Il consiglio dei ministri ha infatti fissato, come «atto dovuto» la consultazione referendaria per il 18 maggio. Ma poiché ad aprile dovremo tornare alle urne, il referendum slitta automaticamente di un anno. I promotori, Giovanni Guzzetta, Mario Segni e Natale D'Amico, però, non ci stanno: «Tutti dicono che la prossima sarà una legislatura costituente – spiega Guzzetta – Noi crediamo che questo percorso sarà ancora più forte se sorretto dal voto popolare». E chiedono alla Corte costituzionale di verificare se sia legittimo lo slittamento di 365 giorni.
I referendari ricordano che ci sono due precedenti nei quali si è votato un referendum subito dopo le elezioni politiche. «È successo nel 1987, quando il parlamento fece un legge ad hoc per tenere il referendum, precedentemente indetto, 4-5 mesi dopo il voto. Il secondo caso è avvenuto nel giugno 2006 quando il referendum di revisione costituzionale si tenne a giugno». Ora la Corte Costituzionale ha un mese di tempo per dare il suo responso.
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