martedì, marzo 04, 2008

Le lacrime di Vendola sulle bare "Sono morti che gridano vendetta"


Il presidente della Regione si è precipitato a Molfetta dopo la notizia del terribile incidente Le lacrime di Vendola sulle bare "Sono morti che gridano vendetta" Piero Ricci Adesso occorre una convocazione ad horas del consiglio dei ministri per varare i decreti Basta con l´assuefazione della società civile e della politica ad un fenomeno come questo

MOLFETTA - Le luminarie dell´ultimo shopping center sono accese da quarantott´ore nella zona industriale di Molfetta. Ma i lampeggianti blu dei vigili del fuoco, delel ambulanze e delle forze dell´ordine, girano alle spalle. Lì s´è consumata la tragedia della Truck Center che somiglia tanto alla Thyssen Krup di Torino. Ma qui non ci sono multinazionali tedesche. La Truck era un´azienda a conduzione familiare e il titolare, Vincenzo Altomare, è morto coi suoi operai.
Il lampeggiante blu dell´auto blindata del governatore pugliese, Nichi Vendola, arriva alle sei del pomeriggio. E arriva che i corpi delle vittime sono state appena estratte dalla cisterna della morte e giacciono lì, coperte, all´interno del recinto, alla destra del cancello automatico. Vendola rimane tutto il tempo lì, davanti alla cabina del tir con quel rimorchio verde scuro, a pochi metri, impietrito. Ha interrotto tutti i suoi impegni. Era a un incontro con don Luigi Ciotti quando gli è stata comunicata la notizia. E il suo primo commento a caldo resterà anche l´ultimo della giornata: «È un colpo al cuore - dice mentre s´infila nell´auto blu - qualcosa di terribilmente traumatico. Insopportabile ogni vita spezzata da quella che è diventata una trincea di guerra ed è del lavoro. Morti che gridano vendetta, contro tutti noi, contro l´assuefazione della società civile e della politica ad un fenomeno come quello sulle morti del lavoro. Andrà capita la dinamica dei fatti e andranno appurate le responsabilità ma al di là di queste - ha aggiunto il presidente della Regione Puglia - resta il senso di vivere in una stagione in cui si accetta di convivere con un milione d´incidenti sul lavoro all´anno, con mille e 300 morti e con ventimila feriti». «Davvero - ha concluso Vendola - la politica dovrebbe mirare sulla sicurezza sul lavoro. Bisogna uscire dall´epoca delle chiacchiere ed entrare in quella in cui diritto alla vita, alla sicurezza ed al salario viene sempre rispettato».
«Adesso occorre una convocazione ad horas del consiglio dei ministri per varare i decreti sulla sicurezza sui luoghi di lavoro - ha aggiunto - provo dolore e rabbia per i lavoratori. Dolore per i familiari, i colleghi e gli amici, rabbia per l´ennesima strage. Troppe le chiacchiere finora sul tema del lavoro, troppa l´inefficacia della politica nell´affrontare il tema. Anche le sollecitazioni del presidente della Repubblica sono cadute nel vuoto».
Poi dritto a Molfetta. E davanti al cancello, molte donne. Ci sono i parenti delle vittime, gli amici, i colleghi. Molti si sono rannicchiati al di qua del muro di cinta dove i vigili del fuoco ancora lavorano. Ma a nessuno di loro è consentito di varcare il cordone militare dei carabinieri. C´è una signora che non ha più lacrime. E nemmeno le forze per reggersi in piedi: è la moglie di una delle vittime. È incinta al quarto mese. Le portano una sedia e si siede nel buio, dietro uno dei mezzi rossi dei vigili del fuoco. C´è rabbia e disperazione.
«È una tragedia senza fine», dice l´ex sindaco di Molfetta, il senatore Antonio Azzollini. Conosceva Altomare, il titolare. «Un gran lavoratore e questo lavoro lo conosceva bene, tanto che non si è risparmiato e quando l´hanno chiamato s´è precipitato qua». «Non si può credere, quale impatto - aggiunge - ha per noi la vita di questi quattro lavoratori per questa zona industriale che gira, dà lavoro. Che tragedia questo slancio di generosità di questi lavoratori che hanno provato a salvarsi». Azzollini ricorda anche che una trentina d´anni fa accadde una tragedia simile sempre a Molfetta: due operai uccisi dall´azoto, in circostanze simili. Solo che la Truck - dicono - fosse specializzata proprio nella pulizia delle cisterne e nella zona industriale di Molfetta s´era trasferita da poco. Una decina gli operai. «Con tutti il titolare aveva un rapporto paterno, uno che mi raccontano come un maniaco della precisione e che s´era salvato da un infarto un anno fa», racconta l´assessore regionale al Personale, Guglielmo Minervini, che è di Molfetta ed ha accompagnato Vendola insieme all´assessore regionale al Lavoro, Marco Barbieri. A Barbieri, a un tratto, trema la voce: «Non se ne può più di queste morti. Basta. Basta ci vuole il testo unico sulla sicurezza perché questi lavoratori non sono morti diversamente da quelli che stavano pulendo la cisterna di una nave a Venezia o da quelli che hanno perso la vita a Monopoli. Vedremo come si sono svolti i fatti ma da quello che ho appreso da chi sta facendo i rilievi, non credo che si possa scendere in una cisterna come sarebbero scesi qui. La realtà è che vorremmo tanto non vedere più tutto questo. E per farlo ci vogliono più controlli e ci vuole più formazione. Noi ce la stiamo mettendo tutta». Poi Vendola: «Provo dolore e rabbia per i lavoratori. Dolore - ha detto - per i familiari, i colleghi e gli amici, rabbia per l´ennesima strage. Troppe le chiacchiere finora sul tema del lavoro, troppa l´inefficacia della politica nell´affrontare il tema. Anche le sollecitazioni del presidente della Repubblica sono cadute nel vuoto».

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