L’allarme del sindacato: a rischio cingalesi e ucraini che non potranno essere regolarizzati a settembre da Il Mattino MARISA LA PENNA La reazione ai divieti imposti dal nuovo decreto contro l’immigrazione clandestina non si è fatta attendere. In tanti stanno infatti mettendo alla porta i propri dipendenti fuorilegge. In pochi giorni, infatti, oltre trenta lavoratori senza permesso di soggiorno si sono rivolti al sindacato per essere tutelati. Ne parla Jamal Qaddorah, responsabile del coordinamento immigrati della Cgil Campania. «Nelle ultime ore abbiamo ricevuto una trentina di immigrati. Ci hanno riferito di essere stati licenziati dall’oggi al domani dai loro datori di lavoro. Si tratta essenzialmente di cingalesi e ucraini le cui posizioni non possono essere regolarizzate a settembre. Non solo. Numerosi sono gli extracomunitari cacciati di casa perchè sprovvisti di permesso di soggiorno. I proprietari degli appartamenti dati in affitto, nel timore di finire in galera, non esitano a sfrattare, da un’ora all’altra, i propri inquilini dai quali prendevano cospicue somme di danaro» rivela Jamal Qaddorah. Il sindacalista parla di circa cinquantamila immigrati senza permesso che risiedono attualmente sul nostro territorio. Dice: «Con l’ultimo decreto del 2007 furono 40mila le richieste avanzate da immigrati clandestini che volevano essere regolarizzati». Pasquale Orlando, presidente delle Acli di Napoli, commenta: «Col nuovo decreto il rischio di licenziamenti per gli extracomunitari non in regola è altissimo. Le famiglie, a questo punto, preferiranno prendere collaboratrici comunitarie, soprattutto romene, che non hanno bisogno di permesso di soggiorno. Insomma conviene poco regolarizzare una colf, anzi quello che accadrà, almeno secondo le Acli, è un cambiamento radicale del mercato del lavoro domestico». «Le collaboratrici tenderanno ad essere ancora più ricattabili sotto il profilo economico – spiega infine Orlando – e saranno sfruttate, privilegiando certamente quelle nazionalità che hanno maggiori possibilità di stare sul territorio italiano». Ma da chi è composto, cosa fa e dove vive quest’esercito di «illegali»? La comunità più grande, a dire di Jamal, è quella ucraina (colf e badanti), seguita da quella cinese (commercio e abbigliamento). Poi ci sono i cingalesi (collaboratori domestici), gli ivoriani(impegnati nell’edilizia, alle pompe di benzina e negli autolavaggi) i ghanesi (ambulanti, edilizia e agricoltura), i nigeriani (ambulanti), i senegalesi (ambulanti), marocchini-algerini e tunisini (agricoltura, edilizia), capoverdiani (colf), e quelli provenienti dal Bangladesch (abbigliamento tessile). «La normativa prevede la regolarizzazione solo per badanti e colf. Come sindacato, abbiamo invece chiesto di allargare il decreto a tutti i tipi di impiego, ovviamente documentato per ostacolare il lavoro nero» spiega infine Jamail Qaddorah. In città i clandestini pagano salato un tetto e un letto nelle strade a ridosso di piazza Garibaldi e nel centro storico (Quartieri spagnoli, Sanità, Forcella). Ma la maggior parte risiede sul litorale domitio (Villa Literno, Castelvolturno). | |
A partire dall'esperienza associativa vissuta nelle ACLI e da quella amministrativa a Napoli e Castellammare di Stabia utilizzo questo spazio per affrontare i temi del dialogo tra le generazioni, del lavoro, della formazione, del welfare, della partecipazione e della loro necessaria innovazione.
martedì, agosto 11, 2009
Raffica di licenziamenti per i fuorilegge
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