Nel Sud-Italia crescita più bassa
e molto difficile ottenere credito
e molto difficile ottenere credito
ROMA
«Investimenti che rallentano, famiglie che non consumano»: sono le due cause principali della crisi al Sud secondo il Rapporto Svimez. Le famiglie «hanno ridotto al Sud la spesa dell’1,4% contro il calo dello 0,9% del Centro-Nord. Mentre gli investimenti sono scesi del 2,1% annuo dal 2001 al 2008, tre volte tanto rispetto al Centro-Nord (-0,6%), anche a seguito della riduzione o abolizione di alcune agevolazioni (credito d’imposta, legge 488)». Il risultato è «un Mezzogiorno in recessione, colpito particolarmente dalla crisi nel settore industriale, che da sette anni consecutivi cresce meno del Centro-Nord, cosa mai avvenuta dal dopoguerra a oggi. Un’area periferica da cui si continua a emigrare, dove crescono gli anziani ma non arrivano gli stranieri, dove esistono le realtà economiche eccellenti ma non si trasformano in sistema nè si intercettano stabilmente investitori e turisti stranieri».
Nel 2008 il Sud è calato dell’1,1%, «con una minima percentuale di differenza rispetto al Centro-Nord (-1%). Il Pil per abitante è pari a 17.971 euro, il 59% del Centro-Nord (30.681 euro), con una riduzione del divario di oltre 2 punti percentuali dal 2000 che però è dovuta solo alla riduzione relativa della popolazione. Un altro indicatore rende l’idea della situazione stagnante: nel 1951 nel Mezzogiorno veniva prodotto il 23,9% del Pil nazionale. Sessant’anni dopo, nel 2008, la quota è rimasta sostanzialmente immutata (23,8%). Dal 1951 al 2008 il Sud è cresciuto circa agli stessi ritmi del Centro-Nord, ma non è riuscito e non riesce a recuperare il gap di sviluppo». Secondo il Rapporto, «a livello regionale la Campania mostra una diminuzione del Pil particolarmente elevata (-2,8%), mentre le altre regioni meridionali presentano perdite più contenute. Meno colpita dalla crisi la Puglia (-0,2%)». Per quanto riguarda i settori, «l’agricoltura meridionale ha tenuto molto più di industria e servizi e ha invertito il trend negativo iniziato nel 2005. In particolare, molto positiva è stata la performance della Basilicata, con una crescita del Pil nel 2008 rispetto al 2007 di ben il 24%. A fare le spese maggiori della crisi l’industria, con un calo del Pil nel 2008 del 3,8%, mentre le produzioni manifatturiere hanno segnato un calo di oltre il 6%. A tirare giù l’industria meridionale soprattutto macchine e mezzi di trasporto (-10,5%), settore dei metalli e chimico-farmaceutico (-7,1%). In controtendenza invece il settore energetico. Perdita più contenuta nel settore dei servizi, dove, dopo quattro anni di forte crescita, nel 2008 il Pil è sceso dello 0,3%, con un calo quasi del 3% nel comparto commercio».
Il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano ha inviato al presidente dell’Associazione per lo Sviluppo dell’Industria nel Mezzogiorno, Nino Novacco in occasione della presentazione del «Rapporto SVIMEZ 2009 sull’economia del Mezzogiorno», un messaggio nel quale osserva che per superare davvero la crisi economica va colmato il gap tra Nord e Sud. «La crisi economica rafforza il convincimento - scrive Napolitano - che una prospettiva di stabile ripresa del processo di sviluppo debba essere fondata sul superamento degli squilibri territoriali, necessario per utilizzare pienamente tutte le potenzialità del nostro Paese. Il fatto che le politiche di riequilibrio territoriale messe in atto in passato abbiano conseguito risultati insufficienti rende certamente indispensabile un forte impegno di efficienza e di innovazione da parte delle istituzioni meridionali; ma questo impegno non sarebbe sufficiente senza il supporto di una strategia di politica economica nazionale mirata al superamento dei divari in termini di dotazione di infrastrutture, di investimento in capitale umano, di rendimento delle amministrazioni pubbliche e di qualità dei servizi pubblici».
«In un contesto nel quale la crisi economica rende più difficile il bilancimento tra i diversi obbiettivi, cresce l’incertezza sulle risorse disponibili, e insieme con essa, l’incertezza del quadro di riferimento delle politiche per il Mezzogiorno. Occorre reagire - rilancia il Capo dello Stato - accrescendo la consapevolezza, nelle Istituzioni ed in tutta la società italiana, del carattere prioritario e della portata strategica dell’obiettivo del superamento dei divari tra Nord e Sud. Il lavoro della Svimez offre un contributo importante allo sviluppo di un confronto nazionale, aperto ed approfondito, su questi temi; confronto che la stessa Svimez ed altre istituzioni culturali meridionalistiche ritengono, fondatamente, indispensabile». «I rapporti della Svimez sull’economia del Mezzogiorno offrono, ogni anno - conclude Napolitano -, un quadro accurato di informazioni e valutazioni che fornisce la base per una analisi critica degli andamenti recenti, aperta ad una riflessione sulle prospettive dell’economia meridionale nei suoi rapporti con l’economia nazionale ed internazionale. Nell’attuale situazione di crisi economica e finanziaria, che spinge a dare priorità agli interventi che possono mitigarne gli effetti sulle famiglie e sulle imprese, il lavoro della Svimez ci aiuta anche a comprendere la necessità di una analisi non limitata all’immediato».
«Investimenti che rallentano, famiglie che non consumano»: sono le due cause principali della crisi al Sud secondo il Rapporto Svimez. Le famiglie «hanno ridotto al Sud la spesa dell’1,4% contro il calo dello 0,9% del Centro-Nord. Mentre gli investimenti sono scesi del 2,1% annuo dal 2001 al 2008, tre volte tanto rispetto al Centro-Nord (-0,6%), anche a seguito della riduzione o abolizione di alcune agevolazioni (credito d’imposta, legge 488)». Il risultato è «un Mezzogiorno in recessione, colpito particolarmente dalla crisi nel settore industriale, che da sette anni consecutivi cresce meno del Centro-Nord, cosa mai avvenuta dal dopoguerra a oggi. Un’area periferica da cui si continua a emigrare, dove crescono gli anziani ma non arrivano gli stranieri, dove esistono le realtà economiche eccellenti ma non si trasformano in sistema nè si intercettano stabilmente investitori e turisti stranieri».
Nel 2008 il Sud è calato dell’1,1%, «con una minima percentuale di differenza rispetto al Centro-Nord (-1%). Il Pil per abitante è pari a 17.971 euro, il 59% del Centro-Nord (30.681 euro), con una riduzione del divario di oltre 2 punti percentuali dal 2000 che però è dovuta solo alla riduzione relativa della popolazione. Un altro indicatore rende l’idea della situazione stagnante: nel 1951 nel Mezzogiorno veniva prodotto il 23,9% del Pil nazionale. Sessant’anni dopo, nel 2008, la quota è rimasta sostanzialmente immutata (23,8%). Dal 1951 al 2008 il Sud è cresciuto circa agli stessi ritmi del Centro-Nord, ma non è riuscito e non riesce a recuperare il gap di sviluppo». Secondo il Rapporto, «a livello regionale la Campania mostra una diminuzione del Pil particolarmente elevata (-2,8%), mentre le altre regioni meridionali presentano perdite più contenute. Meno colpita dalla crisi la Puglia (-0,2%)». Per quanto riguarda i settori, «l’agricoltura meridionale ha tenuto molto più di industria e servizi e ha invertito il trend negativo iniziato nel 2005. In particolare, molto positiva è stata la performance della Basilicata, con una crescita del Pil nel 2008 rispetto al 2007 di ben il 24%. A fare le spese maggiori della crisi l’industria, con un calo del Pil nel 2008 del 3,8%, mentre le produzioni manifatturiere hanno segnato un calo di oltre il 6%. A tirare giù l’industria meridionale soprattutto macchine e mezzi di trasporto (-10,5%), settore dei metalli e chimico-farmaceutico (-7,1%). In controtendenza invece il settore energetico. Perdita più contenuta nel settore dei servizi, dove, dopo quattro anni di forte crescita, nel 2008 il Pil è sceso dello 0,3%, con un calo quasi del 3% nel comparto commercio».
Il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano ha inviato al presidente dell’Associazione per lo Sviluppo dell’Industria nel Mezzogiorno, Nino Novacco in occasione della presentazione del «Rapporto SVIMEZ 2009 sull’economia del Mezzogiorno», un messaggio nel quale osserva che per superare davvero la crisi economica va colmato il gap tra Nord e Sud. «La crisi economica rafforza il convincimento - scrive Napolitano - che una prospettiva di stabile ripresa del processo di sviluppo debba essere fondata sul superamento degli squilibri territoriali, necessario per utilizzare pienamente tutte le potenzialità del nostro Paese. Il fatto che le politiche di riequilibrio territoriale messe in atto in passato abbiano conseguito risultati insufficienti rende certamente indispensabile un forte impegno di efficienza e di innovazione da parte delle istituzioni meridionali; ma questo impegno non sarebbe sufficiente senza il supporto di una strategia di politica economica nazionale mirata al superamento dei divari in termini di dotazione di infrastrutture, di investimento in capitale umano, di rendimento delle amministrazioni pubbliche e di qualità dei servizi pubblici».
«In un contesto nel quale la crisi economica rende più difficile il bilancimento tra i diversi obbiettivi, cresce l’incertezza sulle risorse disponibili, e insieme con essa, l’incertezza del quadro di riferimento delle politiche per il Mezzogiorno. Occorre reagire - rilancia il Capo dello Stato - accrescendo la consapevolezza, nelle Istituzioni ed in tutta la società italiana, del carattere prioritario e della portata strategica dell’obiettivo del superamento dei divari tra Nord e Sud. Il lavoro della Svimez offre un contributo importante allo sviluppo di un confronto nazionale, aperto ed approfondito, su questi temi; confronto che la stessa Svimez ed altre istituzioni culturali meridionalistiche ritengono, fondatamente, indispensabile». «I rapporti della Svimez sull’economia del Mezzogiorno offrono, ogni anno - conclude Napolitano -, un quadro accurato di informazioni e valutazioni che fornisce la base per una analisi critica degli andamenti recenti, aperta ad una riflessione sulle prospettive dell’economia meridionale nei suoi rapporti con l’economia nazionale ed internazionale. Nell’attuale situazione di crisi economica e finanziaria, che spinge a dare priorità agli interventi che possono mitigarne gli effetti sulle famiglie e sulle imprese, il lavoro della Svimez ci aiuta anche a comprendere la necessità di una analisi non limitata all’immediato».
5 commenti:
Perche non:)
La ringrazio per intiresnuyu iformatsiyu
La ringrazio per intiresnuyu iformatsiyu
La ringrazio per intiresnuyu iformatsiyu
quello che stavo cercando, grazie
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