Respingere i negazionismi con la massima determinazione
Tener vivo il ricordo della Shoah e impegnarsi a trasmetterlo ininterrottamente, di generazione in generazione, può diventare oggi un originale contributo alla costruzione di una nuova era di responsabilità di cui le Acli condividono profondamente l’auspicio e il compito.
Valorizzare la memoria per edificare il futuro è una delle scelte più significative di pedagogia sociale e di cittadinanza attiva che oggi la nostra associazione può compiere.
La riflessione sulla Shoah dovrebbe offrire l’opportunità di fare i conti con il peso del passato per costruire il futuro con uno sguardo libero da ogni residua visione manichea, tra un regno del Bene contrapposto al regno del Male, poiché il grano e la zizzania crescono insieme sullo stesso terreno e su entrambi cade la pioggia e risplendono i raggi del sole. La banalità del male, di cui parla Hannah Arendt, è un fatto che non cessa di sorprendere perché fa capire che il male assoluto è stato perpetrato in modo ordinario da persone 'normali' che però hanno rinunciato alla propria capacità di 'pensare' con la loro testa pur di obbedire agli ordini impartiti dai rispettivi superiori. Cittadini del tutto irreprensibili davanti alla legge, ligi al senso del dovere, che hanno perfino adempiuto con grande zelo e cronometrica precisione il comando ricevuto. L’avvenimento singolarmente tragico della Shoah sta invece a dimostrare che non è degno dell’uomo abdicare alla responsabilità delle proprie azioni, neanche quando queste sono compiute in nome dell’obbedienza. Una coscienza civile non si riduce mai ad essere pura esecuzione, e una persona può dirsi veramente consapevole solo quando non rimane a guardare davanti alla sopraffazione, alla violenza e all’ingiustizia, perché è appunto in questo silenzio assordante che i meccanismi de-umanizzanti possono giungere ad annientare incontrastati, il volto dell’altro, fino a quando ci accorgiamo che l’altro non c’è più. La memoria dell’irreparabile che ci viene dal passato deve anche oggi attivare un forte senso di vigilanza affinché anche nei conflitti attuali - dalle discriminazioni razziali all’uso delle armi - non venga mai superata la soglia estrema della legalità e del diritto internazionale. È in questa luce che la lezione del passato potrà trasformarsi in un monito sul presente e aprire sentieri di dialogo e spiragli di conciliazione che spesso si ritengono impossibili e impraticabili.In questo senso, revisionismi e negazionismi sono da respingere con la massima determinazione, da qualsiasi parte essi provengano, ancor più se presentati nella forma di slogan sbrigativi o di subdole e ingannevoli mistificazioni scientifiche. Neutralità ed equidistanza sono categorie improponibili mentre facciamo memoria della Shoah, poiché solo mettendoci dalla parte delle vittime riusciamo a capire pienamente il carattere etico-civile che assume per ogni futuro umanesimo. Soprattutto nella presente società caratterizzata da una preoccupante disorientamento educativo si sente la necessità di dar vita ad una pedagogia della memoria per ricucire il legame tra una generazione e l’altra poiché il più delle volte esiste una frattura, una distanza, uno scollamento, un vuoto che attende di essere colmato ma che spesso né la famiglia, né la scuola, né le associazioni del civile e ancora meno la politica hanno la forza per porvi rimedio con opportune iniziative e proposte di intervento.Piuttosto che parlare di giovani che non si porrebbero più domande di senso, bisognerebbe parlare forse di adulti che non sanno più dare risposte e stimolare le nuove generazioni a guardare al futuro valorizzando il passato.
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