Allarme da uno studio sul mercato del lavoro a Napoli
Tantissimi vedono scendere il loro potere d'acquisto
NAPOLI — Ci sono migliaia e migliaia di lavoratori al nero. E questo è un fenomeno tanto grave quanto noto. Una piaga sociale, soprattutto nel Napoletano, con radici antiche e numeri impressionanti. Ma c'è anche un fenomeno nuovo, o meglio relativamente nuovo, che negli anni — però — sta assumendo i contorni di un'emergenza altrettanto grave: un esercito di lavoratori in... rosso. Nel senso che, oltre ai tantissimi (sempre più) che vedono scendere inesorabilmente il potere d'acquisto delle loro buste paga, c'è chi sullo statino si ritrova un mesto segno meno. Già, va in ufficio per un mese per poi dover restituire qualcosa all'azienda. Secondo un dossier elaborato dallo studio Pantano di Napoli, guidato una famiglia di consulenti del lavoro attiva nel settore da tre generazioni, dal 2002 in poi — «primo anno in cui abbiamo riscontrato tracce del fenomeno» — le buste paga in rosso sono aumentate a ritmi elevatissimi («un allarme che peraltro viene riscontrato da molti miei collegh »). E allo stesso tempo i posti di lavoro sono diminuiti. Se sette anni or sono su 848 statini analizzati — «relativi essenzialmente ad addetti di piccole e medie aziende (da uno a ottanta dipendenti) con stipendio medio netto di 1.200 euro» — si contavano 9 buste paga negative (per una percentuale pari all'1,06%), nel 2009, mese di gennaio, siamo passati a 94 su 484: ossia il 19,4%. Un'incidenza che si fa dir poco preoccupante. «Premesso che le imprese che noi seguiamo sono praticamente le medesime rispetto al 2002 e che, dunque, la forza occupazionale si è dimezzata — spiega Mario Pantano, titolare con il padre Giorgio dello studio professionale partenopeo — non si può celare il forte disagio sociale che cresce anche nel caso di chi un lavoro riesce faticosamente a conservarlo. Il nostro osservatorio non sarà di certo autorevole come un centro studi ufficiale, ma il numero delle aziende e degli addetti seguiti ci permette di analizzare con una buona approssimazione un trend sull'occupazione dipendente di fascia medio-bassa. Che è poi quella più esposta alla crisi e alla perdita di potere d'acquisto reale degli stipenti». Sfoglia un tabulato con i dati degli stipendi («regolarmente inviato all'Inail », tiene a precisare) e continua: «Come si fa ad arrivare al rosso in busta paga? Innanzitutto abbiamo verificato che il segno negativo, mediamente pari a 150 euro, compare per ogni persona coinvolta dal fenomeno dai quattro agli otto mesi all'anno. Una condizione che trova le sue ragioni in quattro parole chiave: l'assegno di mantenimento per l'ex coniuge (che secondo il nostro dossier incide per quasi la metà della paga); il quinto dello stipendio impegnato per un prestito; il doppio quinto (ora possibile) e la diffusissima abitudine di comprare tutto a rate. Ecco, combinando questi fattori, il risultato è una busta paga che può andare in rosso. O, se tutto va... bene, diventa irrisoria». E ancora: «Come faranno mai a campare queste persone? A qualcuno che viene fin qui a ritirare lo statino l'ho anche chiesto. Mi rispondono che la vita deve essere presa con filosofia, che siamo nati per soffrire. Sarà, ma io non riesco a capacitarmi». E, evidentemente, Pantanto non è l'unico a non capacitarsi. «Io e Mario siamo amici — racconta Patrizio Rispo, protagonista di Un posto al sole — e lui mi ha raccontato di questo fenomeno. Visto che siamo sempre stati attenti al sociale l'ho messo subito in contatto con il nostro lead writer Paolo Terracciano». Che a sua volta annuncia: «Il lavoro in rosso diventerà il tema di una storia all'interno della soap. La Rai ha dato già l'ok e il protagonista sarà il vigile urbano Guido (Germano Bellavia). Il tema è importante e quantomai attuale».
Paolo Grassi
Nessun commento:
Posta un commento