di Eugenio Mazzarella da Il Mattino
La situazione che si è creata in Campania è ormai «tragedia». La definizione è del capo dello Stato. Da questa tragedia si deve uscire. Perché questo avvenga nel più breve tempo possibile, è necessario concentrarsi su un'exit strategy, una strategia di uscita da un cul de sac politico-amministrativo che ha pochi precedenti. In teoria, dopo quattordici anni nel corso dei quali sono stati commessi gravi errori, ormai ammessi ai massimi livelli di responsabilità, sappiamo cosa fare sul piano tecnico-operativo. Su questo versante un'exit strategy c'è: è quella indicata, con gli aggiustamenti del caso, dalla relazione finale della Commissione parlamentare sui rifiuti. Questa strategia è ora consegnata, per quattro mesi, ad un commissario straordinario, l'ex capo della polizia De Gennaro, che, coadiuvato dal generale Giannini, subentra al prefetto Cimmino; questo, dopo l'impossibilità di realizzarla fin qui registrata con i commissari Bertolaso e Pansa. Si tratta di passare alla gestione ordinaria mettendo le istituzioni locali in grado di assolvere ai loro compiti: reperimento di nuove discariche; costruzione e gestione degli inceneritori; forte incremento della raccolta differenziata; provincializzazione del ciclo dei rifiuti, sia pure in un'integrazione regionale degli interventi. La domanda che s'impone è perché non si riesce ad avviare questa linea d'azione ormai sostanzialmente condivisa. Tanto da far temere un nuovo fallimento e spingere il governo Prodi ad impegnarsi direttamente a sostegno del commissario mettendo sotto tutela le istituzioni locali che dovrebbero affiancare il commissario. La risposta è semplice e insieme drammatica: è il crollo di legittimità di un'intera classe politica sul territorio, cioè di chi dovrebbe farsi veicolo, nella mediazione politica con le comunità rappresentate, dell'attuazione della risposta tecnico-operativa al dramma dei rifiuti. Questa classe politica non viene più «creduta» nei suoi impegni dalle popolazioni che l'hanno eletta: si è dissolta la sua capacità rappresentativa, patisce un pauroso deficit di legittimità sostanziale. Questo vuol dire una sola cosa. Che è urgente non solo un'exit strategy tecnico-operativa, ma un'exit strategy politico-istituzionale, senza la quale ogni tentativo di soluzione rischia di impantanarsi nella resa dei conti tra un ceto politico che ha più ragioni in comune nello sfascio che motivi di distinzione nelle responsabilità, o peggio ancora in un moto di rigetto sociale, dove la scorciatoia del ribellismo rischia di confermare il ruolo di primattore sulla scena di forze affaristiche e criminali. Sono state invocate le dimissioni dei massimi vertici amministrativi della regione, da Palazzo Santa Lucia a Palazzo San Giacomo. E si vive il paradosso di una regione che esprime il ministro dell'Ambiente ed ha l'ambiente più disastrato d'Italia, con l'aggiunta di soluzione populistiche al disagio sociale che hanno inquinato in modo disastroso l'operatività nella gestione del ciclo dei rifiuti. La richiesta di dimissioni è stata ritenuta irricevibile dai diretti interessati, che hanno evocato una larga condivisione di responsabilità e diagnosticato come non utile un loro passo indietro. Ora se queste dimissioni non vengono - con l'aggravante di un conflitto istituzionale mia visto prima tra governatore, sindaco, commissario di governo, governo, che non può durare se non si vuole oltre l'emergenza democratica nella quale già siamo - qualcosa bisognerà pure immaginare per uscire urgentemente dal vuoto politico-amministrativo in cui si trova oggi la Campania.
In questo senso sono state già avanzate alcune proposte, in alternativa alle dimissioni di governatore e sindaco, come quella di operare un intervento deciso sulla capacità amministrativa delle giunte, coinvolgendo magari l'opposizione in un governo di unità regionale. Sono elementi di proposta su cui riflettere, ma ritengo che si tratti di fare qualcosa in più, di indispensabile: trasmettere ai cittadini la sensazione e il convincimento che la politica quando sbaglia paga e si assume le proprie responsabilità, per restituire alla politica l'onore perduto di cui ha parlato ieri Aldo Masulo sul Mattino. Solo questo convincimento può spingere i cittadini ad accogliere la chiamata alle armi dell'emergenza, e a farsi carico per la loro parte dei disagi che subiranno nelle more di una soluzione definitiva del problema. L'autorità dello Stato, e le soluzioni che ne devono venire, non può essere esposta più di tanto ormai al dilemma tra fallire un'ennesima volta o imporsi con i manganelli della polizia.
Per questo è necessario un elemento di forte valore simbolico. Questo elemento potrebbe essere l'impegno delle attuali amministrazioni a sciogliersi appena l'emergenza sia scongiurata, consegnandosi al giudizio dei cittadini. Nelle more, sgombrato il campo da un'autodifesa ormai insostenibile, tutti i responsabili politici competenti si impegnino a fianco del commissario e sotto la supervisione del governo a portare la regione fuori dalla tragedia, perché al più presto il giudizio passi agli elettori. Nessuna energia in questo momento, neanche quella spesa a propria difesa, può essere sottratta al compito di togliere la spazzatura dalle strade. La responsabilità in politica deve tornare ad essere moneta che circola. La scelta è tra questa moneta o tra quella dell'inefficienza e della corruzione, cioè del collasso della democrazia in Campania.
La situazione che si è creata in Campania è ormai «tragedia». La definizione è del capo dello Stato. Da questa tragedia si deve uscire. Perché questo avvenga nel più breve tempo possibile, è necessario concentrarsi su un'exit strategy, una strategia di uscita da un cul de sac politico-amministrativo che ha pochi precedenti. In teoria, dopo quattordici anni nel corso dei quali sono stati commessi gravi errori, ormai ammessi ai massimi livelli di responsabilità, sappiamo cosa fare sul piano tecnico-operativo. Su questo versante un'exit strategy c'è: è quella indicata, con gli aggiustamenti del caso, dalla relazione finale della Commissione parlamentare sui rifiuti. Questa strategia è ora consegnata, per quattro mesi, ad un commissario straordinario, l'ex capo della polizia De Gennaro, che, coadiuvato dal generale Giannini, subentra al prefetto Cimmino; questo, dopo l'impossibilità di realizzarla fin qui registrata con i commissari Bertolaso e Pansa. Si tratta di passare alla gestione ordinaria mettendo le istituzioni locali in grado di assolvere ai loro compiti: reperimento di nuove discariche; costruzione e gestione degli inceneritori; forte incremento della raccolta differenziata; provincializzazione del ciclo dei rifiuti, sia pure in un'integrazione regionale degli interventi. La domanda che s'impone è perché non si riesce ad avviare questa linea d'azione ormai sostanzialmente condivisa. Tanto da far temere un nuovo fallimento e spingere il governo Prodi ad impegnarsi direttamente a sostegno del commissario mettendo sotto tutela le istituzioni locali che dovrebbero affiancare il commissario. La risposta è semplice e insieme drammatica: è il crollo di legittimità di un'intera classe politica sul territorio, cioè di chi dovrebbe farsi veicolo, nella mediazione politica con le comunità rappresentate, dell'attuazione della risposta tecnico-operativa al dramma dei rifiuti. Questa classe politica non viene più «creduta» nei suoi impegni dalle popolazioni che l'hanno eletta: si è dissolta la sua capacità rappresentativa, patisce un pauroso deficit di legittimità sostanziale. Questo vuol dire una sola cosa. Che è urgente non solo un'exit strategy tecnico-operativa, ma un'exit strategy politico-istituzionale, senza la quale ogni tentativo di soluzione rischia di impantanarsi nella resa dei conti tra un ceto politico che ha più ragioni in comune nello sfascio che motivi di distinzione nelle responsabilità, o peggio ancora in un moto di rigetto sociale, dove la scorciatoia del ribellismo rischia di confermare il ruolo di primattore sulla scena di forze affaristiche e criminali. Sono state invocate le dimissioni dei massimi vertici amministrativi della regione, da Palazzo Santa Lucia a Palazzo San Giacomo. E si vive il paradosso di una regione che esprime il ministro dell'Ambiente ed ha l'ambiente più disastrato d'Italia, con l'aggiunta di soluzione populistiche al disagio sociale che hanno inquinato in modo disastroso l'operatività nella gestione del ciclo dei rifiuti. La richiesta di dimissioni è stata ritenuta irricevibile dai diretti interessati, che hanno evocato una larga condivisione di responsabilità e diagnosticato come non utile un loro passo indietro. Ora se queste dimissioni non vengono - con l'aggravante di un conflitto istituzionale mia visto prima tra governatore, sindaco, commissario di governo, governo, che non può durare se non si vuole oltre l'emergenza democratica nella quale già siamo - qualcosa bisognerà pure immaginare per uscire urgentemente dal vuoto politico-amministrativo in cui si trova oggi la Campania.
In questo senso sono state già avanzate alcune proposte, in alternativa alle dimissioni di governatore e sindaco, come quella di operare un intervento deciso sulla capacità amministrativa delle giunte, coinvolgendo magari l'opposizione in un governo di unità regionale. Sono elementi di proposta su cui riflettere, ma ritengo che si tratti di fare qualcosa in più, di indispensabile: trasmettere ai cittadini la sensazione e il convincimento che la politica quando sbaglia paga e si assume le proprie responsabilità, per restituire alla politica l'onore perduto di cui ha parlato ieri Aldo Masulo sul Mattino. Solo questo convincimento può spingere i cittadini ad accogliere la chiamata alle armi dell'emergenza, e a farsi carico per la loro parte dei disagi che subiranno nelle more di una soluzione definitiva del problema. L'autorità dello Stato, e le soluzioni che ne devono venire, non può essere esposta più di tanto ormai al dilemma tra fallire un'ennesima volta o imporsi con i manganelli della polizia.
Per questo è necessario un elemento di forte valore simbolico. Questo elemento potrebbe essere l'impegno delle attuali amministrazioni a sciogliersi appena l'emergenza sia scongiurata, consegnandosi al giudizio dei cittadini. Nelle more, sgombrato il campo da un'autodifesa ormai insostenibile, tutti i responsabili politici competenti si impegnino a fianco del commissario e sotto la supervisione del governo a portare la regione fuori dalla tragedia, perché al più presto il giudizio passi agli elettori. Nessuna energia in questo momento, neanche quella spesa a propria difesa, può essere sottratta al compito di togliere la spazzatura dalle strade. La responsabilità in politica deve tornare ad essere moneta che circola. La scelta è tra questa moneta o tra quella dell'inefficienza e della corruzione, cioè del collasso della democrazia in Campania.
3 commenti:
Solo una domanda:la tassa della spazzatura(ultimamente anche aumentata)a cosa è servita,a pagare gli stipendi dei nostri amministratori?
La ringrazio per Blog intiresny
leggere l'intero blog, pretty good
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