Natale con i poveri: molto più di un Natale “alternativo"
Mario Marazziti
(da Aesse 12 2008)
Natale è la festa cristiana più sentita da chi cristiano non è. Contiene l’inizio, il mistero, e tutto il cambiamento di cui il mondo ha bisogno, senza segni eclatanti, senza forza: un bambino, l'incarnazione, i pastori, l’alloggio di fortuna, il freddo, il calore di una piccola famiglia, la salvezza e il bisogno di salvezza. Ma se ci si mette all’altezza dei poveri si scopre che Natale, per chi è solo, può diventare una maledizione, anziché una benedizione.
Il Pranzo di Natale della Comunità di Sant’Egidio a Roma è iniziato così, da una visione. La Comunità era già accanto ai poveri, ma ci chiedevamo se davvero vedevamo il bisogno di chi era più marginale: anche chi era già impegnato con gli anziani, i bambini, gli immigrati che facevano la loro comparsa tra noi, si è guardato più intorno, si è fermato, come fece il Buon Samaritano. Anche per non diventare come leviti e sacerdoti già presi dalla loro visione di giustizia o religiosa, fino a non incontrare più i poveri “veri”.
Per questo si sono aperte le porte della basilica di Santa Maria in Trastevere, come era accaduto con Gregorio Magno, come era successo anticamente nella basilica di San Pietro, perché i poveri trovassero da mangiare e una famiglia.
Nel 1982 erano circa una cinquantina di invitati: alcuni anziani del quartiere, persone senza casa conosciute nelle strade di Roma. Sono passati più di 25 anni e l'immagine della basilica romana di Santa Maria in Trastevere apparecchiata a festa è diventata, negli anni, uno dei simboli della Comunità di Sant’Egidio ma anche la rappresentazione di un presepe moderno, un modo diverso di guardare al mondo dei poveri che purtroppo solitamente sono esclusi da questa festa. Di anno in anno la tavola si è allargata e da Trastevere ha raggiunto tante parti del mondo, dovunque la Comunità è presente. Un Natale straordinario che nel 2007 ha coinvolto circa 100.000 persone in 70 paesi diversi. Gente che vive nella strada, negli istituti, nelle carceri. Molti pranzi di Natale vengono realizzati da Comunità che vivono anch’esse una condizione di indigenza e che raccolgono con un grande lavoro tutto quello che serve. È quanto avviene in molti paesi dell’Africa dove partecipano al pranzo di Natale decine di migliaia di poveri.
Ma non vuole essere un Natale “alternativo”: quello dei poveri al posto di quello dei ricchi. Non può sussistere un “Natale contro”. Questa grande festa vuole restituire al Natale il suo vero significato: quello di una grande e composita famiglia fatta di persone diverse per età, nazionalità, cultura e condizione differenti che si riunisce, come a Betlemme, per far festa attorno a Gesù che nasce. Una famiglia strana e multiforme, così come è multietnica e multiculturale la famiglia umana.
In un mondo attraversato da conflitti, incomprensioni, dove i poveri diventano sempre più poveri, agli inizi di una grande crisi sociale che impoverisce anche chi povero non era, è una grande occasione di ripensamento e un inizio semplice per fare essere il mondo come dovrebbe e come può essere.
Mario Marazziti
(da Aesse 12 2008)
Natale è la festa cristiana più sentita da chi cristiano non è. Contiene l’inizio, il mistero, e tutto il cambiamento di cui il mondo ha bisogno, senza segni eclatanti, senza forza: un bambino, l'incarnazione, i pastori, l’alloggio di fortuna, il freddo, il calore di una piccola famiglia, la salvezza e il bisogno di salvezza. Ma se ci si mette all’altezza dei poveri si scopre che Natale, per chi è solo, può diventare una maledizione, anziché una benedizione.
Il Pranzo di Natale della Comunità di Sant’Egidio a Roma è iniziato così, da una visione. La Comunità era già accanto ai poveri, ma ci chiedevamo se davvero vedevamo il bisogno di chi era più marginale: anche chi era già impegnato con gli anziani, i bambini, gli immigrati che facevano la loro comparsa tra noi, si è guardato più intorno, si è fermato, come fece il Buon Samaritano. Anche per non diventare come leviti e sacerdoti già presi dalla loro visione di giustizia o religiosa, fino a non incontrare più i poveri “veri”.
Per questo si sono aperte le porte della basilica di Santa Maria in Trastevere, come era accaduto con Gregorio Magno, come era successo anticamente nella basilica di San Pietro, perché i poveri trovassero da mangiare e una famiglia.
Nel 1982 erano circa una cinquantina di invitati: alcuni anziani del quartiere, persone senza casa conosciute nelle strade di Roma. Sono passati più di 25 anni e l'immagine della basilica romana di Santa Maria in Trastevere apparecchiata a festa è diventata, negli anni, uno dei simboli della Comunità di Sant’Egidio ma anche la rappresentazione di un presepe moderno, un modo diverso di guardare al mondo dei poveri che purtroppo solitamente sono esclusi da questa festa. Di anno in anno la tavola si è allargata e da Trastevere ha raggiunto tante parti del mondo, dovunque la Comunità è presente. Un Natale straordinario che nel 2007 ha coinvolto circa 100.000 persone in 70 paesi diversi. Gente che vive nella strada, negli istituti, nelle carceri. Molti pranzi di Natale vengono realizzati da Comunità che vivono anch’esse una condizione di indigenza e che raccolgono con un grande lavoro tutto quello che serve. È quanto avviene in molti paesi dell’Africa dove partecipano al pranzo di Natale decine di migliaia di poveri.
Ma non vuole essere un Natale “alternativo”: quello dei poveri al posto di quello dei ricchi. Non può sussistere un “Natale contro”. Questa grande festa vuole restituire al Natale il suo vero significato: quello di una grande e composita famiglia fatta di persone diverse per età, nazionalità, cultura e condizione differenti che si riunisce, come a Betlemme, per far festa attorno a Gesù che nasce. Una famiglia strana e multiforme, così come è multietnica e multiculturale la famiglia umana.
In un mondo attraversato da conflitti, incomprensioni, dove i poveri diventano sempre più poveri, agli inizi di una grande crisi sociale che impoverisce anche chi povero non era, è una grande occasione di ripensamento e un inizio semplice per fare essere il mondo come dovrebbe e come può essere.
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