domenica, luglio 20, 2008

giornalismo e solidarietà per abbattere i muri di gomma: il caso Scampia

giornalismo e solidarietà per abbattere i muri di gomma

di Tania Passa


Padre Fabrizio Valletti è un prete gesuita che si occupa degli ultimi a Scampia, non lo fa’ solo per dovere morale, ma anche strategicamente, per migliorare il futuro di tutti e crede che la solidarietà sia il nodo per migliorare la società, napoletana ma non solo. Abbiamo parlato con lui di morti bianche e carcere.


A Scampia è morto un ragazzo 17enne, Un’altra delle troppe morti bianche, si incrociano così due drammatiche tensioni a Scampia?


Molte situazioni paradossali vivono a Scampia e questa è una delle tante che accadono ogni giorno.


Il dolore e l’ingiustizia convivono qui, in particolare insisto su due punti su cui non c’è chiarezza e prospettiva: la Cultura del lavoro e la Cultura al carcere.

Ci spieghi meglio…


Riguardo la prima non c’è convergenza di progetto né da parte dall’imprenditoria, né da parte della popolazione che preferisce vivere alla giornata e non si dà metodo e disciplina, tanto che le povertà di tradizioni e le carenze di disciplina e metodo nel lavoro, qui sono la regola.

L’imprenditoria ne approfitta e ci specula con un metodo infallibile, soprattutto nel campo dell’edilizia con il regime del subappalto. Le grandi aziende vincono gli appalti e poi subappaltano ad una miriade di piccole aziende composte a volte da non più di 2 / 3 operai compreso il proprietario, che distribuiscono salari bassissimi quasi sempre al nero senza mai un controllo, tralasciando le più elementari forme assicurative e di tutela.

Il sistema va comunque avanti perché si basa sulla genialità e grandezza dei grandi lavoratori artigiani napoletani.

E la cultura del carcere?


Qui molte famiglie sono interessate da fatti giudiziari, ma persiste una mancanza di protezione e tutela da parte dello Stato non solo del detenuto ma anche della famiglia. E questa protezione diventa monopolio quasi esclusivo della camorra.

Nella Costituzione Italiana è previsto che ogni detenuto possa riscattarsi e ciò è anche previsto dalla sfera religiosa. Qui non avviene mai, anzi molto spesso quando il detenuto esce, per aiutarlo a ricominciare viene affiancato dai camorristi e quasi mai dallo Stato.

Anche le famiglie vengono lasciate sole, sia dallo Stato che, spesso, dalla società civile.

Così si trovano così ancora più a rischio perché i clan sfruttano tale solitudine. Eppure noi abbiamo una delle leggi più belle sulla riabilitazione del detenuto la Zozzini che però non viene mai applicata completamente

Scampia è l’emblema della criminalità, qui il futuro dei giovani lo ha già cancellato la camorra. Secondo il messaggio evangelico, è un dovere garantire a ciascuno il raggiungimento di una riappropriazione della coscienza


Sì. Uno degli obiettivi che ci proponiamo è quali siano le situazioni che possono portare le persone a riscattarsi. Per un laico è la riconquista della fiducia nell’uomo, su quello religioso è il recupero del rapporto con Dio secondo l’etica che ci ha insegnato.

Carovana bianca è un’iniziativa contro le morti bianche che l’ex ministro Cesare Damiano e Articolo 21 intendono fare per sensibilizzare i mass media . Su questo tema tv e giornali possono avere un ruolo di prevenzione?


I giornalisti hanno una grande possibilità di monitorare il sistema e entrare nel vivo. Possono fare quello che non riescono a fare i controlli nei cantieri spesso le aziende vengono avvertite da una soffiata dell’arrivo delle forze di polizia. Dunque il giornalista può intervenire con i servizi di inchiesta. In Italia abbiamo una grande tradizione del giornalismo sociale che è riuscito, anche nel passato, ad intervenire là dove lo Stato è in difficoltà. Questo genere di giornalismo dovrebbe essere valorizzato.

Perché è giusto e strategico pensare agli ultimi?


C’è una grande separazione in questo sistema sociale tra chi è garantito e chi no, chi è raccomandato e chi no, chi è amico di, e chi non lo è. Sono i cosiddetti muri di gomma che impediscono il futuro ai più deboli. Allo stesso tempo all’etica economica non interessa dare risorse a chi ha meno ed anzi la società del benessere chiude i cancelli agli ultimi. Eppure la vera sicurezza sociale sta proprio nell’aiuto, nella solidarietà e nella giustizia verso i più deboli e non nella militarizzazione della società. La repressione non risolve le cause e a lungo andare esaspera le coscienze.


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