giovedì, luglio 24, 2008

Serenate di fuochi per i boss in cella

Francesco Vastarella
«Don Antò, con gli auguri dei comparielli vostri». «Ma che dite? Comparielli? No. Devoti». La miccia prende fuoco, salgono prima lenti e poi veloci verso il cielo i razzi luminosi delle batterie pirotecniche. Uno, due o cinque minuti di spettacolo. «Don Luigì, questa è per voi». La batteria è da cento colpi, quel che si deve al boss di riguardo. Il cielo sull’Asse perimetrale tra Melito e Arzano si illumina a giorno, sullo sfondo la fila grigia delle palazzine del carcere di Secondigliano e i palazzoni di Scampia. Dalle celle sventolano lenzuola e stracci. Sorridono e si rallegrano là dentro. S’intimoriscono sotto il cavalcavia i rom del campo, anzi delle «case dei Puffi», le stesse che ospitano le famiglie delle due ragazzine morte sulla spiaggia di Torregaveta. Una batteria piccola, poi, non si nega neppure ai picciotti, aspiranti boss, insomma, ai guagliuni in carriera. Sant’Antonio, San Luigi, la Madonna del Carmine, San Giuseppe, San Pasquale: la scena si ripete di sera in tutte le occasioni. Se al boss piace, i comparielli la batteria di fuoco, costi pure un occhio della testa, non la fanno mancare neppure a Capodanno.

1 commento:

Anonimo ha detto...

La ringrazio per intiresnuyu iformatsiyu