giovedì, novembre 27, 2008

«Via il glamour dai boss»: Saviano spiega la camorra agli studenti californiani

sul settimanale «A»

«Via il glamour dai boss»: Saviano spiega la camorra agli studenti californiani

Centinaia di universitari americani alla «lezione» dello scrittore a Los Angeles. E per lui rinunciano al basket

NAPOLI - E' difficile spiegare la camorra ai ragazzi americani. Una realtà lontana, che i teenagers d'oltreoceano possono solo intuire attraverso le frequenti incursioni che tanto cinema e tv statunitensi hanno compiuto nel mondo della criminalità organizzata di matrice italiana, o più spesso italo-americana. Ci è riuscito però Roberto Saviano, che durante la sua trasferta negli States per presentare «Gomorrah» - questo il titolo negli USA - al pubblico americano, ha incontrato professori e studenti alla prestigiosa University of Southern california, dove, ironia del caso, hanno studiato anche i registi Steven Spielberg e George Lucas.

«NON CONFONDETEMI CON UNO DI LORO» - «Quando andate al cinema, non guardate al mafioso come ad un eroe. E soprattutto vi prego, non confondetemi con uno di loro - sono state le raccomandazioni agli studenti americani del giovane scrittore, riportate dal settimanale «A» - Una volta, durante un ricevimento all'estero, una signora mi trattava con rispetto e ammirazione perchè aveva capito che mi chiamavo Roberto Soprano. Forse pensava che fossi un parente di Tony Soprano, il boss mafioso della serie tv. Io voglio continuare a fare tutto il possibile per togliere il "glamour" alle figure della malavita organizzata».

LA PARTITA DEI LAKERS? MEGLIO SAVIANO - E' difficile del resto distinguere tra realtà e finzione per ragazzi che timidamente confessano che pur di ascoltare lo scrittore hanno rinunciato ad andare alla partita dei Los Angeles Lakers contro i Detroit Pistons. E invece del basket, orgoglio nazionale per tutti i tifosi americani, preferiscono una intera rassegna di film su Napoli e la sua realtà. Ammirazione di Saviano per i titoli scelti: «L'oro di Napoli» di De Sica, «Morte di un matematico napoletano» di Martone, «Il divo» di Sorrentino e «Le mani sulla città» di Rosi. «Voi - prosegue Roberto - mentre guardate un film sulla mafia o sulla camorra, non dimenticatevi mai della realtà. Ciò che vedete è fiction, certo, ma magari a trecento metri dal cinema c'è qualcuno in una situazione simile. La ferocia delle cose che ho scritto nel mio libro è tutta vera. Dimostrata da dati, inchieste, processi. Non ho inventato niente». I giovani universitari che lo ascoltano forse pensano ad una realtà molto lontana da loro, ma Saviano sa bene che a poche centinaia di metri dal campus in cui sta parlando c'è la violenza delle gang di L.A., che non è poi molto diversa dalla ferocia delle faide di Scampia.

A.S.

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