Napoli: CASAVOLA AI DIALOGHI IN DUOMO
Donatella Trotta da Il Mattino.
Il Natale cristiano come festa di pace. E di riconciliazione tra la terra e il cielo. Ma anche un’occasione di riflessione, che rimette al centro la gloria di Dio perché gli uomini e le donne «di buona volontà» possano «aspirare davvero a cieli nuovi e terre nuove, lottando per un presente diverso, e dunque per un cambiamento futuro del mondo», dice don Gennaro Matino, vicario episcopale delle comunicazioni sociali aprendo e moderando, ieri sera in Duomo, il quarto ed ultimo appuntamento voluto dall’arcivescovo di Napoli, cardinale Crescenzio Sepe, con il ciclo di incontri di Avvento «in dialogo con la città». Dopo Erri De Luca, Fulvio Tessitore e Aldo Masullo, è il grande giurista e giudice costituzionale Francesco Paolo Casavola, storico del diritto romano, presidente del Comitato nazionale per la bioetica, a interloquire con il cardinale Sepe in cattedrale, dove i loro interventi si alternano a momenti di preghiera comunitaria e di musica, eseguita da monsignor Vincenzo De Gregorio all’organo e da Raffaele Pagano al violino con un coro finale. È «pace» la parola chiave dell’incontro conclusivo, che echeggia nella riflessione biblica del presule come nella testimonianza di Casavola. «La strada della pace passa per i cuori che vogliono riconciliarsi con Dio e con i fratelli; passa per le strade delle nostre città, che spesso non sanno più raccontare la speranza perché tra le loro mura non c’è alcun segno del ”Principe della Pace”» esordisce il cardinale Sepe, prendendo spunto dal respiro spirituale del Salmo 122 di Davide su Gerusalemme per approfondire il senso attuale del messaggio del profeta Isaia (la giustizia come fondamento della pace), rilanciato da Paolo VI: «lo sviluppo è il nuovo nome della pace». Gli fa eco Casavola, che rilancia il ruolo della famiglia nella società civile e per spiegare il senso della pace nel mondo antico prende le mosse da un’immagine presepiale, il rotolo sorretto dagli angeli con la scritta: «Gloria a Dio nell’alto dei cieli e pace in terra agli uomini di buona volontà». È in questa doppia endiadi, chiarisce Casavola, che si gioca «il più profondo significato del mistero dell’incarnazione». Inevitabili per entrambi, sul finire, i riferimenti a Napoli: per Casavola bisognosa di maggiore «cittadinanza attiva», in una dimensione di «famiglia estesa» nella quale la Chiesa di Napoli richiama «a questo dovere del coraggio civile». Quella stessa Chiesa che, precisa il cardinale Sepe in conclusione, «vuol porsi al servizio della comunità e riscoprire obiettivi condivisibili e, soprattutto, una rinnovata voglia di comunicare».
Donatella Trotta da Il Mattino.
Il Natale cristiano come festa di pace. E di riconciliazione tra la terra e il cielo. Ma anche un’occasione di riflessione, che rimette al centro la gloria di Dio perché gli uomini e le donne «di buona volontà» possano «aspirare davvero a cieli nuovi e terre nuove, lottando per un presente diverso, e dunque per un cambiamento futuro del mondo», dice don Gennaro Matino, vicario episcopale delle comunicazioni sociali aprendo e moderando, ieri sera in Duomo, il quarto ed ultimo appuntamento voluto dall’arcivescovo di Napoli, cardinale Crescenzio Sepe, con il ciclo di incontri di Avvento «in dialogo con la città». Dopo Erri De Luca, Fulvio Tessitore e Aldo Masullo, è il grande giurista e giudice costituzionale Francesco Paolo Casavola, storico del diritto romano, presidente del Comitato nazionale per la bioetica, a interloquire con il cardinale Sepe in cattedrale, dove i loro interventi si alternano a momenti di preghiera comunitaria e di musica, eseguita da monsignor Vincenzo De Gregorio all’organo e da Raffaele Pagano al violino con un coro finale. È «pace» la parola chiave dell’incontro conclusivo, che echeggia nella riflessione biblica del presule come nella testimonianza di Casavola. «La strada della pace passa per i cuori che vogliono riconciliarsi con Dio e con i fratelli; passa per le strade delle nostre città, che spesso non sanno più raccontare la speranza perché tra le loro mura non c’è alcun segno del ”Principe della Pace”» esordisce il cardinale Sepe, prendendo spunto dal respiro spirituale del Salmo 122 di Davide su Gerusalemme per approfondire il senso attuale del messaggio del profeta Isaia (la giustizia come fondamento della pace), rilanciato da Paolo VI: «lo sviluppo è il nuovo nome della pace». Gli fa eco Casavola, che rilancia il ruolo della famiglia nella società civile e per spiegare il senso della pace nel mondo antico prende le mosse da un’immagine presepiale, il rotolo sorretto dagli angeli con la scritta: «Gloria a Dio nell’alto dei cieli e pace in terra agli uomini di buona volontà». È in questa doppia endiadi, chiarisce Casavola, che si gioca «il più profondo significato del mistero dell’incarnazione». Inevitabili per entrambi, sul finire, i riferimenti a Napoli: per Casavola bisognosa di maggiore «cittadinanza attiva», in una dimensione di «famiglia estesa» nella quale la Chiesa di Napoli richiama «a questo dovere del coraggio civile». Quella stessa Chiesa che, precisa il cardinale Sepe in conclusione, «vuol porsi al servizio della comunità e riscoprire obiettivi condivisibili e, soprattutto, una rinnovata voglia di comunicare».
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