domenica, marzo 30, 2008

IL CANDIDATO: LUIGI BOBBA (PD), NOI CLERICALI? MA SE GUARDIAMO AD OBAMA..."

IL CANDIDATO: LUIGI BOBBA (PD), NOI CLERICALI? MA SE GUARDIAMO AD OBAMA..."


(ASCA) - Roma, 29 mar - Piemontese, originario di Cigliano in provincia di Vercelli, 53 anni, sposato e padre di due figlie, Luigi Bobba candidato capolista per il Partito Democratico nel collegio Piemonte 2, una carriera tutta interna alle Acli, sino a diventarne presidente nazionale, ha guadagnato notorieta’ come attivo esponente del Terzo settore. Tra i promotori di Retinopera, coordinamento del laicato cattolico impegnato nella vita sociale e politica, e’ stato vicepresidente della Banca Popolare Etica.
Entrato in politica nel 2006, e’ stato eletto al Senato nella Margherita in Puglia, dando vita al gruppo di parlamentari divenuti noti come ’teodem’. Attualmente e’ segretario del Pd di Vercelli.
Le politiche di sostegno alla famiglia vorrebbero essere il cuore delle proposte del gruppo ’Teodem’.
In concreto, quali misure proponete?
BOBBA - ’L’attenzione alla famiglia e alle politiche di sostegno alla natalita’, all’occupazione delle donne e alla cura degli anziani, non e’ un tema squisitamente cattolico.
E’ una questione di straordinario interesse generale; e’ un’emergenza non riconosciuta con la quale il nostro Paese non puo’ non misurarsi. Purtroppo la mancanza di una vera strategia di politiche familiari, risale indietro nel tempo.
Semmai con il Governo Prodi si sono colmate alcune lacune, grazie anche all’istituzione di un Ministero della Famiglia.
Resta pero’ un gap molto consistente con i grandi paesi europei, in particolare con la Francia dove si spende per la famiglia un valore corrispondente a tre punti di PIL (circa 40/45 miliardi di euro), mentre l’Italia e’ inchiodata ad un punto di PIL (14 miliardi circa).
Dunque serve una svolta, un cambio di marcia. Un Paese con uno squilibrio demografico troppo marcato avra’ difficolta’ sia ad affrontare i costi crescenti della spesa assistenziale, sanitaria e previdenziale; sia a restare competitivo sul mercato globale, dato che le schiere dei lavoratori giovani tenderanno ad assottigliarsi negli anni a venire.
E’ dunque sbagliato recintare questo tema come se fosse caro solo ai cattolici. Se i credenti che fanno politica hanno sollevato la questione, non e’ per un interesse confessionale, bensi’ perche’ hanno a cuore il futuro del Paese e delle famiglie italiane.
Attraverso le politiche familiari sono in gioco due grandi valori: la liberta’ e l’eguaglianza. La liberta’ di poter mettere al mondo, allevare ed educare i figli che si desiderano; l’eguaglianza tra le famiglie che hanno figli e quelle che scelgono di non volerne. La liberta’ di fare figli e’ seriamente messa in discussione dall’assenza di sostegni (assegni, fisco, servizi) adeguati.
Assenza che si scarica in particolare sulle donne costrette spesso a scegliere tra lavoro e vita familiare.
Equita’ perche’ la nostra Carta Costituzionale all’art. 31 tutela proprio quella proiezione di futuro che sono i figli.
Dunque l’attenzione del legislatore per la famiglia e’ motivata dal garantire un futuro a tutta la comunita’. E solo politiche amichevoli per la natalita’ la possono assicurare.
Dunque occorre ristabilire la soglia naturale di riproduzione della popolazione, passando da 1,29 figli per donna ai due figli che le donne italiane effettivamente desiderano. Come fare? Nel programma del PD si individuano quattro strumenti principali: una misura unica di 2500 Euro per ogni figlio che sommi detrazioni fiscali e assegni familiari; incremento della durata dei congedi parentali da 6 a 12 mesi con una copertura completa dal mancato salario, anziche’ l’attuale 30%; un incremento piu’ che significativo del numero degli asili nido, passando dall’attuale 6% di copertura della domanda effettiva al 25%; e infine un complesso di misure che favoriscano effettivamente (part-time, defiscalizzazione dei contributi) l’occupazione delle donne che oggi e’ di quasi 10 punti inferiore alla media europea.
Insomma per un Paese piu’ competitivo ma anche piu’ equo e piu’ aperto al futuro non si puo’ che ripartire dalla famiglia’.
Perche’ vi siete chiamati Teodem? Non c’e’ il rischio di clericalizzare la politica? I critici vi accusano di essere la lunga mano del cardinal Ruini. Cosa risponde?
BOBBA - ’Questa critica si presenta come un insulto, quasi fossimo delle persone incapaci di decidere con la propria ragione in modo laico senza per questo dimenticare i valori in cui si crede. Questa favoletta di essere i portaordini del Card. Ruini e’ veramente stantia e ridicola.
Come legislatore seguo innanzitutto la Carta Costituzionale (la nostra Bibbia civile la defini’ il Presidente Ciampi) e poi cerco di tradurre in leggi cio’ che mi appare come il bene comune per il nostro Paese.
Non si capisce perche’ un credente dovrebbe mettere fuori dalla porta del Parlamento e della politica i valori in cui si riconosce. Quasi che questi valori che sono la sorgente di un agire per il bene comune non avessero piena cittadinanza nel dialogo pubblico, nella politica.
Mi appello a Barack Obama che ha giustamente osservato che e’ un assurdo pratico pensare che i valori che guidano la vita personale non debbano avere un riflesso anche nell’azione politica. Chi li vuole confinare nella sfera privata, confonde la laicita’ con il laicismo, l’autonomia delle scelte politiche con l’assenza di riferimenti di valore. Quasi che la democrazia e le istituzioni potessero essere indifferenti a cio’ che si esprime nella societa’ civile. La politica riguadagnera’ forza, credibilita’ tanto piu’ sara’ capace di interpretare questi valori. La Chiesa, i credenti, le molte presenze, opere e istituzioni che sono nati dalla fede cristiana non sono un ostacolo, un ingombro, ma una risorsa per una comunita’ piu’ responsabile, libera e giusta. Altro che clericalizzazione della politica! I veri clericali sono coloro che non accettano di tradurre questi valori in linguaggio universale, cioe’ accettabile anche da chi non crede; o quanti pensano che le istituzioni debbano essere indifferenti, estranee a questo universo valoriale.
Infine perche’ teodem? La sigla nata, quasi per scherzo, ha avuto fortuna fino a entrare nel nuovo dizionario Zanichelli.
Dunque forse, al di la della caricatura, segnala un problema.
Quale? La rappresentanza dei valori (teo) non puo’ essere lasciata in esclusiva al centro destra. Deve essere una prerogativa e una preoccupazione anche di chi appartiene allo schieramento riformatore, al Partito Democratico. Questa la funzione che abbiamo cercato, pur tra tante ostilita’, di assolvere in questi due anni di legislatura. Forse oggi la criticita’ di questa scelta e’ piu’ chiara e anche lo stesso segretario del PD Veltroni l’ha esplicitata in piu’ occasioni.
La nascita del PD puo’ essere una straordinaria occasione per intessere dialoghi, approfondimenti in vista di nuove sintesi. Nel rispetto della pluralita’ delle culture presenti nel PD, ma anche con l’intento di creare positive contaminazioni. Non chiedendo a nessuno abiure, ma neppure favorendo arroccamenti e chiusure. Forse la legislatura che si apre, ormai lontana dal confronto muscolare di due schieramenti omnicomprensivi, puo’ essere un’occasione straordinaria per evitare che il bipolarismo politico diventi bipolarismo etico e che i temi della biopolitica siano affrontati con la prudenza, l’attenzione che questioni cosi’ delicate meritano.

Nessun commento: