L'arte di arrangiarsi
Ha un banchetto al Corso Garibaldi davanti la Seconda Municipalità: compila moduli per gli abbonamenti e i buoni fitto.
(A prescindere.....dalle battute, ancora oggi serve uno strumento organizzato come quello dei patronati capaci di rendere esigibili i diritti di cittadinanza, altrimenti dovremmo chiamare in servizio 100 Totò)
NAPOLI - «Io come Totò nel film in cui fa lo scrivano? Ma no...Totò voleva far ridere invece qui facciamo servizio pubblico». L'impiegato di concetto on the road è Don Franco, napoletano della periferia orientale, «da sedici anni» fa lo scrivano pubblico al corso Garibaldi, a due passi da piazza Mercato, piazzato con seggiola e banchetto proprio sotto l'insegna della Seconda Municipalità. È un'istituzione: ricorda il principe de Curtis in Miseria e Nobiltà alle prese con le lettere scritte carta penna e calamaio per il bifolco col vestito buono.
Sulla sedia in bella vista la scritta «Scrivano Pubblico»
«SONO UTILE» - «Sono diplomato. Il lavoro che svolgo da privato - ragiona, aggiustandosi ripetutamente il berretto da neve - risulta necessario per tante persone, tanta povera gente, che si perde nella giungla delle carte e dei rinnovi». Siamo alla fine del primo decennio del nuovo millennio, i cellulari tra un po' faranno anche il caffè, i ministri (e i governatori) parlano di innovazione telematica nella pubblica amministrazione, eppure a Napoli c'è chi resiste con il buon vecchio banchetto dello scrivano. Che in realtà non redige missive ma fornisce consigli per sbrigare faccende burocratiche e compila astrusi moduli per rinnovare abbonamenti o per ottenere i buoni fitto.
Davanti la sede della seconda Municipalità del Comune di Napoli
Il tutto dietro «piccolo compenso. Piccolo, sì: se guadagnassi 200 euro al giorno mi sarei messo a posto, pagherei le tasse» dice allargando le braccia. Problemi coi vigili? «Da sempre i vigili considerano il mestiere di scrivano utilissimo alla popolazione. Perciò non mi dicono niente, considerando anche, ripeto, che si guadagna molto poco, e quindi...». E allora perchè lo fate? «Mi piace. E poi, ormai è diventata una missione». E quando piove? «C'ho l'ombrello». Un grande ombrello giallo, che ora è legato vicino al banchetto. E la gente si ferma pure con l'acquazzone? «Si ferma, si ferma, non potete avere idea...»
BUONI FITTO - Si avvicina un cliente, brizzolato, sulla quarantina. Chiede: «Lo posso avere il buono-fitto per la casa?». Dipende, risponde lo scrivano, «il padrone di casa vi ha fatto il contratto? No? Allora state a nero, per lo Stato non esistete. Mi dispiace». Avanti un altro. «Devo rinnovare l'abbonamento Anm - esordisce il nuovo cliente - Con lo "sconto", perchè sono disoccupato». Perfetto. «Accomodatevi».
al .ch.
Ha un banchetto al Corso Garibaldi davanti la Seconda Municipalità: compila moduli per gli abbonamenti e i buoni fitto.
(A prescindere.....dalle battute, ancora oggi serve uno strumento organizzato come quello dei patronati capaci di rendere esigibili i diritti di cittadinanza, altrimenti dovremmo chiamare in servizio 100 Totò)
NAPOLI - «Io come Totò nel film in cui fa lo scrivano? Ma no...Totò voleva far ridere invece qui facciamo servizio pubblico». L'impiegato di concetto on the road è Don Franco, napoletano della periferia orientale, «da sedici anni» fa lo scrivano pubblico al corso Garibaldi, a due passi da piazza Mercato, piazzato con seggiola e banchetto proprio sotto l'insegna della Seconda Municipalità. È un'istituzione: ricorda il principe de Curtis in Miseria e Nobiltà alle prese con le lettere scritte carta penna e calamaio per il bifolco col vestito buono.
Sulla sedia in bella vista la scritta «Scrivano Pubblico»
«SONO UTILE» - «Sono diplomato. Il lavoro che svolgo da privato - ragiona, aggiustandosi ripetutamente il berretto da neve - risulta necessario per tante persone, tanta povera gente, che si perde nella giungla delle carte e dei rinnovi». Siamo alla fine del primo decennio del nuovo millennio, i cellulari tra un po' faranno anche il caffè, i ministri (e i governatori) parlano di innovazione telematica nella pubblica amministrazione, eppure a Napoli c'è chi resiste con il buon vecchio banchetto dello scrivano. Che in realtà non redige missive ma fornisce consigli per sbrigare faccende burocratiche e compila astrusi moduli per rinnovare abbonamenti o per ottenere i buoni fitto.
Davanti la sede della seconda Municipalità del Comune di Napoli
Il tutto dietro «piccolo compenso. Piccolo, sì: se guadagnassi 200 euro al giorno mi sarei messo a posto, pagherei le tasse» dice allargando le braccia. Problemi coi vigili? «Da sempre i vigili considerano il mestiere di scrivano utilissimo alla popolazione. Perciò non mi dicono niente, considerando anche, ripeto, che si guadagna molto poco, e quindi...». E allora perchè lo fate? «Mi piace. E poi, ormai è diventata una missione». E quando piove? «C'ho l'ombrello». Un grande ombrello giallo, che ora è legato vicino al banchetto. E la gente si ferma pure con l'acquazzone? «Si ferma, si ferma, non potete avere idea...»
BUONI FITTO - Si avvicina un cliente, brizzolato, sulla quarantina. Chiede: «Lo posso avere il buono-fitto per la casa?». Dipende, risponde lo scrivano, «il padrone di casa vi ha fatto il contratto? No? Allora state a nero, per lo Stato non esistete. Mi dispiace». Avanti un altro. «Devo rinnovare l'abbonamento Anm - esordisce il nuovo cliente - Con lo "sconto", perchè sono disoccupato». Perfetto. «Accomodatevi».
al .ch.
2 commenti:
a gente come questa bisognerebbe dare la laurea honoris causa (non so se scritto giusto) altro che mike bongiorno ... vasco rossi... ecc.
necessita di verificare:)
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