Loro non lo sanno che mercoledì scorso le prostitute e i trans hanno manifestato in piazza contro il nuovo piano sicurezza. Non sanno chi sia il ministro per le Pari opportunità, e non gliene frega più di tanto.
Loro non sanno neanche di essere dei piccoli gigolò, forse, ché a 13 anni certe cose non sono ancora del tutto chiare. Gli altri, invece, quelli che accostano l'auto al marciapiede offrendo una manciata di euro in cambio della carne più giovane sul mercato, loro lo sanno benissimo. Sanno tutto. Sanno che quello è il corso Meridionale di Napoli, che a pochi metri c'è la Ferrovia, e che se un'auto dei carabinieri li becca con uno di quei bambini slavi sarà difficile spiegare. E non solo ai militari.Ma sanno anche che sono appena le dieci della sera, che la città pullula ancora di gente, e che nonostante ciò la little Amsterdam dei pedofili funziona a pieno regime. E' per questo, probabilmente, che non si pongono troppi problemi.Corso Meridionale, l'orologio segna le 22, ed è già il pienone. Le luci della concessionaria d'auto illuminano i volti dalla pelle scura, le teste ingelatinate e le pettinature strane, le scarpe all'ultima moda. Si trattano bene, i baby-gigolò. Anche perché, giovane o meno giovane, un corpo trasandato non lo vuole nessuno. Quando aprono il portafoglio, questi signori occhialuti coi capelli bianchi pretendono il meglio. E' come andare al ristorante e chiedere i datteri di mare, solo che questi datteri hanno un nome e un cognome, una famiglia, e una vita davanti.Ma chissenefrega. Sul corso ci sono i bambini, e qualcuno più grandicello. Sul lato opposto invece, una volta svoltato per via Giovanni Porzio, ci sono i nordafricani. Uno col basco in testa e il giubbotto di pelle nera. Col buio che c'è, quasi non si vede. Gli occhi di chi cerca sono abituati al buio, però, e ai colori esotici dei ragazzi che si prestano a tutto. Tra il corso Meridionale, via Porzio, via Padova, via Brindisi, via Nazionale, via Pavia, si snoda il sistema napoletano della prostituzione maschile. Ma è un sistema autoregolato, senza papponi: i soldi entrano puliti (per modo di dire) nelle tasche dei gigolò. I più grandi ci vivono. I più piccoli, che non hanno nessuno da mantenere, li usano per sganciarsi dal bilancio familiare o per comprarsi quel telefonino che il compagno di classe ha ricevuto come regalo per la promozione. La famiglia li lascia fare, a volte addirittura li spinge a battere il marciapiede.Damien ha 15 anni, una giacca di tuta col cappuccio, dei jeans stinti e un paio di Nike modello «Silver». Non aspetta neanche che uno lo chiami. Vede l'auto girare lentamente l'angolo, e questo gli basta per avvicinarsi al finestrino. «Che fai?», chiede. In realtà vuol sapere cosa vogliamo fare con lui, o piuttosto di lui. Qualche domanda buttata lì, col piglio del curioso che vuole attaccare bottone. Ma lui non ha tempo da perdere, e dopo un paio di domande a vuoto ci manda a quel paese: «Andate, andate». Gli altri due, che sono con lui all'angolo tra il corso Meridionale e via Brindisi, si alzano dal bordo della vetrina su cui erano seduti e gli si piazzano a fianco. E' il momento di andare.Entrando nel Centro Direzionale quando cala il buio, si può avere un'idea — seppur lontana — di cosa voglia dire tener nascosta la prostituzione, in un mondo parallelo regolato da leggi diverse. La grossa catena che di giorno impedisce ai mezzi l'accesso alla zona dei grattacieli, di notte magicamente viene via. Tutti possono entrare, con ogni mezzo, e con ogni intenzione. A ogni angolo c'è una vedetta, a ogni porticato c'è un viavai. I motorini circolano liberamente, e non una volante che provi a fermarli.Anche lì gironzolano gli slavi. Fino a poco tempo fa avevano occupato un'intera ala del parcheggio sotterraneo. Una volta murato — perché ancora incompleto — hanno sfondato le pareti in diversi punti per accamparsi sotto terra. Allora il traffico dei minori si svolgeva di nascosto: gli appuntamenti venivano presi in via riservata, magari dopo aver agganciato un bambino a qualche semaforo. La camorra sembra che non c'entri niente anche perché, in base a una specie di codice d'onore, la pedofilia è un reato di cui vergognarsi. Questo è un mercato totalmente extracomunitario dove, quando i papponi esistono, anche loro sono extracomunitari.Ora i bambini sono usciti allo scoperto, sulla strada. La prostituzione al chiuso, si svolge per lo più all'interno di qualche cinema porno in zona ferrovia. E lì si fa quel che si vuole, ché se per strada almeno un minimo bisogna stare attenti, nei cinema è il sovvertimento di qualunque ideale, la mortificazione di ogni anelito di dignità. Nessuno ha paura, nei cinema. Delle retate, dopotutto, non si parla più ormai da tempo.In strada, invece, chi ha più paura sono i pedofili. Arrivano con le auto sul corso Meridionale e si guardano intorno. Uno di loro, dopo aver scorto il teleobiettivo che lo stava immortalando, ha ingranato la prima ed ha lasciato due righe di gomma bruciata sull'asfalto. Forse oggi leggerà il giornale, o magari qualcuno, in ufficio, gli racconterà di quei maiali che quando cala il buio lasciano moglie e figli per andare a caccia di bambini slavi. Forse, forse, forse. Forse qualcuno dirà «che schifo», e allora un brivido gli salirà su per la schiena.
Loro non sanno neanche di essere dei piccoli gigolò, forse, ché a 13 anni certe cose non sono ancora del tutto chiare. Gli altri, invece, quelli che accostano l'auto al marciapiede offrendo una manciata di euro in cambio della carne più giovane sul mercato, loro lo sanno benissimo. Sanno tutto. Sanno che quello è il corso Meridionale di Napoli, che a pochi metri c'è la Ferrovia, e che se un'auto dei carabinieri li becca con uno di quei bambini slavi sarà difficile spiegare. E non solo ai militari.Ma sanno anche che sono appena le dieci della sera, che la città pullula ancora di gente, e che nonostante ciò la little Amsterdam dei pedofili funziona a pieno regime. E' per questo, probabilmente, che non si pongono troppi problemi.Corso Meridionale, l'orologio segna le 22, ed è già il pienone. Le luci della concessionaria d'auto illuminano i volti dalla pelle scura, le teste ingelatinate e le pettinature strane, le scarpe all'ultima moda. Si trattano bene, i baby-gigolò. Anche perché, giovane o meno giovane, un corpo trasandato non lo vuole nessuno. Quando aprono il portafoglio, questi signori occhialuti coi capelli bianchi pretendono il meglio. E' come andare al ristorante e chiedere i datteri di mare, solo che questi datteri hanno un nome e un cognome, una famiglia, e una vita davanti.Ma chissenefrega. Sul corso ci sono i bambini, e qualcuno più grandicello. Sul lato opposto invece, una volta svoltato per via Giovanni Porzio, ci sono i nordafricani. Uno col basco in testa e il giubbotto di pelle nera. Col buio che c'è, quasi non si vede. Gli occhi di chi cerca sono abituati al buio, però, e ai colori esotici dei ragazzi che si prestano a tutto. Tra il corso Meridionale, via Porzio, via Padova, via Brindisi, via Nazionale, via Pavia, si snoda il sistema napoletano della prostituzione maschile. Ma è un sistema autoregolato, senza papponi: i soldi entrano puliti (per modo di dire) nelle tasche dei gigolò. I più grandi ci vivono. I più piccoli, che non hanno nessuno da mantenere, li usano per sganciarsi dal bilancio familiare o per comprarsi quel telefonino che il compagno di classe ha ricevuto come regalo per la promozione. La famiglia li lascia fare, a volte addirittura li spinge a battere il marciapiede.Damien ha 15 anni, una giacca di tuta col cappuccio, dei jeans stinti e un paio di Nike modello «Silver». Non aspetta neanche che uno lo chiami. Vede l'auto girare lentamente l'angolo, e questo gli basta per avvicinarsi al finestrino. «Che fai?», chiede. In realtà vuol sapere cosa vogliamo fare con lui, o piuttosto di lui. Qualche domanda buttata lì, col piglio del curioso che vuole attaccare bottone. Ma lui non ha tempo da perdere, e dopo un paio di domande a vuoto ci manda a quel paese: «Andate, andate». Gli altri due, che sono con lui all'angolo tra il corso Meridionale e via Brindisi, si alzano dal bordo della vetrina su cui erano seduti e gli si piazzano a fianco. E' il momento di andare.Entrando nel Centro Direzionale quando cala il buio, si può avere un'idea — seppur lontana — di cosa voglia dire tener nascosta la prostituzione, in un mondo parallelo regolato da leggi diverse. La grossa catena che di giorno impedisce ai mezzi l'accesso alla zona dei grattacieli, di notte magicamente viene via. Tutti possono entrare, con ogni mezzo, e con ogni intenzione. A ogni angolo c'è una vedetta, a ogni porticato c'è un viavai. I motorini circolano liberamente, e non una volante che provi a fermarli.Anche lì gironzolano gli slavi. Fino a poco tempo fa avevano occupato un'intera ala del parcheggio sotterraneo. Una volta murato — perché ancora incompleto — hanno sfondato le pareti in diversi punti per accamparsi sotto terra. Allora il traffico dei minori si svolgeva di nascosto: gli appuntamenti venivano presi in via riservata, magari dopo aver agganciato un bambino a qualche semaforo. La camorra sembra che non c'entri niente anche perché, in base a una specie di codice d'onore, la pedofilia è un reato di cui vergognarsi. Questo è un mercato totalmente extracomunitario dove, quando i papponi esistono, anche loro sono extracomunitari.Ora i bambini sono usciti allo scoperto, sulla strada. La prostituzione al chiuso, si svolge per lo più all'interno di qualche cinema porno in zona ferrovia. E lì si fa quel che si vuole, ché se per strada almeno un minimo bisogna stare attenti, nei cinema è il sovvertimento di qualunque ideale, la mortificazione di ogni anelito di dignità. Nessuno ha paura, nei cinema. Delle retate, dopotutto, non si parla più ormai da tempo.In strada, invece, chi ha più paura sono i pedofili. Arrivano con le auto sul corso Meridionale e si guardano intorno. Uno di loro, dopo aver scorto il teleobiettivo che lo stava immortalando, ha ingranato la prima ed ha lasciato due righe di gomma bruciata sull'asfalto. Forse oggi leggerà il giornale, o magari qualcuno, in ufficio, gli racconterà di quei maiali che quando cala il buio lasciano moglie e figli per andare a caccia di bambini slavi. Forse, forse, forse. Forse qualcuno dirà «che schifo», e allora un brivido gli salirà su per la schiena.
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