mercoledì, ottobre 21, 2009

Acli: Mezzogiorno questione dell'intero paese. Impegni comuni di Acli Puglia e Acli Lombardia

Che cento fiori crescano.....


Finalmente il tema dello sviluppo del Mezzogiorno e della sua partecipazione alla crescita complessiva del paese si fa strada con forza nel dibattito pubblico. Anche l'associazionismo assume la questione con un taglio solidale e attento al futuro.

In particolare segnaliamo il positivo percorso di confronto avviato tra le strutture regionali delle Acli pugliesi e lombarde che dopo un serrato confronto hanno firmato un documento comune.

Le ACLI già da tempo hanno avviato una riflessione tesa al rilancio del Mezzogiorno individuando nella costruzione di un Centro integrato di progettazione la pista per rendere operative ed efficaci le spinte al protagonismo sociale ed economico delle regioni meridionali. Su questa pista sta nascendo un vero coordinamento tra le regioni meridionali e si susseguono appuntamenti seri di studio e approfondimento. Dopo il Congresso nazionale delle ACLI che ha stabilito questo forte orientamento abbiamo discusso a Napoli della strategia generale, a Benevento sugli aspetti del lavoro e della formazione professionale, a Catania individuando una nuova visione di welfare oltre l'assistenzialismo. Il prossimo grande appuntamento lo avremo ad Agrigento in occasione del congresso nazionale di ACLI Terra.

C'è entusiasmo e volontà di cambiare la rotta. Nascono nuove idee e nuovi progetti come quello di "Risorsa Mezzogiorno" teso a valorizzare capitale umano, risorse locali e nuove classi dirigenti in un'ottica capace di guardare a tutta l'area territoriale del sud italia a partire dall'agricoltura con le specifiche tipicità, ai beni culturali e al turismo. Nascono riviste e si sperimentano collaborazioni operative per nuove imprese sociali.

Certo farlo insieme con le regioni del nord in una prospettiva di solidale e corretta reciprocità renderebbe tutto più forte e credibile. In questo senso l'appuntamento apulo- lombardo di Brescia è davvero un buon segnale per tutti.


Pasquale Orlando

Responsabile Centro per il Mezzogiorno delle ACLI


di seguito il documento approvato:



IL PAESE NON CRESCERA’, SE NON INSIEME; L’ASSOCIAZIONE NON CRESCERA’ E NON FARA’ CRESCERE IL PAESE, SE NON INSIEME”

18 ottobre 1989 – 18 ottobre 2009

A 20 anni dal Documento della Chiesa Italiana sul Mezzogiorno



Il 20° anniversario del Documento della Chiesa Italiana sul Mezzogiorno, vogliamo festeggiarlo cercando di tenere fede a quell’impegno che l’Episcopato italiano 20 anni or sono ci ha richiesto, richiamando “l’importanza di un laicato che nel Sud sia veramente costruttore di storia” .

Da autentici laici cristiani impegnati nella polis vogliamo, a partire dai contenuti della nota della Cei del 1989 e degli impegni che ci siamo assunti nel protocollo d’intesa tra le nostre Regioni del giugno 2008, essere fedeli ad un “principio di solidarietà reciproca”, che aiuti il nostro Paese, a partire dall’impegno interno ed esterno alla nostra Associazione, a risalire la china degli squilibri territoriali, superando gli individualismi e il soggettivismo esasperato su cui il bene comune non può per definizione fondarsi. In questo senso parlare ancora di questione meridionale vuol dire denunciare il fallimento della politica [1] deputata a superare gli egoismi di parte per fare sintesi attorno al bene comune di una comunità, come ha ricordato di recente il Presidente della Repubblica nella sua visita in Basilicata; così come realizzare il bene comune in materia di “sud”, richiede che della questione se ne occupino non solo i diretti protagonisti che vivono il territorio interessato, ma tutti coloro che vivono la vita della nazione (il confine a dire il vero non è molto netto se, come affermano taluni intellettuali la vecchia questione meridionale ha prodotto una nuova questione settentrionale).

In quest’ottica abbiamo, da cittadini cristiani impegnati, un compito di analisi e discernimento che rinforzi la coscienza di appartenere a un’unica nazione, in cui lo stereotipo sud venga almeno abbandonato in favore di quello de “i sud”, per compiere un’analisi corretta dell’esistente che fotografi tutte le aree del paese in difficoltà, a partire dalle loro diversità intrinseche (anche in modo da adottare “ricette” adatte); “i sud”, anche per abbandonare il “Mezzogiorno come categoria”, abbandonandolo, quindi, come realtà omogenea dal punto di vista territoriale e culturale: ecco i termini della visione sturziana della questione meridionale come “questione nazionale che non può essere ridotta a un fatto regionale” (con gli egoismi che la “regionalizzazione/territorializzazione campanilista” può generare); visione sturziana poi richiamata nella nota CEI del 1989 e da ultimo nel Comunicato finale del Consiglio permanente dei Vescovi del settembre u.s. (che annuncia un’assemblea generale da tenersi ad Assisi in novembre), ma anche nell’intervento del Presidente della Repubblica sopra richiamato. “I Sud”, anche per aprirsi alla visione del Sud Italia come ponte per il Mediterraneo e volano per l’economia italiana, un’area con 140 milioni di abitanti con 12 Stati sulla sponda Sud.

Il dibattito sugli squilibri territoriali nel Paese, consta di costanti culturali che vedono nel consolidamento del ruolo della società civile il volano della crescita del territorio. In questo senso, le iniziative acliste per il “bene comune”, a partire da quelle delle ACLI Pugliesi che hanno costituito i “Laboratori permanenti”, possono rappresentare una sperimentazione utile in questo senso; non fosse altro per marcare il ruolo, specie in certi territori, delle organizzazioni della società civile rispetto al peso del potere politico spesso invasivo delle stesse autonomie dei corpi intermedi diversi dai partiti.

A 20 anni dalla nota della Cei in cui l’Episcopato italiano invocava il “camminare insieme per crescere insieme”, (che un Vescovo Pugliese, Don Tonino Bello ci ha magistralmente insegnato), come condizione necessaria per la crescita di tutto il Paese, a noi spetta scandagliare il nostro operato quotidiano per verificarne la coerenza con il messaggio che “predichiamo”, a partire dall’impegno nella nostra Associazione: come realtà organizzata nazionale specchio fedele degli squilibri del Paese; come corpo intermedio complesso, deputato a contribuire alla crescita equilibrata del Paese in cui opera.

L’ASSOCIAZIONE NON CRESCERA’ E NON FARA’ CRESCERE IL PAESE SE NON INSIEME

Le ACLI rispecchiano quasi fedelmente la realtà del Paese in cui operano, con le sue contraddizioni e i suoi squilibri.

Gli ambiti di impegno e di successo dell’agire associativo e di servizio dei nostri territori, spesso sono egoisticamente protetti da chi eccelle (il comparto agricolo per il Sud, il Patronato per il Nord, solo per fare un esempio): nascono così gli embrioni di un’Associazione a più velocità in un Paese a più velocità.

Essere coerenti con il Magistero ecclesiale e con gli insegnamenti laici dei nostri statisti e intellettuali più brillanti, ma principalmente con la nostra vocazione popolare per ambiti e coinvolgimento dei destinatari della nostra azione, significa invertire radicalmente la rotta verso il metodo della condivisione e della concertazione, dei processi e dei risultati del nostro lavoro nell’ottica di crescere tutti e insieme.

L’ASSOCIAZIONE NON FARA’ CRESCERE IL PAESE SE NON INSIEME

Pensare a un Paese che cresce in modo equilibrato grazie al potenziamento del ruolo dei cittadini singoli e organizzati, senza pensare a realizzare “pensiero comune e coerente con il fare” a partire dalla nostra organizzazione, sarebbe non soltanto incoerente ma anche lesivo per il proposito che ci diamo per l’intero Paese.

GLI IMPEGNI:

  • ripartire dal protocollo del giugno 2008 per avviarne la sperimentazione;
  • allargare l’esperienza dei “laboratori permanenti per il bene comune” nati in Puglia per allargarli alla Lombardia, a partire da un primo tema “La delega dei servizi pubblici al privato sociale”, quale primo spunto di riflessione;
  • allargare l’esperienza del progetto “Innovatori di Sistema” delle ACLI Lombarde alle ACLI Pugliesi, sperimentandone l’esperienza in Puglia;
  • diffondere il “patto apulo-lombardo”, al confronto interno all’Associazione, aprendolo anche a contributi esterni, attraverso l’invio a tutte le sedi provinciali e regionali, oltre agli organi nazionali dell’Associazione;
  • presentare a il “patto apulo-lombardo” all’interno di una conferenza stampa/seminario da tenersi in Puglia i primi di novembre, in presenza dei Presidenti Regionali delle ACLI della Lombardia e della Puglia, oltre a i rispettivi rappresentanti istituzionali


Gianluca Budano, presidente Acli Puglia
Giambattista Armelloni, presidente Acli Lombardia

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