ENRICA PROCACCINI La protesta stavolta sceglie metafora il gioco dell’oca. I lavoratori napoletani degli enti di ricerca e delle università hanno organizzato, ieri pomeriggio, un singolare gioco dell’oca a piazza San Domenico Maggiore. Tiri il dado e vai su un borsista, ritiri e avanzi su un dottorando o un assegnista. Le 150 caselle sono le fotografie dei ricercatori che hanno messo a disposizione la propria immagine, tutta da calpestare, ma solo per un giorno. La metafora rimanda alla riduzione dei fondi ordinari per la ricerca e al blocco del processo di stabilizzazione dei precari, misure «che calpestano la ricerca» e contro cui il coordinamento dei precari, insieme con la Flc-Cgil (Federazione dei lavoratori della conoscenza), è scesa in piazza ieri pomeriggio e parteciperà alla manifestazione nazionale, a Roma, venerdì prossimo. Tra le 150 «facce» disposte sul lastricato della piazza, volti noti come quello del preside della facoltà di Biotecnologie, Gennaro Marino, o quello di Rosario Palumbo, che insegna Chimica alla Federico II. Ma anche tanti precari, tecnici, amministrativi, tempi determinati e «cococo». «Sono la numero 142 nella lista dei tecnologi e ricercatori del Cnr - dice Katia D’Ambrosio, ricercatrice a tempo determinato, dal 2003, all’Istituto di Biostrutture e Bioimmagini (Ibb) - dopo la stabilizzazione ad aprile scorso di circa 250 persone, a settembre sarebbe dovuto toccare a me. E invece è arrivato Brunetta, ha bloccato tutto e oggi, nonostante la sua parziale retromarcia, non so che cosa sarà di me». Stessa incognita per Germano Delfino, tecnico dell’Ibb-Cnr. «Dopo la laurea ho lavorato prima con un privato, poi sono entrato con un concorso al Cnr a Roma, dopo 5 anni non mi hanno rinnovato il contratto e sono tornato a Napoli dove ho ottenuto un cococo all’Ibb-Cnr che scade ad aprile: dopo 36 mesi di collaborazione, o mi stabilizzano o vado a casa». In Piazza San Domenico, un videoproiettore manda le immagini di ricercatori dell’Istituto di Ottica applicata del Cnr. E ancora informazioni sulle nuove normative che investono direttamente o indirettamente il campo della ricerca, dal decreto 133, ribattezzato «l’ammazza-precari», al 155, il decreto «salva-banche», che storna risorse per la stabilità del sistema creditizio. A Napoli, per il presidio, arriva anche Marco Broccati, segretario nazionale della Flc. «Questa volta - dice - non è come le altre: non si tratta di una Finanziaria che chiude un po’ i rubinetti. Con la riduzione dei finanziamenti alle università, il blocco delle assunzioni e la facoltà degli atenei di diventare fondazioni, rischiamo di vedere la fine dell’università nel giro di due anni». A un anno dalla pensione, scende in piazza anche Goffredo Zehender, ricercatore Cnr: «In un Paese che calpesta la ricerca pubblica, non ho potuto creare intorno a me e ai miei progetti un gruppo di giovani ricercatori. E ora non so a chi passare il testimone. Con il ministro Mussi avevamo avviato un processo di partecipazione per la riforma dell’università e della ricerca, oggi tutto questo è sfumato». Intanto dalla piazza si leva anche un appello all’ex ministro Luigi Nicolais, che pur viene dal mondo accademico: «Se ci sei, batti un colpo».
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