e 300 mila. Due anni dopo, nelle Primarie di Veltroni, gli elettori dichiarati furono 3 milioni e 500 mila.

Ma in entrambe le occasioni è sempre restato il sospetto (mai dimostrato, mai fugato) di un effetto-doping sul numero complessivo dei votanti, ferme restando le percentuali per i diversi concorrenti. Domani mattina i diecimila seggi distribuiti in tutta Italia apriranno i battenti alle 7 del mattino e chiuderanno la sera alle 20, ed è prevedibile che attorno alle 23 si abbia a disposizione un campione tale da far capire se si andrà a un testa a testa, oppure se uno dei candidati sia così nettamente in vantaggio da far capire in anticipo l’esito finale.

E a conclusione di una campagna elettorale specialmente corretta, soprattutto tra i tre sfidanti, affiorano cadute di stile, slogan radenti. Nel fronte-Franceschini, è Piero Fassino che si è assunto l’onere di mettere in chiaro quel che è stato il vero messaggio subliminale della mozione: «Franceschini è l’unico candidato che possa garantire davvero la sopravvivenza del Pd». E quanto all’ex premier Massimo D’Alema, il principale sponsor di Bersani, se ne è uscito con una battuta sorprendente: «Ignazio Marino? E’ tra i miei più bravi collaboratori», «si è preso la libertà di candidarsi», ma «quando finirà questa avventura, tornerà a lavorare con la mia Fondazione».

Una battuta che ha indotto Sergio Cofferati a ribattere: «Sono molto curioso di sapere come risponderà Marino a questa chiamata alle armi del suo presunto datore di lavoro». Marino, curiosamente, non ha replicato ma uno dei capofila della sua mozione, Sandro Gozi, al telefonino dice: «Una battuta che si qualifica da sola, ma forse D’Alema si è dimenticato di un dettaglio: da nove anni lui non è più presidente del Consiglio».

E proprio nel rush finale, dopo tanti giudizi critici, ha deciso di schierarsi Arturo Parisi, uno dei padri del Pd: «Due anni fa mi capitò di dire che Veltroni, all’inizio il più vicino alla mia idea di Pd, era diventato presto il candidato più lontano, mentre questa volta per Franceschini è capitato l’opposto: partito come il più lontano, è diventato col tempo il più vicino per la sua capacità di schierarsi su posizioni innovatrici». Gli ha risposto Franceschini su Twitter: «Quella di Parisi è la scelta di un uomo libero con cui mi sono spesso scontrato e oggi è un orgoglio il sostegno di un padre dell’Ulivo e del Pd».

Un endorsement, quello di Parisi, che conferma la libertà e al tempo stesso la divisione degli amici di Romano Prodi in occasione di queste primarie: con Bersani si sono infatti schierati la sua portavoce Sandra Zampa, Giulio Santagata e Silvio Sircana. E lo stesso Prodi ha fatto capire che il suo voto andrà all’amico Pierluigi.

5 commenti:

Anonimo ha detto...

leggere l'intero blog, pretty good

Anonimo ha detto...

Perche non:)

Anonimo ha detto...

molto intiresno, grazie

Anonimo ha detto...

leggere l'intero blog, pretty good

Anonimo ha detto...

imparato molto