leggete tutto e fatevi un giudizio sui testi originali.
Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca
Dipartimento per l’istruzione
Schema di piano programmatico del Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca di
concerto con il Ministro dell’Economia e delle Finanze
di cui all’art. 64 del decreto legge 25 giugno 2008, n. 112 convertito dalla legge 6 agosto 2008, n. 133
PREMESSA
Il nostro sistema d’istruzione sta vivendo da anni una preoccupante crisi i cui effetti sono tra l’altro
evidenziati da ricorrenti indagini nazionali ed internazionali: a fronte di una spesa per allievo superiore
alla media OCSE, di un rapporto insegnanti studenti decisamente più alto rispetto alla media europea
(9,2 insegnanti per cento studenti che raggiunge l’11,5 se si tiene conto degli insegnanti di sostegno,
degli insegnanti che svolgono attività diverse dall’insegnamento e dagli insegnanti soprannumerari
ecc..), si riscontrano consistenti divari tra gli esiti scolastici degli studenti italiani e quelli degli altri
paesi OCSE e ritardi significativi nei livelli di conoscenza e di competenza relativi agli apprendimenti
di base ed in particolare della matematica e della comprensione linguistica. A questo si aggiungono
diffuse forme di disinteresse degli alunni verso la scuola, demotivazione e stanchezza del personale
anche in assenza di incentivi e riconoscimenti del merito e un preoccupante clima di incertezza e di
sfiducia.
Un bilancio deludente che pone una seria ipoteca sul futuro dei nostri giovani, chiamati a confrontarsi
tra loro in un contesto internazionale globalizzato, dove la conoscenza è fattore prioritario di crescita
personale e collettiva e l’investimento più produttivo è quello in capitale umano. E’ noto, infatti, che
nella società in cui viviamo la “qualità” delle risorse umane costituisce un bene primario e strategico di
straordinaria importanza per interpretare correttamente e governare l’innovazione e il cambiamento, per
sostenere e orientare le vicende economiche, per essere competitivi, per dare solidità e stabilità alle
istituzioni democratiche, per assicurare coesione sociale e promuovere la piena fruizione dei diritti di
cittadinanza, per raggiungere livelli di benessere accettabili e duraturi.
Ma “qualità” delle risorse umane significa “qualità” dell’istruzione, centralità della scuola quale sede
privilegiata di formazione integrale della persona, di crescita umana, civile e culturale delle giovani
generazioni e fondamentale fattore di sviluppo della società nel suo complesso.
Nel nostro Paese, alle profonde trasformazioni intervenute nella vita individuale e negli assetti sociali,
ai nuovi scenari disegnati dalla scienza e dalla tecnologia, alle nuove logiche della produzione e del
mercato del lavoro non è corrisposta una politica dell’istruzione che realizzasse un disegno organico ed
un intervento riformatore unitario e condiviso e, comunque, tale da adeguare alla mutevole realtà gli
ordinamenti scolastici, i percorsi formativi, i modelli organizzativi e didattico-pedagogici, i profili
professionali degli insegnanti, i sistemi di valutazione.
Le riforme e le innovazioni introdotte negli ultimi decenni hanno conosciuto vicende alterne e spesso
tormentate, spinte in avanti, ritorni al passato e rifacimenti che ne hanno impedito la completa
attuazione, generando confusione e sensibili ritardi nel processo di modernizzazione. Si rende perciò
necessario un profondo e sereno ripensamento dell’impianto complessivo del nostro
sistema scolastico, e l’avvio e la gestione di una fase di revisione, riordino ed “essenzializzazione”
dell’intero quadro normativo, ordinamentale, organizzativo e operativo. Non tanto si tratta di
aggiungere a quelle esistenti altre soluzioni innovative, ma di razionalizzare e semplificare l’esistente e
rendere pienamente efficienti i servizi scolastici al fine di raggiungere risultati qualitativi migliori e di
più alto profilo.
Il presente piano programmatico, elaborato in attuazione dell’art. 64, comma 3, del decreto legge 25
giugno 2008, n. 112 convertito dalla legge 6 agosto 2008, n. 133, si fa interprete di questa esigenza,
individuando un quadro organico di interventi e misure volti a realizzare contestualmente sia il riassetto
della spesa pubblica sia l’ammodernamento e lo sviluppo del sistema.
Ai fini suddetti sono stati tenuti in debita evidenza gli elementi di successo degli apprendimenti
evidenziati nel “Quaderno bianco sulla scuola”, elaborato d’intesa tra il Ministero dell’Istruzione e
quello dell’Economia e che si ritiene utile richiamare:
- percorsi formativi caratterizzati dalla chiarezza dei profili di uscita, dagli obiettivi e dai livelli di
apprendimento per ogni ciclo di studi;
- essenzialità, coerenza e continuità dei contenuti dei curricoli e dei piani di studio, nella prospettiva di
un progressivo passaggio ad una didattica per competenze, i cui esiti vanno certificati con “strumenti”
oggettivi;
- autonomia didattica e di ricerca delle scuole nell’organizzare le soluzioni più efficaci per raggiungere
i livelli di apprendimento previsti e per superare i fenomeni di dispersione e di insuccesso scolastico;
- un sistema di monitoraggio e di valutazione che misuri conoscenze, competenze e abilità degli
studenti nel tempo, offrendo elementi per una didattica più personalizzata e assicurando maggiore
omogeneità degli esiti tra le diverse aree del Paese;
- forme integrative della retribuzione di base, legate al riconoscimento del merito, in un contesto di
autonomia organizzativa, didattica e di ricerca, sia a livello di istituzione scolastica che di singolo
docente.
In consonanza con gli obiettivi e le strategie utilizzati in ambito internazionale, per realizzare il
successo scolastico, il piano intende coniugare il dato quantitativo relativo al migliore assetto delle
classi e alla riduzione degli indirizzi e dei carichi orario di insegnamento con quelli della migliore
qualità dei servizi scolastici e di un efficace dimensionamento del sistema e a un più produttivo
impegno degli insegnanti.
Le soluzioni di carattere strutturale e le politiche del territorio per rivelarsi produttive di effetti e
assicurare il successo scolastico debbono essere sostenute da un corretto e ben ponderato impiego delle
risorse professionali della scuola, attraverso l’adozione di interventi e misure che, nel mentre eliminino
sprechi e sottoutilizzo di mezzi, responsabilizzino e recuperino motivazioni, valorizzino il merito,
coinvolgano e rendano partecipi nelle scelte, conferiscano maggior ruolo, diano un più avvertito senso
di appartenenza.
Si rende pertanto necessario ed urgente procedere alla revisione degli ordinamenti scolastici, dei piani
di studio e dei quadri orari, all’attivazione di politiche del territorio efficaci, alla definizione e al
riordino del sistema di istruzione professionale corrispondente alle attese ed ai bisogni della collettività:
il tutto all’insegna della “essenzialità” e della “continuità” e alla luce di quanto previsto dalle
Indicazioni nazionali da ridefinire rapidamente, tenendo anche conto, per il primo ciclo, degli esiti delle
sperimentazioni in atto.
Si ritiene poi preliminare rispetto alle altre azioni e non più rinviabile, una complessiva e incisiva
revisione della rete scolastica e dell’offerta formativa sul territorio, che elimini nel triennio duplicazioni
di indirizzi - spesso frutto della pura sedimentazione di innovazioni successive e della mancanza di
proficui raccordi e interazioni tra i livelli istituzionali, i soggetti e gli organismi rappresentativi
interessati - e legittimi la presenza di istituzioni scolastiche secondo criteri di corretto
dimensionamento, sulla base dei parametri previsti dal DPR 233/98 per l’attribuzione dell’autonomia.
A tal fine occorre stabilire una forte interlocuzione con le Regioni e gli Enti locali, al fine di consentire
agli stessi, anche con la collaborazione degli Uffici Scolastici Regionali e Provinciali, scelte di politica
scolastica più aderenti ai bisogni del territorio e meglio integrate con la formazione professionale,
l’istruzione post-secondaria e l’istruzione per gli adulti.
Per poter raggiungere gli obiettivi di razionalizzazione e di sviluppo previsti dal presente piano si
richiede, inoltre, un forte impegno che porti ad un’intesa con la Conferenza unificata e crei le
condizioni per una progressiva attuazione di quanto previsto dal novellato titolo V della Costituzione.
Gli interventi finalizzati al razionale ed efficace utilizzo delle risorse - che si inseriscono nel più ampio
contesto di un globale riassetto della spesa pubblica che il Governo è chiamato inderogabilmente ad
avviare – mirano ad incrementare di un punto il rapporto alunni/docenti e a ridurre del 17% la
consistenza del personale ATA. Contrariamente a quanto avvenuto nel passato, mirano anche a
realizzare il riordino complessivo del sistema, attraverso la valorizzazione dell’autonomia delle unità
scolastiche, il pieno coinvolgimento delle Regioni e delle Autonomie locali, una nuova governance
territoriale dell’istruzione/formazione e un più appropriato ed efficace utilizzo delle risorse.
Il 30% delle economie che saranno realizzate sarà destinato al merito e allo sviluppo professionale del
personale della scuola, la cui partecipazione attiva e responsabile ai processi innovativi è indispensabile
per il buon esito degli stessi.
I provvedimenti che si intende adottare si pongono, altresì, in una linea di continuità con le azioni poste
in essere nel recente passato, previste dalle leggi finanziarie 2007 e 2008, dal c.d. decreto mille
proroghe, dalla normativa sull’obbligo di istruzione e dalla Legge 40/2007, relativa all’istruzione
tecnico-professionale.
CRITERI DI PREDISPOSIZIONE E ATTUAZIONE DEL PIANO.
Il citato articolo 64 individua una rete di collaborazioni interistituzionali per l’organizzazione del
sistema scuola, in grado di assicurare trasparenza e qualità allo stesso e basata sull’impegno e sul
lavoro comune del Ministero dell’Istruzione dell’Università e della Ricerca, del Ministero
dell’Economia e delle Finanze, delle Regioni e delle Autonomie locali.
Il piano programmatico predisposto tenendo in debito conto, ai fini della puntuale realizzazione degli
interventi, dell’importante ruolo della citata rete di collaborazioni, si ispira ai seguenti criteri e principi
guida:
− la dimensione territoriale quale ambito di riferimento sia per l’esercizio delle competenze nazionali e
regionali previste dalla Costituzione, anche in relazione alle attribuzioni delle Regioni in ordine
all’allocazione delle risorse umane disponibili, sia per la definizione dell’offerta formativa e della rete
territoriale di scuole, sia infine per la gestione del servizio scolastico, nel rispetto delle norme generali
delle prestazioni e secondo criteri che assicurino uno sviluppo coerente ed omogeneo del sistema
scolastico sul territorio nazionale;
− la trasparenza nelle scelte, con l’individuazione di parametri oggettivi, che consentano di valutare il
percorso di riqualificazione della spesa e di progressivo riequilibrio territoriale nell’utilizzo delle
risorse;
− l’integrazione delle risorse dello Stato, delle Regioni e degli Enti locali, per il governo della
flessibilità e la valorizzazione del livello territoriale nell’individuazione delle soluzioni organizzative
più idonee a rispondere alle esigenze degli studenti e delle loro famiglie;
− l’ottimale dimensionamento delle scuole autonome e la funzionale previsione di una rete di punti di
erogazione del servizio realmente rispondente ai bisogni dell’utenza che risiede in aree disagiate
(insulari, collinari, montane, etc.);
− la sostenibilità per gli studenti del carico orario e della dimensione quantitativa dei piani di studio,
opportunamente riducendo l’eccessiva espansione degli insegnamenti e gli assetti orari dilatati, che si
traducono in un impegno dispersivo e poco produttivo, in parte responsabile degli insuccessi, del
fenomeno della dispersione e dell’abbandono;
− il superamento della frammentazione e proliferazione degli indirizzi di studio, che disorienta l’utenza
e determina un aumento ingiustificato di docenti, e spesso produce una modesta qualità dei risultati di
apprendimento.
LE AREE DI INTERVENTO
Per ragioni sistematiche e chiarezza di quadro espositivo si strutturano e articolano gli interventi
programmati con riferimento alle tre aree successivamente indicate, riconducibili alle fattispecie e
tipologie previste dalla legge 133/2008.
Il presente documento programmatico individua una sequenza organica di azioni strettamente correlate
e interdipendenti secondo una logica unitaria, riferite alle seguenti macro aree:
1. Revisione degli ordinamenti scolastici;
2. Riorganizzazione della rete scolastica, ivi compresi i centri territoriali per l’educazione degli
adulti e i corsi serali;
3. Razionale ed efficace utilizzo delle risorse umane delle scuole.
ACCELERAZIONE DELLE PROCEDURE
Al fine di poter disporre di strumenti normativi che consentano di raggiungere l’obiettivo del
contenimento, della razionalizzazione e della migliore qualificazione dei servizi scolastici entro i tempi
utili per la gestione di tutte le operazioni concernenti l’anno scolastico 2009/10, si prevederà
l’emanazione di uno o più Regolamenti, secondo la procedura di cui all’art. 64, comma 4, della legge
133/2008, recante i principi base, le modalità ed i tempi per la realizzazione delle azioni relative alle
aree prima indicate, da declinare anche attraverso l’adozione di decreti ministeriali e interministeriali.
In particolare i citati Regolamenti disciplineranno la revisione dei curricoli del I e II ciclo e conterranno
le indicazioni per l’adozione, entro il mese di dicembre, di una prima azione volta al dimensionamento
e razionalizzazione della rete scolastica, da realizzare d’intesa con le Regioni, nonché i criteri e le
misure da adottare per l’innalzamento del rapporto alunni docenti a modifica del
D.M. 331/1998.
1. Revisione degli ordinamenti scolastici.
In questa area si rende necessaria l’attivazione di iniziative volte sia ad armonizzare e ricondurre in un
quadro coerente i diversi interventi di riforma ordinamentale succedutisi negli ultimi anni, sia ad
operare, all’interno dei diversi ordini di scuola opportunamente rivisti, una riformulazione degli assetti
orari. Nel quadro di tali iniziative si darà attuazione alla disposizione di cui all’art. 4 del decreto legge 1
settembre 2008, n. 137, concernente la reintroduzione nella scuola primaria del maestro unico dal 1
settembre 2009.
- Intervento e razionalizzazione dei piani di studio
La revisione dei piani di studio di insegnamento e, conseguentemente, dei carichi orario, anche ai fini
di una loro “essenzializzazione”, tiene conto dei recenti interventi che hanno riguardato, da una parte, il
primo ciclo di istruzione e, dall’altra, l’impianto di riforma del secondo ciclo di cui alla legge 53/2003,
nonché delle recenti misure di riassetto dell’istruzione tecnica e professionale introdotte dalla legge
40/2007 e dal decreto legge 137/2008. Tale revisione sarà realizzata anche mediante l’adozione di uno
o più Regolamenti ai sensi dell’art. 64 più volte citato nonché, per favorire il rapido e completo
raggiungimento degli obiettivi, di appositi decreti ministeriali che avviino il processo di innovazione
fin dall’anno scolastico 2009/2010.
In tale ottica le Indicazioni nazionali relative alla scuola dell’infanzia e alle scuole del primo ciclo di
istruzione, di cui agli allegati A, B e C al decreto legislativo 18 febbraio 2004, n. 59, saranno
opportunamente armonizzate con le Indicazioni per il curricolo proposte con direttiva ministeriale 3
agosto 2007, n. 68, con l’obiettivo di pervenire ad una stesura unitaria e semplificata. I relativi piani di
studio, le discipline e i carichi orario saranno contestualmente riesaminati ed “essenzializzati”.
I nuovi piani di studio della scuola dell’infanzia e del primo ciclo di istruzione costituiranno parte
integrante dei Regolamenti da emanare in attuazione del presente piano programmatico.
I piani di studio relativi al sistema dei licei, di cui al decreto legislativo 17 ottobre 2005, n. 226, come
modificato dalla legge 2 aprile 2007, n. 40, saranno riesaminati con l’obiettivo di razionalizzarne
l’impianto in termini di massima semplificazione. Andranno in tale contesto definite le discipline ed i
carichi orario delle singole tipologie in misura non superiore alle 30 ore settimanali.
I piani di studio relativi agli istituti tecnici e professionali di cui la legge 2 aprile 2007, n. 40,
saranno anch’essi riveduti al fine di pervenire ad una ulteriore razionalizzazione e semplificazione.
Per quanto riguarda l’istruzione tecnica, se ne definiranno gli indirizzi in un numero contenuto e
adottando un carico orario annuale obbligatorio delle lezioni non superiore a 32 ore settimanali. Per i
citati ordini di studio le suddette operazioni dovranno essere raccordate con i tempi previsti per la
effettuazione delle iscrizioni e la determinazione degli organici.
Per l’istruzione professionale si opererà nel senso che gli indirizzi aventi una sostanziale
corrispondenza con quelli dell’istruzione tecnica, confluiscano in quest’ultima, evitando duplicazioni di
percorsi e di carichi orari e conseguente disorientamento dell’utenza. Si riorganizzeranno i rimanenti
indirizzi di durata quinquennale, finalizzati al conseguimento di un titolo di studio di istruzione
secondaria superiore, in un numero ristretto di tipologie che abbiano rilevanza nazionale, con un carico
orario settimanale non superiore a quello degli istituti tecnici.
Si provvederà, inoltre, all’elaborazione delle linee guida di cui all’art. 13, comma 1 quinquies, della
legge n. 40/2007, con le quali saranno definiti i criteri atti a consentire, in regime di transitorietà e
sussidiarietà, la prosecuzione dei percorsi di durata triennale degli istituti professionali finalizzati al
rilascio di qualifiche professionali nei limiti delle risorse umane, strumentali e finanziarie disponibili a
legislazione vigente.
Dovrà infine essere ridefinito l'assetto organizzativo-didattico dei Centri di istruzione per gli adulti.
I nuovi piani di studio degli istituti di istruzione secondaria costituiranno parte integrante dei
Regolamenti da emanare in attuazione del presente piano programmatico.
- Revisione dei quadri orario nei diversi ordini di scuola
L’assestamento dei curricoli e la razionalizzazione dei piani di studio di cui sopra dovranno comportare
nuovi quadri orario di durata più contenuta, con il superamento della duplicazione di indirizzi
corrispondenti e la revisione delle attuali forma di compresenza, finalizzata al più proficuo utilizzo del
personale docente e all’estensione del servizio.
Nella scuola dell’infanzia l’orario obbligatorio delle attività educative, nell’ottica di una progressiva
generalizzazione e tenendo conto delle diversificate esigenze rappresentate dalle famiglie, si svolge
anche solamente nella fascia antimeridiana, impiegando una sola unità di personale docente per sezione
e riorganizzando il più possibile il funzionamento delle sezioni di una medesima scuola sulla base di
tali opzioni. Le conseguenti economie di ore e di posti potranno consentire nuove attivazioni e
conseguentemente l’estensione del servizio.
Nei territori montani, delle piccole isole e dei piccoli comuni privi di strutture educative per la prima
infanzia, sarà consentita, ad integrazione del numero delle sezioni che non raggiungono il numero dei
bambini stabilito, l’iscrizione alla scuola dell’infanzia di piccoli gruppi di bambini di età compresa tra i
due e i tre anni, da inserire sulla base di progetti integrati, ispirati all’esperienza delle sezioni
primavera, entro limiti massimi del numero di bambini fissato per sezione e dell’orario di svolgimento
dell’attività educativa.
E’ reintrodotto con apposito intervento normativo, l’istituto dell’anticipo di cui alla legge 53/2003 e al
decreto leg.vo 59/2004, nei limiti delle disponibilità finanziarie esistenti.
Ulteriori risposte alle esigenze relative alla medesima fascia di età potranno essere soddisfatte anche
attraverso la prosecuzione e dallo sviluppo delle c.d. “sezioni primavera”.
Nella scuola primaria va privilegiata ai sensi del decreto legge 1 settembre 2008, n. 137, l’attivazioni
di classi affidate ad un unico docente e funzionanti per un orario di 24 ore settimanali.
Tale modello didattico e organizzativo, infatti, appare più funzionale “all’innalzamento” degli obiettivi
di apprendimento, con particolare riguardo all’acquisizione dei saperi di base, favorisce l’unitarietà
dell’insegnamento soprattutto nelle classi iniziali, rappresenta un elemento di rinforzo del rapporto
educativo tra docente e alunno, semplifica e valorizza la relazione fra scuola e famiglia. Nell’arco di
vita intercorrente dai sei ai dieci anni si avverte il bisogno di una figura unica di riferimento con cui
l’alunno possa avere un rapporto continuo e diretto.
Le economie derivanti da tale modello didattico, allo stato non quantificabili, consentono di ottenere
ulteriori risorse che potranno ridurre l’incidenza degli altri interventi. Resta comunque aperta la
possibilità di una più ampia articolazione del tempo scuola, tenuto conto della domanda delle famiglie e
della dotazione organica assegnata alle scuole, nel rispetto dell’autonomia delle stesse.
Le relative opzioni organizzative possibili sono le seguenti:
la prima (27 ore), corrispondente all’orario di insegnamento di cui al decreto legislativo 59/2004,
con esclusione delle attività opzionali facoltative;
la seconda (30 ore) comprensiva dell’orario opzionale facoltativo e con l’introduzione del maestro
prevalente; quest’ultimo nei limiti dell’organico assegnato, integrabile con le risorse disponibili presso
le scuole.
Potrà altresì aversi, ai sensi del decreto legislativo 59/2004, una estensione delle ore di lezione pari ad
un massimo di 10 ore settimanali, comprensive della mensa.
L’insegnamento della lingua inglese è affidato ad un insegnante di classe opportunamente
specializzato. Si dovrà prevedere, pertanto, un piano di formazione linguistica obbligatoria della durata
di 150/200 ore attraverso l’utilizzo, come formatori, di docenti specializzati e di docenti di lingua della
scuola secondaria di I grado. I docenti in tal modo formati, saranno preferibilmente impiegati, già
dall’anno scolastico 2009/2010, nelle prime due classi della scuola primaria e saranno assistiti da
interventi periodici di formazione. Potrà altresì essere previsto, in via transitoria, un affiancamento da
parte di un nucleo di docenti specializzati operanti presso ogni scuola, nonché, negli istituti
comprensivi, da parte di docenti di lingua inglese.
Nelle more della conclusione del piano di formazione, in via transitoria e fino all’a.s. 2010/2011,
potranno continuare ad essere utilizzati, in caso di carenza di docenti specializzati, docenti specialisti
esterni alle classi, per l’intero orario settimanale di docenza previsto dal CCNL.
L’orario obbligatorio delle lezioni per la scuola secondaria di I grado è definito, in via ordinaria, nella
misura di 29 ore settimanali (rispetto alle 32 attuali) con conseguente adattamento del quadro orario
previsto dall’allegato C al decreto legislativo 19 febbraio 2004, n. 59. Sono fatte salve le situazioni
ordinamentali relative alla classi ad indirizzo musicale.
Le classi funzionanti col tempo prolungato, previste dall’art. 166, comma 4 del Testo Unico delle
disposizioni legislative in materia di istruzione, di cui al decreto legislativo 16 aprile 1994, n. 297, e
successive modificazioni, saranno ricondotte all’orario normale qualora non dispongano di servizi e
strutture per lo svolgimento obbligatorio di attività in fascia pomeridiana per almeno tre giornate a
settimana ovvero non sia previsto il funzionamento di un corso intero a tempo prolungato. I quadri
orario delle classi a tempo prolungato saranno opportunamente definiti per un orario massimo di 36 ore
per insegnamenti e attività. Saranno determinate entro il mese di dicembre le classi di abilitazione ai
sensi dell’art. 14 del decreto legislativo 59/2004 e la conseguente composizione delle cattedre,
riconsiderando quelle attuali al fine di superare l’esistente frammentazione degli insegnamenti,
privilegiando quelli di base e aggregazioni umanistico letterarie, scientifico tecnologiche e linguistiche.
L’orario obbligatorio di lezione nei licei classici, linguistici, scientifici e delle scienze umane sarà pari
ad un massimo di 30 ore settimanali, con conseguente revisione dei quadri orario previsti dagli allegati
al decreto legislativo 17 ottobre 2005, n. 226.
Per i licei artistici e i licei musicali e coreutici l’orario obbligatorio di lezione sarà di 32 ore
settimanali, con conseguente revisione dei quadri orario previsti dagli allegati al decreto legislativo 17
ottobre, n. 226.
Per gli istituti tecnici e professionali previsti dalla legge 2 aprile 2007, n. 40, per i quali il numero degli
indirizzi di studio dovrà essere opportunamente ridimensionato tenendo conto anche delle proposte del
documento finale predisposto dall’apposita Commissione ministeriale di studio, l’orario obbligatorio
delle lezioni non potrà essere superiore a 32 ore settimanali, comprensive delle ore di laboratorio. Per
quanto riguarda gli indirizzi degli istituti professionali, si fa rinvio a quanto in precedenza previsto per
la semplificazione e riduzione dei percorsi. La modifica degli ordinamenti si avvierà progressivamente
a decorrere dall’anno scolastico 2009/2010. Dall’a.s. 2009/2010 non saranno conseguentemente
attivate nelle prime classi le sperimentazioni attualmente in atto.
Per i centri di istruzione per gli adulti, (compresi i corsi serali degli istituti di II grado) bisognerà
ridefinire l’assetto organizzativo-didattico, prevedendo un numero contenuto di materie di
insegnamento e legando l’autorizzazione dei corsi stessi al monitoraggio degli esiti finali. Eventuali
docenti in esubero non potranno essere utilizzati in corsi o in moduli non ordinamentali.
Apposito intervento dovrà riguardare la figura del docente tecnico-pratico presente negli istituti di
secondo grado, riducendo di almeno il 30%, rispetto a quelle previste dagli ordinamenti vigenti, le
compresenze con il titolare della cattedra e la contemporanea revisione delle relative funzioni e di
quelle dell’assistente tecnico, con l’obiettivo prioritario di assicurare la massima efficienza ed efficacia
dell’attività didattica e in laboratorio.
2. Riorganizzazione della rete scolastica.
Il DPR 233/1998, nel fissare i parametri per il dimensionamento delle istituzioni scolastiche, prevede
uno standard generale compreso tra i 500 e i 900 alunni, quale requisito per il conferimento
dell’autonomia alle istituzioni scolastiche.
Lo stesso DPR 233 consente tuttavia una deroga a tale standard autorizzando, in via eccezionale,
dimensionamenti di istituzioni scolastiche con una popolazione compresa tra le 300 e le 500 unità, a
condizione che si trovino in zone montane o nelle piccole isole e si tratti di istituti comprensivi del 1°
ciclo o “istituti superiori”del 2° ciclo.
Da quasi un decennio, però, la rete scolastica, è rimasta pressoché immutata nelle sue strutture vale a
dire nei suoi punti di erogazione del servizio (plessi, sedi distaccate o principali, sezioni associate) e nei
centri di coordinamento e gestione (istituzioni scolastiche), e ciò nonostante le dinamiche demografiche
che spesso hanno svuotato o riempito a dismisura la platee scolastiche o hanno reso difficili o superflui
la gestione e il coordinamento delle scuole.
La presenza dei due diversi livelli di competenza, quello nazionale e quello territoriale, l’assenza di un
adeguato coordinamento tra i livelli istituzionali interessati, e la carenza di idonei monitoraggi della
rete, che potessero prevenire o correggere tempestivamente il deteriorarsi dei livelli di erogazione del
servizio, hanno favorito sprechi di risorse, sperequazioni e disfunzioni.
Attualmente circa 700 istituzioni scolastiche autonome hanno una popolazione scolastica inferiore ai
minimi previsti dalla fascia in deroga (meno di 300 alunni). All’interno poi della stessa fascia in deroga
vi sono oltre 850 istituzioni scolastiche che non hanno titolo, per tipologia di scuola (circoli didattici,
scuole medie, istituti superiori), a farne parte, perché per la loro istituzione non è prevista la possibilità
di deroga. Alle citate scuole se ne aggiungono altre 1.050 (istituti comprensivi) comprese nella fascia
minima, ma non tutte si trovano effettivamente nei territori montani o nelle piccole isole.
Si può dunque stimare che una buona percentuale di istituzioni scolastiche, compresa tra il minimo
certo del 15% e il massimo probabile del 20%, non sia legittimato a funzionare come istituzione
autonoma.
Anche per i diversi punti di erogazione del servizio le dinamiche demografiche hanno determinato
significative modifiche nel numero della popolazione scolastica accolta.
La presenza di oltre 10.760 istituzioni scolastiche autonome, che governano 41.862 punti di erogazione
del servizio, è di ostacolo alla stabilità delle stesse e all’offerta di una pluralità di scelte aggregate in
maniera razionale alle esigenze del territorio e che agevolino l’esercizio del diritto all’istruzione.
Inoltre, escludendo dal computo le scuole dell’infanzia per la loro particolare natura di servizio
capillarmente diffuso, su poco più di 28 mila punti di erogazione del servizio circa il 15% ha meno di
50 alunni e un altro 21% ha meno di 100 alunni. In effetti, la polverizzazione sul territorio di piccole
scuole non risulta funzionale al conseguimento degli obiettivi didatticopedagogici,
in quanto non consente l’inserimento dei giovani in comunità educative culturalmente adeguate a
stimolarne le capacità di apprendimento e di socializzazione
Si rende pertanto necessario non solo eliminare le numerose situazioni non conformi ai parametri
dell’attuale normativa, ma anche ripensare il sistema nel suo complesso al fine dell’ottimizzazione e
della perequazione delle risorse umane a sostegno di una maggiore funzionalità gestionale, prevedendo
anche ricorrenti verifiche, tali da prevenire e correggere tempestivamente le eventuali anomalie.
Il dimensionamento delle istituzioni scolastiche dovrà procedere pertanto attraverso la verifica delle
situazioni in atto finalizzata al rispetto dei parametri previsti dalla normativa vigente per il
funzionamento delle scuole autonome, a cominciare dai territori non ubicati nelle comunità montane o
nelle piccole isole, anche attraverso il progressivo superamento delle attuali situazioni relative a plessi
e a sezioni staccate con meno di 50 alunni. L’esperienza virtuosa di diversi Comuni, che ha consentito
in questi anni di ovviare, ove possibile, alle criticità e all’isolamento delle piccole scuole, deve essere
assunta come linea di intervento generalizzata, anche se richiederà tempi medio-lunghi, soprattutto nei
territori montani e nelle piccole isole.
È opportuno, tuttavia, che l’intervento sia gradualmente realizzato dalle Regioni e dagli Enti Locali, col
supporto di azioni mirate quali, ad esempio, l’attivazione di trasporti, l’adeguamento delle strutture
edilizie ecc.. e provvedendo contestualmente alla realizzazione di servizi in rete. In tale contesto va
anche considerato il conferimento dell’autonomia ai centri provinciali per l’istruzione degli adulti di
cui al decreto del Ministro della pubblica istruzione 25 ottobre 2007, in applicazione dell’articolo 1,
comma 632, della legge finanziaria 2007.
Nell’azione di razionalizzazione della rete scolastica un modello da incentivare è quello degli Istituti
«comprensivi» che, oltre a consentire una migliore organizzazione delle risorse, rispondono meglio sul
piano didattico, garantendo una più incisiva continuità, il curricolo verticale e un migliore orientamento
scolastico e professionale.
Un ulteriore ambito di intervento può essere quello di evitare, nella scuola secondaria superiore,
duplicazioni di indirizzi formativi sostanzialmente equipollenti, riducendo la flessibilità dell’organico.
L’istituzione, la soppressione o l’aggregazione delle scuole, quali punti di erogazione del servizio
scolastico, rientrano, com’è noto, nelle competenze delle Regioni e alle Autonomie locali, in base al
disposto del decreto legislativo 31 marzo 1998, n. 112, e alle previsioni del novellato titolo V della
Costituzione sulla base dei parametri e dei criteri per il dimensionamento e per l’individuazione dei
punti di erogazione dei servizi definiti dal Ministero dell’istruzione con l’emanazione dell’apposito
Regolamento previsto dall’art. 64.
In attesa della conclusione dell’iter di emanazione del citato Regolamento, l’Amministrazione
scolastica offrirà alle Regioni e alle Autonomie locali la collaborazione necessaria per dimensionare la
rete scolastica nel rispetto delle disposizioni vigenti; ciò tanto con riferimento alle istituzioni
scolastiche, che al funzionamento delle sedi di erogazione del servizio.
3. Razionale ed efficiente utilizzo delle risorse umane della scuola.
Il processo di razionalizzazione dell’utilizzo delle risorse prevede peculiari interventi volti ad eliminare
circoscritte, ma non poco onerose, nicchie di spreco e sottoutilizzo delle risorse stesse, sia attraverso
una verifica della situazione applicativa delle norme di ordinamento vigenti, sia attraverso
l’emanazione di un nuova normativa mirata al contenimento di oneri non funzionali al raggiungimento
degli obiettivi istituzionali.
Le azioni previste dal piano per il raggiungimento della suddetta finalità si riferiscono agli ambiti di
seguito descritti.
Personale docente
− Criteri e parametri per la determinazione degli organici del personale
Per il raggiungimento dell’obiettivo di un più razionale utilizzo delle risorse professionali occorre
intervenire, in primo luogo, su quel complesso di norme e procedure che presiedono alla definizione
degli organici del personale.
Si indicano, di seguito, alcune delle misure previste:
• definizione di nuovi criteri per la determinazione e distribuzione delle dotazioni organiche in
relazione alla revisione degli ordinamenti scolastici. L’organico di istituto, determinato secondo le
nuove previsioni ordinamentali, verrà assegnato alle scuole che, nell’ambito della propria autonomia,
organizzeranno l’attività didattica con criteri di flessibilità;
• ridefinizione dei criteri e parametri che presiedono alla formazione delle classi, con particolare
riguardo ai valori minimi e massimi necessari per la costituzione delle stesse che consentano di
incrementare sia il rapporto alunni/docenti che quello alunni/classi, per un accostamento di tale
rapporto ai relativi standard europei, come previsto dall’art. 64 comma 4 della legge 133/2008.
Si confermerà il criterio di costituire le classi iniziali di ciclo esclusivamente sulla base del numero di
alunni iscritti, procedendo solo successivamente all’assegnazione degli stessi alle classi secondo le
diverse scelte espresse e nel limite dei posti disponibili. I dirigenti scolastici sono personalmente
responsabili di tale operazione.
Come riportato nella scheda allegata, il rapporto alunni-classe si eleverà di uno 0,20 con riferimento
all’a.s. 2009/2010 e di uno 0,10 in ciascuno dei due anni scolastici successivi.
L’innalzamento sarà riferito ai livelli massimi di alunni per classe attualmente vigenti per i vari gradi di
istruzione, tenendo altresì conto della presenza di alunni disabili.
Tale intervento si rende necessario non solo per contenere la spesa, ma anche per superare la
polverizzazione dei centri di erogazione del servizio non funzionali agli obiettivi formativi, in quanto
non consente di inserire gli studenti in comunità educative culturalmente adeguate.
L’intervento in questione consentirà, altresì, di evitare, specie nel biennio iniziale, quella
frammentazione degli indirizzi che costituisce ostacolo all’acquisizione di una formazione di base
coerente con le esigenze della società della conoscenza.
L’applicazione dei nuovi parametri, correlata alla revisione della rete scolastica da parte delle Regioni,
costituisce lo strumento necessario per la determinazione e l’assegnazione dei contingenti di organico.
Resta inteso che, in relazione al progressivo rafforzamento dell’autonomia delle scuole, l’ottimale
utilizzo dell’organico dei docenti potrà essere realizzato secondo criteri di flessibilità che promuovano
l’azione modulare, ai sensi dell’art. 4, comma 2 lettera d) del DPR 8 marzo 1999, n. 275, di gruppi di
alunni provenienti dalla stessa o da diverse classi o da diversi anni di corsi.
• superamento delle attività di co-docenza e contenimento delle attività in compresenza tra docenti di
teoria e insegnanti tecnico-pratici di laboratorio;
• riconduzione a 18 ore di tutte le cattedre di scuola di I e II grado;
• eliminazione nella scuola secondaria di secondo grado della norma che consente di salvaguardare la
titolarità del docente nei casi in cui vi sia stata la riconduzione della cattedra a 18 ore di insegnamento;
• determinazione dell’organico dei docenti relativo ai corsi per l’istruzione degli adulti che tenga conto
della serie storica degli alunni scrutinati e non di quelli iscritti, privilegiando i curricoli e i piani di
studio con percorsi più brevi ed essenziali rispetto a quelli previsti per i corsi ordinari;
• sostegno allo sviluppo di sistemi di istruzione a distanza;
• graduale piena attuazione della disciplina prevista dal comma 413 dell’articolo 2 della legge 24
dicembre 2007 n. 244, relativa alla determinazione dei posti di sostegno per gli alunni disabili.
Classi di concorso
Si provvederà ad accorpare le classi di concorso con una comune matrice culturale e professionale, ai
fini di una maggiore flessibilità nell’impiego dei docenti. Tale misura risulta funzionale al processo di
essenzializzazione dei curricoli previsto dal piano, nonché alla revisione dei quadri orario delle
discipline d’insegnamento.
Docenti specialisti di lingua inglese nella scuola primaria
Come in precedenza evidenziato, si porranno in essere le azioni finalizzate alla realizzazione di una
intensiva formazione dei docenti che non hanno ancora il titolo per poter insegnare la lingua inglese.
Docenti inidonei per motivi di salute
La legge finanziaria per l’anno 2008 dispone la costituzione di un ruolo specifico per i docenti inidonei
per motivi di salute, da impiegare anche in altre Amministrazioni. Occorre accelerare la prevista
procedura. Ciò consentirà di eliminare questa voce di spesa che grava notevolmente sul bilancio
dell’istruzione.
Riconversione professionale dei docenti
Saranno attivati corsi di riconversione professionale per i docenti, facenti parte delle classi di concorso
in esubero, nonché corsi relativi ad altre tipologie di docenti, ai fini dell’inserimento in classi di
concorso più ampie.
Utilizzo dei docenti in compiti diversi dall’insegnamento
Saranno rivisti gli istituti giuridici che comportano comandi, collocamenti fuori ruolo, utilizzazioni
ecc.., onde ridurre allo stretto necessario la incidenza della spesa rappresentata dal pagamento dei
supplenti in sostituzione.
La revisione degli ordinamenti scolatici con una riduzione generalizzata del monte ore settimanale di
insegnamento e la definizione di nuovi criteri per la formazione delle classi e degli organici,
determinerà una riduzione strutturale della spesa. Quand’anche in via temporanea, in alcuni ambiti, si
determinassero situazioni di soprannumero, riassorbibili con i successivi pensionamenti, si
determinerebbe comunque una economia a seguito dell’utilizzo di tale personale per le supplenze e,
nella scuola primaria, per fronteggiare le richieste delle famiglie di un ampliamento del tempo scuola.
PERSONALE ATA
− Criteri e parametri per la determinazione del personale ATA.
Anche per il personale ATA si dovrà procedere ad una revisione dei criteri e parametri che presiedono
alla sua quantificazione e assegnazione.
Occorre premettere che la riduzione dell’organico del personale ATA verrà realizzata su tutti i profili
professionali, salvaguardando, per quanto possibile, le figure amministrative necessarie allo sviluppo
dell’autonomia, come indicato nel parere della Commissione cultura della Camera.
Si ipotizza un’ azione di contenimento nella misura media del 17 % della dotazione organica
modulando tale misura sui diversi profili.
La riduzione richiederà pertanto:
a) la revisione delle tabelle che attualmente determinano l’organico dei vari profili professionali,
salvaguardando, prioritariamente, il contingente degli assistenti amministrativi. Al fine di assicurare
una maggiore aderenza nell’attribuzione del personale agli effettivi carichi di lavoro, si potrebbe
ipotizzare l’attribuzione alle scuole di un organico essenziale, lasciando al livello territoriale
l’intervento sulla complessità e per una più equa e funzionale distribuzione. Nell’ambito delle risorse
finanziarie e di organico come sopra definite, vanno promosse iniziative di qualificazione
professionale, procedendo anche alla costituzione dell’organico di area C, per dare concretezze a quelle
figure di coordinamento previste dal vigente contratto di lavoro;
b) la formulazione del nuovo piano di dimensionamento sopra descritto ridurrà sia il numero delle
istituzioni scolastiche che quello delle sezioni staccate, dei plessi e delle succursali, con conseguente
riduzione del fabbisogno di personale ATA;
c) la revisione dell’orario degli assistenti tecnici, ai fini di una sua maggiore flessibilità in relazione alla
specifiche esigenze delle scuole, con particolare riferimento alla funzionalità dei laboratori.
QUADRO DEGLI INTERVENTI
L’art. 64 della legge 6 agosto 2008, n.133 prevede l’adozione, con decorrenza dall’a.s. 2009/10, di
interventi e misure da portare a compimento nell’arco di un triennio, volti a:
a) incrementare gradualmente di un punto il rapporto alunni/docenti da realizzare comunque entro il
2011/2012;
b) ridurre nel triennio 2009/11 del 17% la consistenza del personale ATA determinata per l’anno
scolastico 2007/08.
Sono confermate le riduzioni previste dalla Legge finanziaria per il 2008.
Gli obiettivi attesi sono quelli indicati nella relazione tecnica di accompagnamento al decreto legge n.
112/2008, convertito dalla legge n.133/2008 e nel totale generale si quantificano in:
Personale docente
Anno scolastico 2009/10 2010/11 2011/12 TOTALE
Decreto Legge 32.105 15.560 19.676 67.341
Finanziaria 2008 10.000 10.000 20.000
Totale 42.105 25.560 19.676 87.341
Personale ATA
Anno scolastico 2009/10 2010/11 2011/12 TOTALE
Decreto Legge 14.167 14.167 14.167 42.500
Finanziaria 2008 1.000 1.000 2.000
Totale 15.167 15.167 14.167 44.500
Di seguito sono riportati gli interventi di riduzione per conseguire i risultati nel triennio di riferimento
di cui all’art. 64:
ANNO SCOLASTICO 2009/10 - Tabella 1
Aree di intervento Stima riduzioni
a) Innalzamento del rapporto alunni classe dello 0,20 6.000
b)Determinazione organico scuola primaria con il solo orario obbligatorio (quota riducibile fino a
10.000 unità in correlazione all’eventuale attribuzione di un budget specifico per l’attivazione
dell’area opzionale facoltativa; per budget superiore non si ottiene il raggiungimento completo
dell’obiettivo di contenimento) 10.000
c) Riduzione insegnanti specialisti lingua inglese scuola primaria 4.000
d)Determinazione organico scuola I grado con il solo orario obbligatorio e applicazione D.L.vo n.
59/04 - 10.300
e) Eliminazione clausola salvaguardia titolarità nella riconduzione delle cattedre a 18 ore di
insegnamento 2.000
f) Riconduzione di tutte le cattedre a 18 ore di insegnamento 5.000
g) Revisione dei curricoli istitutivi II grado 3.300
h) razionalizzazione dell’organico dei corsi serali e dei corsi per 1.500 l’istruzione degli adulti
TOTALE 42.100
ANNO SCOLASTICO 2010/2011- Tabella 2
Aree di intervento Stima riduzioni
a) Innalzamento del rapporto alunni classe di un ulteriore 0,10 3.400
b) Determinazione organico scuola primaria con il solo orario
obbligatorio - ulteriore riduzione -
4.000
c) Riduzione insegnanti specialisti lingua inglese scuola primaria 3.900
d) Revisione dell’organizzazione e dell’orario del tempo prolungato
nella scuola secondaria di I grado
10.600
g) Revisione dei curricoli istitutivi II grado 3.700
TOTALE 25.600
ANNO SCOLASTICO 2011/12 - Tabella 3
Aree di intervento Stima riduzioni
a) Innalzamento del rapporto alunni classe di un ulteriore 0,10 3.400
c) Riduzione insegnanti specialisti lingua inglese scuola primaria 3.300
d) Determinazione organico scuola I grado con il solo orario
obbligatorio e applicazione D.L.vo n. 59/04 - ulteriore riduzione - 3.000
d) Revisione dell’organizzazione e dell’orario del tempo prolungato nella scuola secondaria di I grado
3.000
g) Revisione dei curricoli istitutivi II grado 7.000
TOTALE 19.700
Totale generale 87.400
Personale ATA
Riduzioni Decreto legge n. 42.500
Legge finanziaria 2008 n. 2.000
TOTALE n. 44. 500
Riduzioni per profilo
1) D.S.G.A. (segretari) - 700
2) Assistenti Amministrativi 10.452
3) Assistenti Tecnici 3.965
4) Collaboratori scolastici 29.076
5) Altri profili 307
TOTALE 44.500
Nei tre anni scolastici considerati le riduzioni verranno operate in proporzione ad ogni profilo
professionale e il decremento sarà pari ad un terzo per anno scolastico della riduzione complessiva da
conseguire.
La riduzione di circa 700 istituzioni scolastiche comporterà conseguentemente la riduzione
dell’organico del personale dirigente scolastico oltre i DSGA sopra indicati.
Il MIUR ha predisposto e presentato alle OO.SS. un primo regolamento previsto dal piano
programmatico di attuazione dei tagli nella scuola (legge n. 133/2008).
Alleghiamo il testo e ci riserviamo un articolato commento.
I punti salienti riguardano:
Soppressione di 700 istituzioni scolastiche autonome (700 dirigenti scolastici e 700 dsga)
Riduzione di 98.400 docenti
Riduzione di 44.500 personale ata
Riduzione del numero delle sedi scolastiche
Aumento del numero degli alunni per classe
Eliminazione della contemporaneità dei docenti e compresenze ridotte
Possibilità di funzionamento di tutte le scuole col solo turno antimeridiano
Riduzione dell’organico per l’istruzione degli adulti
Sviluppo dell’istruzione a distanza
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