giovedì, settembre 18, 2008

La laïcité apaisée

dal blog di Andrea Sarubbi (deputato eletto a Napoli) copio e incollo: ciao Andrea.

Vedere il Papa a Lourdes mi ha fatto un effetto devastante. Perché a Lourdes feci una delle ultime trasferte della mia carriera televisiva e perché fu proprio in quei giorni, poco dopo il mio ritorno, che cominciò a balenare l’ipotesi di una mia candidatura alle elezioni, divenuta realtà prima ancora che potessi parlarne con le persone care. Ma anche se non avessi emozioni personali da condividere, mi piacerebbe ugualmente dire una parola sul viaggio di Benedetto XVI in Francia e, in particolare, sul concetto di laicità: i francesi attendevano il Papa al varco, i giornali italiani stavano alla finestra. Lui ha stupito tutti, senza dire nulla che non avesse già detto o scritto altre volte: ha ripetuto, cioè, che la laicità non si persegue confinando la fede nel privato, e che – a sua volta – la dimensione pubblica della fede non contraddice la netta separazione tra Stato e Chiesa. Sarkozy l’ha chiamata “laicità positiva”; l’intellettuale Max Gallo, intervistato oggi da Avvenire, preferisce parlare di “laicità aperta”; a me convince molto la definizione del quotidiano cattolico La Croix, che in prima pagina di ieri titolava “La laïcité apaisée”, la laicità “pacificata”. Con Francesco Rutelli, apro parentesi, ci stiamo ponendo il problema dall’inizio della legislatura: siamo un piccolo gruppo di varie appartenenze (persone impegnate in politica, nel mondo universitario, nel terzo settore, in altri ambiti della società civile) e ci riuniamo periodicamente, per cercare di proporre al Paese una nostra lettura della laicità. Ne parleremo in un convegno a Roma il 29 settembre: chi può e vuole venga, metterò tutti i dati sul sito. Parentesi chiusa. La Francia, dicevo, è rimasta stupita da un Papa che “non ha cercato di sedurre”, come spiega proprio Max Gallo: il professore, inserito dall’anno scorso tra gli “immortali” dell’Accademia di Francia, nell’intervista di stamattina giudica antistorica la persistenza di “un anticlericalismo ed un anticattolicesimo ancora forti, espressi nel nome della laicità, come se il mondo non fosse cambiato, la Francia non fosse cambiata, la Chiesa non fosse cambiata”. Sono quegli stessi ambienti, aggiunge con sarcasmo, “pronti ad inchinarsi di getto con grande benevolenza al momento della visita del Dalai Lama. Ma noto la discrezione con cui questi stessi ambienti, che invocano in modo costante i diritti umani, evocano i crimini commessi contro i cristiani in tutto il mondo”.

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