Sì alla regolarizzazione, ma anche per i «mariti delle colf». Le Acli commentano positivamente l'intesa che sembrerebbe raggiunta nel governo su un'ipotesi di regolarizzazione a settembre delle lavoratrici domestiche 'in nero', ma chiedono di estendere il provvedimento di emersione anche agli altri settori lavorativi, «dove lavorano molto spesso proprio i mariti di quelle colf di cui finalmente si riconosce il contributo prezioso». «Non solo le famiglie ma anche le imprese - dice il presidente delle Acli Andrea Olivero - si avvalgono di lavoratori immigrati senza i quali non riuscirebbero a portare avanti la loro attività. Non c'è motivo di escludere questi lavoratori e queste imprese dalla regolarizzazione».
Per le Acli, dunque, la strada della regolarizzazione 'allargata' è quella giusta, «ma attenzione - dice Olivero - a che non si trasformi in una beffa per quanti, sono decine di migliaia, hanno seguito le procedure del decreto flussi ma dal 2007 ancora attendono risposta alla loro domanda di assunzione, pur avendo già il lavoratore straniero dentro casa o in azienda. Occorre assolutamente consentire anche a loro di accedere alla regolarizzazione».
Per le Acli, dunque, la strada della regolarizzazione 'allargata' è quella giusta, «ma attenzione - dice Olivero - a che non si trasformi in una beffa per quanti, sono decine di migliaia, hanno seguito le procedure del decreto flussi ma dal 2007 ancora attendono risposta alla loro domanda di assunzione, pur avendo già il lavoratore straniero dentro casa o in azienda. Occorre assolutamente consentire anche a loro di accedere alla regolarizzazione».
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