È fondamentale, per Acli Terra, affermare la consapevolezza di una crisi alimentare che, a livello mondiale, divide popolazioni e forze sociali in relazione alle opportunità di cui esse dispongono sul drammatico confine dell’autosufficienza alimentare. La crisi impoverisce certamente le fasce più deboli della popolazione mondiale ed i paesi più poveri, che dipendono da quelli più sviluppati, innanzitutto perché non sono in grado di provvedere autonomamente al sostentamento primario delle popolazioni.
Il dibattito sulla qualità delle produzioni agricole, dei sistemi agroalimentari di riferimento, e dei relativi modelli di organizzazione comunitaria e sociale, che li caratterizzano, acquisisce, nel vivo delle attuali, drammatiche contraddizioni di una globalizzazione senza governance democratica, una nuova straordinaria centralità, un nuovo primato che dovrà riconoscere ed assegnare compiti nuovi al mondo agricolo.
Per Acli Terra, convenire, secondo principi di democrazia, di sussidiarietà e di solidarietà universali, ad affermare diritti fondamentali al cibo ed alla sicurezza alimentare, significa ridefinire un ruolo strategico per il comparto agricolo nel suo complesso e significa altresì stare dalla parte di quanti scelgono di mettere in discussione ingiustizie e squilibri che la crisi finanziaria globale ha brutalmente evidenziato.
Si tratta innanzitutto di riconoscere il ruolo fondamentale del comparto agricolo, che ripropone, in maniera non più rinviabile, la questione della governance globale dell’agricoltura e della sovranità alimentare, mentre risulta del tutto evidente che sono improponibili ed impraticabili soluzioni di neomercantilismo e di neocolonialismo.
Al centro di una nuova visione di una prospettiva di “neoumanesimo rurale” deve tornare il protagonismo dei territori e delle persone che lavorano in agricoltura e vivono la dimensione rurale, non solo per esigenze immediatamente economiche, ma anche per una scelta esistenziale, per una peculiare concezione anche della qualità della vita.
Si tratta di dar campo ad una visione culturale nuova, proiettata anche eticamente a contrastare speculazioni e sfruttamenti che sostengono antiche e nuove dipendenze tra pezzi differenti di società e tra aree del mondo, che hanno sempre minacciato la pace e la sicurezza globale.
In questa direzione va altresì affermata la volontà chiara di riconsiderazione del valore sociale, oltre che economico, di un modello di agricoltura di scala familiare, costituito su persone che conservano e valorizzano le risorse naturali, proteggono pratiche e culture di alimentazioni legate alle specificità e varietà dei territori, soddisfano bisogni alimentari fondamentali, tutelano stili di vita e di consumo a misura d’uomo, proteggono gli spazi rurali, ambientali e paesaggistici come beni sociali e comunitari.
Acli Terra pensa che il G8 agricolo debba rilanciare una forte idea di sviluppo agroalimentare autocentrato, proteso a valorizzare le risorse locali di tutte le aree del mondo, in Europa come in Africa, o nelle Americhe, nell’ottica di fare della sovranità alimentare un meccanismo di effetto politico reale, in grado di spezzare le nuove dipendenze internazionali che derivano da un ingiusto assetto economico mondiale che assegna a pochi soggetti politici e istituzionali il potere di decidere sulla testa e sulle sofferenze di milioni di attori sociali che vivono un loro drammatico disagio quotidiano perfino sul piano immediatamente esistenziale.
Il ruolo dell’Europa, in questa direzione, sarà fondamentale, a misura però di una scelta per la quale essa intenda riaffermare con forza le ragioni della sua originaria costituzione di soggetto portatore di sviluppo e di pace, attraverso politiche di cooperazione, e di garante del riconoscimento dei diritti fondamentali di tutte le comunità, a livello mondiale.
Sovranità alimentare vorrà dire allora che tutti i popoli e le nazioni avranno diritto a praticare le proprie scelte di politiche agroalimentari, nella consapevolezza, tuttavia, di una interdipendenza globale, per cui sarà certo un diritto per ogni popolo poter provvedere liberamente a se stesso, ma sarà altresì dovere indispensabile di tutti curare processi di integrazione economica a livello regionale e globale.
L’Europa si è assegnato un tale progetto all’atto stesso della sua costituzione, e all’atto della promozione di una politica agricola comunitaria che doveva garantire, oltre che autosufficienza alimentare, diritti e pace.
In questa prospettiva Acli Terra pensa ad un’agricoltura che esprima tutte le sue capacità multifunzionali, destinata sicuramente a produrre i beni ed il cibo necessari, caratterizzata da un forte radicamento territoriale e da una scelta di qualificazione della tipicità delle sue produzioni, ma pensa anche ad un ruolo proprio di un’agricoltura a dimensione territoriale e familiare, che tuteli l’ambiente, protegga le risorse naturali, assuma l’acqua, la terra ed il clima come beni fondamentali del creato, in grado di contribuire a sviluppare nuove e più moderne economie rurali.
Una prospettiva, in definitiva, che assegna un primato fondamentale ad un modello sociale dell’agricoltura, oltre che ad un suo ruolo immediatamente produttivistico.
Acli Terra riafferma, in questa ottica, le preoccupazioni che ha sempre espresso sulle convenienze ad ottenere energia dai cosiddetti biocarburanti, a difesa dei quali veri e propri potentati multinazionali inducono i paesi più poveri ad espandere le coltivazioni di cereali, destinate alla produzione di bioenergie, sottraendo così enormi quantità di terre alle coltivazioni di cereali per usi alimentari.
Nondimeno, Acli Terra ribadisce le preoccupazioni sempre rappresentate relative al rischio di mitizzazione delle biotecnologie e del ricorso alle colture di OGM.
L’una e l’altra esperienza hanno dimostrato di non essere in grado di risolvere i problemi della fame nel mondo, la cui vera, drammatica dimensione, etica e politica, più che dalla disponibilità complessiva di cibo, dipende principalmente dalla distribuzione ingiusta delle capacità di cui dispongono i popoli di provvedere da se stessi alle proprie esigenze di sopravvivenza. Torna dunque fondamentale il tema della democrazia e del governo democratico di tutte le incombenze economiche e sociali della globalizzazione.
Nessun commento:
Posta un commento