Milano, 21 gen. (Adnkronos Salute) - Vaccinazioni facoltative? Occhio, perché "senza l'obbligatorietà si rischia di non vaccinare 200.000 bambini ogni anno". Lo sottolinea Italo Farnetani, pediatra e professore a contratto all'Università di Milano-Bicocca, che si inserisce nel dibattito sulle vaccinazioni con in mano i dati di un'indagine condotta su un campione di 2.500 visitatori del sito www.ambulatorio.com.
Guardando alle risposte, si scopre che "il 61% dei genitori italiani preferisce che le vaccinazioni siano obbligatorie, contro il 39% che le vorrebbe facoltative. Una scelta - spiega Farnetani, coordinatore dell'indagine - che non è dettata da interessi o una paure personali: ben il 75% dei genitori sa, infatti, che se a scuola c'è un bambino non vaccinato, il rischio lo corre chi non ha eseguito la vaccinazione, non gli altri". Dall'indagine, inoltre, si scopre che i genitori italiani non sono sufficientemente informati.
Nel questionario infatti è stato chiesto loro di stilare una graduatoria in base all'importanza delle vaccinazioni, esprimendo tre preferenze. Dai risultati si scopre che le risposte sono dettate dall'impatto emotivo e dalle notizie di cronaca, più che da un'informazione appropriata. Saldamente al primo posto per importanza, secondo mamme e papà italiani, si piazza la vaccinazione contro il meningococco, indicata dal 67% dei genitori; al secondo posto quella contro lo pneumococco, scelta dal 54%, e al terzo posto quella contro morbillo parotite e rosolia (29%). Una delle vaccinazioni meno votate è stata quella contro la pertosse (7%). Un grave errore, sottolinea Farnetani.
"Si pensi solo - commenta il pediatra - che quando, all'inizio degli anni '80, in Gran Bretagna fu interrotta la vaccinazione contro la pertosse, perché il vecchio vaccino aveva gravi effetti collaterali, si ebbe un incremento del numero dei morti nei primi 6 mesi di vita a causa della malattia". E ancora, dove eseguire le vaccinazioni? Per il 68% dei genitori il luogo ideale è lo studio del pediatra di famiglia. Per il 21% le Asl, mentre per il 7% va bene qualsiasi ambulatorio.
Secondo Farnetani, "l'indagine dimostra che è necessario agevolare al massimo la possibilità di eseguire le vaccinazioni, facendole effettuare nei luoghi abitualmente frequentati dai genitori, come per esempio l'ambulatorio del pediatra curante. La necessità di mantenere l'obbligatorietà delle vaccinazioni, infatti - sottolinea il pediatra - è l'unico sistema per riuscire a immunizzare un numero di bambini sufficiente a impedire la circolazione degli agenti infettivi della malattia che si intende prevenire. Quando le vaccinazioni non sono obbligatorie, resta non vaccinata una parte di popolazione che può, perciò, ricevere l'agente infettivo e tenere sempre attiva la malattia". I genitori hanno dimostrato, inoltre, di non possedere informazioni sufficienti per poter esercitare una scelta consapevole e informata sull'argomento.
"Le risposte denotano che le opinioni sull'importanza dei vaccini sono state fortemente condizionate dalle notizie di cronaca delle ultime settimane. Peraltro - prosegue il medico - la poca informazione dei genitori si mantiene costante negli anni, come emerge dal confronto con altre indagini effettuate in passato". Un ulteriore elemento che dimostra il rischio di riduzione del numero dei bambini vaccinati, se venisse tolta l'obbligatorietà, arriva da un'indagine effettuata alcuni anni fa, quando in Italia le vaccinazioni venivano praticate anche nelle scuole. Risultò che, se le immunizzazioni erano effettuate a scuola, veniva vaccinato il 76% dei bambini. Se la stessa vaccinazione doveva essere praticata negli ambulatori delle Asl, si scendeva al 56%.
"In base a questi dati - assicura Farnetani - si rischierebbe di non vaccinare circa 200.000 bambini ogni anno". Proprio per evitare che i piccoli non abbiano una protezione sufficiente contro le malattie, "molte nazioni, ove non sono obbligatorie le vaccinazioni per accedere alla scuola, hanno reso indispensabile - conclude l'esperto - la presentazione del certificato che attesti di averle eseguite''.
Guardando alle risposte, si scopre che "il 61% dei genitori italiani preferisce che le vaccinazioni siano obbligatorie, contro il 39% che le vorrebbe facoltative. Una scelta - spiega Farnetani, coordinatore dell'indagine - che non è dettata da interessi o una paure personali: ben il 75% dei genitori sa, infatti, che se a scuola c'è un bambino non vaccinato, il rischio lo corre chi non ha eseguito la vaccinazione, non gli altri". Dall'indagine, inoltre, si scopre che i genitori italiani non sono sufficientemente informati.
Nel questionario infatti è stato chiesto loro di stilare una graduatoria in base all'importanza delle vaccinazioni, esprimendo tre preferenze. Dai risultati si scopre che le risposte sono dettate dall'impatto emotivo e dalle notizie di cronaca, più che da un'informazione appropriata. Saldamente al primo posto per importanza, secondo mamme e papà italiani, si piazza la vaccinazione contro il meningococco, indicata dal 67% dei genitori; al secondo posto quella contro lo pneumococco, scelta dal 54%, e al terzo posto quella contro morbillo parotite e rosolia (29%). Una delle vaccinazioni meno votate è stata quella contro la pertosse (7%). Un grave errore, sottolinea Farnetani.
"Si pensi solo - commenta il pediatra - che quando, all'inizio degli anni '80, in Gran Bretagna fu interrotta la vaccinazione contro la pertosse, perché il vecchio vaccino aveva gravi effetti collaterali, si ebbe un incremento del numero dei morti nei primi 6 mesi di vita a causa della malattia". E ancora, dove eseguire le vaccinazioni? Per il 68% dei genitori il luogo ideale è lo studio del pediatra di famiglia. Per il 21% le Asl, mentre per il 7% va bene qualsiasi ambulatorio.
Secondo Farnetani, "l'indagine dimostra che è necessario agevolare al massimo la possibilità di eseguire le vaccinazioni, facendole effettuare nei luoghi abitualmente frequentati dai genitori, come per esempio l'ambulatorio del pediatra curante. La necessità di mantenere l'obbligatorietà delle vaccinazioni, infatti - sottolinea il pediatra - è l'unico sistema per riuscire a immunizzare un numero di bambini sufficiente a impedire la circolazione degli agenti infettivi della malattia che si intende prevenire. Quando le vaccinazioni non sono obbligatorie, resta non vaccinata una parte di popolazione che può, perciò, ricevere l'agente infettivo e tenere sempre attiva la malattia". I genitori hanno dimostrato, inoltre, di non possedere informazioni sufficienti per poter esercitare una scelta consapevole e informata sull'argomento.
"Le risposte denotano che le opinioni sull'importanza dei vaccini sono state fortemente condizionate dalle notizie di cronaca delle ultime settimane. Peraltro - prosegue il medico - la poca informazione dei genitori si mantiene costante negli anni, come emerge dal confronto con altre indagini effettuate in passato". Un ulteriore elemento che dimostra il rischio di riduzione del numero dei bambini vaccinati, se venisse tolta l'obbligatorietà, arriva da un'indagine effettuata alcuni anni fa, quando in Italia le vaccinazioni venivano praticate anche nelle scuole. Risultò che, se le immunizzazioni erano effettuate a scuola, veniva vaccinato il 76% dei bambini. Se la stessa vaccinazione doveva essere praticata negli ambulatori delle Asl, si scendeva al 56%.
"In base a questi dati - assicura Farnetani - si rischierebbe di non vaccinare circa 200.000 bambini ogni anno". Proprio per evitare che i piccoli non abbiano una protezione sufficiente contro le malattie, "molte nazioni, ove non sono obbligatorie le vaccinazioni per accedere alla scuola, hanno reso indispensabile - conclude l'esperto - la presentazione del certificato che attesti di averle eseguite''.
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