giovedì, dicembre 13, 2007

Campania, De Mita: «Nicolais può fare il governatore»

ALDO BALESTRA Un fermo invito a risolvere il «duello» a sinistra nel Partito Democratico, con un monito a Nicolais, ma anche a Bassolino. Critiche a chi si ostina, nel centrosinistra, ad alimentare conflitti sul potere. Di questo, e non solo, parla da Roma Ciriaco De Mita. Onorevole De Mita, possibile che nel Pd in Campania non ci sia stata pace prima, durante e dopo? «Credo che un giudizio così netto non faccia riferimento alla realtà, sia nella nostra regione che nel Paese. Certo, qui soffriamo le conseguenze di un avvio sbagliato, con la divisione tra coloro che s’improvvisarono innovatori e coloro che venivano accusati di conservatorismo. Sembrò, e fu, più lo scontro aspro per la conquista del potere che per costruire una nuova condizione politica per uscire dalle difficoltà. Ora l’aspetto negativo va superato, organizzando rappresentanza che tenga conto di bisogni e umori, offrendo sia risposte che speranze. Siamo in tempo». Nel Pd la polemica a sinistra Nicolais-Bassolino tiene banco. Risponde alla domanda della strada su «chi ha ragione e chi ha torto»? «Rispondo dicendo che non si risolve con la ragione e con il torto. Ho detto, e ripeto qui ed ora che - per quel che ho capito - Nicolais non è riuscito a coniugare la spinta dei suoi e la consapevolezza che i processi vanno poi gestiti con responsabilità. Oggi vorrei osservare che se fosse vero - ma non credo sia stato così - che l’impegno di Nicolais fosse funzionale a costruire l’unità intorno ad una soluzione per il provinciale di Napoli, non mi pare che il risultato sia stato poi questo. Diciamolo con franchezza, la soluzione adottata è dentro lo schema vecchio-nuovo, conservatori-innovatori che ha già avvelenato le Primarie. Sull’episodio chi ha sbagliato è Nicolais. Lui lo sa. E non credo possa contraddire». Allora ha ragione Bassolino che ha accusato Nicolais di voler «destabilizzare»? «Bassolino ha ragione ma debbo dire, con altrettanta franchezza, che il fatto è dentro una logica ormai da superare, spero che questo sia l’ultimo episodio di una strategia sbagliata. C’è bisogno da parte di tutti, e dunque anche di Bassolino, che vengano superate ragioni strumentali della distinzione e che ognuno recuperi con umiltà la disponibilità a concorrere ad un disegno comune. Il partito non può essere costruito da una parte contro l’altra». Crede che il ministro Nicolais sia diventato un anti-Bassolino e magari accarezzi il sogno di un futuro da governatore? «I ruoli vengono assegnati dalle circostanze e non sono mai legati ai tuoi programmi. Il modo migliore per ottenere un ruolo è lavorare a risolvere i problemi e costruire condizioni di equilibrio politico. Io, ad esempio, credo di aver fatto tutto tranne una cosa che volevo fare, il capogruppo alla Camera. Se Nicolais, che è personalità notevole, ha intelligenza e capacità e svolge un ruolo politico, ha un’ambizione, i presupposti ci sono. I fatti diranno poi se le condizioni per porsi alla guida di qualcosa si realizzeranno». Quanto le tensioni danneggiano Pd e centrosinistra in Campania? «Ho provato a spiegare, ma inutilmente perchè la lettura degli eventi è per schemi e convenienze, che era ed è necessario avviare una discussione sulla struttura del potere regionale. E m’aspetto ancora che s’apra un confronto sereno, franco, anche molto duro a patto che le questioni - dalla sanità ai rifiuti - vengano sollevate per cercare soluzioni e non come occasioni di scontro. Perchè la politica non è un tribunale. Mi rendo conto dell’obiezione di chi ingenuamente sosteneva e sostiene che io dovessi e debba andare fino alla rottura, ignorando che la scelta di questa logica avrebbe comportato e comporterebbe crisi del centrosinistra. A chi enfatizzava le difficoltà come errori di una parte avevo osservato che una motivazione di tal tipo era funzionale non a correggere gli errori ma solo ad alimentare le accuse del centrodestra. E, in polemica con il sindaco De Luca, dissi che se queste considerazioni le aveva capite la forzista Carfagna non riuscivo a capire perchè non le comprendesse lui. Vedo che quella previsione, oggi, è ancora valida». Perchè? «Perchè questa ”Giovanna D’Arco in sedicesimo” gira la Campania annunciando il nuovo verbo, candidandosi come leader innovativo e non rendendosi conto che così facendo appanna un po’ la simpatia per l’immagine, non facendo emergere capacità politiche serie. La Carfagna ha usato termini volgari, parlando di me come ”il compare di Bassolino”: evidentemente, quando si misura con l’analisi politica, il massimo che produce è l’allusione. Con qualche caduta nella volgarità, che probabilmente riflette il suo mondo, non quello che è chiamato ad osservare».

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