mercoledì, aprile 08, 2009

Napoli, nasce la Banca dei Poveri la Curia lancia il fondo per il microcredito

NAPOLI (8 aprile) - Un fondo di solidarietà per finanziare a tasso zero, con lo strumento del microcredito, piccole attività imprenditoriali gestite da persone che hanno perso il lavoro, non lo hanno mai avuto o sono vessati dagli usurai. Si chiama «Banca dei Poveri», porterà il nome del cardinale Sisto Riario Sforza, antesignano alla fine dell'800 a Napoli del microcredito ed è stata presentata oggi a Napoli dall cardinale Crescenzio Sepe. L'iniziativa fa parte della Lettera Pastorale «Dove possiamo comprare il pane?» che il cardinale stesso consegnerà questa sera in Duomo a tutti i sacerdoti della Diocesi che con lui concelebreranno la Messa Carismale. «Lungi dall'essere una misura di puro assistenzialismo, il microcredito - ha spiegato il cardinale Sepe - sarà la strada per far riemergere la creatività e l'ingegno della nostra gente, trasformando “l'arte di arrangiarsi”, peculiare della nostra terra in nuova vocazione al lavoro». Il fondo sarà aperto da una donazione dello stesso arcivescovo che devolverà un anno del suo stipendio e parte dei suoi risparmi personali per un ammontare di 50.000 euro.

«Questi due anni e mezzo a Napoli - ricorda Sepe - mi hanno insegnato che la generosità dei napoletani è grande; e anche per la Banca dei Poveri ognuno potrà dare il suo contributo secondo le sue possibilità; siamo tutti chiamati in causa per evitare che si inneschi e si acuisca una forte conflittualità sociale a causa della perdita di nuovi posti lavoro che gli analisti stimano per il futuro essere intorno ai 200.000».
Il fondo che sarà alimentato dai contribuiti donati dai sostenitori, sarà gestito da un istituto di credito non ancora individuato; le richieste di credito invece saranno vagliate e giudicate da una commissione di esperti che valuterà la fattibilità delle idee imprenditoriali da sostenere, accompagnandone la realizzazione. «Per la prima volta - sottolinea Don Gaetano Romano, vicario episcopale per la Carità - con la Banca dei Poveri si offre credito economico a chi non può offrire garanzia e si dà un'opportunità alle vittime dell'usura». La Banca dei Poveri della Diocesi di Napoli rientra nel Fondo Nazionale messo a punto dalla Cei per fronteggiare la crisi economica in cui confluiranno tutte le offerte raccolte il 31 maggio domenica di Pentecoste.

1 commento:

Anonimo ha detto...

Roma, 9 apr. - (Adnkronos) - Sara' la Caritas diocesana ad individuare, grazie alla segnalazione delle parrocchie, i piu' probabili candidati al microcredito offerto dalla Banca dei Poveri, istituita dal cardinale Crescenzio Sepe. Lo ha dichiarato monsignor Gaetano Romano, vicario episcopale per la Carita', a 'Il Mattino'. "Compito della Caritas - ha aggiunto - sara' anche intessere i rapporti con le banche e le fondazioni per incrementare le disponibilita' economiche del fondo istituito dal cardinale Sepe".

"La Caritas diocesana, le Caritas decanali e parrocchiali dovranno passare al vaglio le tantissime richieste", ha spiegato il monsignore. "La cernita verra' fatta dal parroco che conosce la realta' del territorio, la famiglia e l'effettiva necessita' del caso". Mentre "noi dovremmo inquadrare bene il progetto che viene presentato". Tenendo a mente che dinanzi a richieste di uguale necessita' "verranno preferiti i progetti che generano posti di lavoro", ha detto il monsignore.

La Banca dei Poveri proposta dal cardinal Sepe si ispira alla struttura del microcredito del bengalese Muhammad Yunus ma anche ad una tradizione tutta napoletana che risale ad oltre un secolo fa al cardinale Sisto Riario Sforza, antesignano alla fine dell''800 a Napoli del microcredito, che all'epoca apri' uno sportello per il prestito di denaro ai bisognosi. A lui il cardinale Sepe, ha intitolato la Banca Dei Poveri. Il fondo, nel quale il cardinale ha versato un anno del suo stipendio ed una donazione di 50mila euro, servira' per finanziare a tasso zero piccole realta' imprenditoriali gestite da persone che hanno perso il lavoro, non lo hanno mai avuto o sono vessate dagli usurai. "Il nostro e' un atto di fiducia totale nei confronti di chi non ha niente - ha spiegato monsignor Romano - Non chiediamo garanzie. Il rischio di perdere e' altissimo, ma la crisi economica e' tale che come chiesa non possiamo tirarci indietro".